In Italia il capostipite della provocazione vincente credo sia stato Vittorio Sgarbi. Tutti lo stiamo seguendo dai suoi esordi al Costanzo Show quando lanciava dure invettive contro un noto personaggio dell'arte. Erano gli anni '80 e la carriera del noto Vittorio è davvero cresciuta. Sto scrivendo queste considerazioni nelle vesti di analista della comunicazione e senza nessuna volontà né di criticare né di elogiare il noto personaggio dello star system, lo uso solo come modello. Una cosa credo sia nota a tutti, Sgarbi è un profondo conoscitore della storia dell'arte per cui al di là di ciò che pensa e dice, soprattutto come lo dice, è un esperto riconosciuto. Ciò che mi infastidisce e un po' mi preoccupa è il dilagare dei suoi emuli, troppo spesso non altrettanto degni. C'è chi infatti cercando di imitarlo pensa, solo perché urla, non c'è bisogno di farlo ad alta voce spesso si gridano idiozie anche solo con la scrittura, di poter far la stessa carriera. Ma non è così semplice, magari facendo rumore con argomenti scottanti si riesce ad emergere: il problema è rimanere a galla e diventare famosi come il modello che si vuole imitare.
Gli aspiranti provocatori di professione hanno un grave difetto non sono originali, non sono il modello ma, come direbbe Platone, la sua pallida copia sbiadita e ciò conferisce loro una certa componente patetica. Insomma sono quasi sempre delle nullità che cercano di emergere a colpi di provocazioni confuse, contraddittorie e che si avvitano attorno un “non so ben cosa dire, allora dico cazzate”. Due suggerimenti: se volete provocare per fare successo è necessario avere alle spalle non solo un certo grado di cultura per rimanere a galla nel caso la vostra carriera di provocatori avrà riscontro, ma sono necessarie anche idee chiare su da che parte stare perché cambiare di continuo argomento nuoce gravemente al progetto. Poi avrei altri suggerimenti, ma preferisco tenerli per me qualora mi venisse voglia di iniziare a provocare.
Maria Giovanna Farina riproduzione riservata