Non ci sottraiamo, questo 25 novembre 2022 “Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne”, alla campagna di sensibilizzazione contro questo esecrabile fenomeno. Per non dimenticare le vittime. Per proteggere le altre. Per affermare una cultura del rispetto. Per ribadire la necessità di azioni concrete. Per attuare un futuro diverso e migliore.
La violenza di genere è un fenomeno che affligge tutti i paesi del mondo e che si esprime in ciascuno anche con prerogative differenti. Pensiamo alle spose bambine, alle mutilazioni genitali ecc. Ma è unica e una sola quando la si esercita contro il corpo e la libera scelta della donna.
Femminicidi, stupri, schiavitù, sfruttamento, tutte forme rivolte contro un unico soggetto.
Pur nel riconoscere che la violenza raggiunge e si perpetua contro tutti i soggetti deboli, la peculiarità del genere femminile determina una differenza nelle metodologie in cui essa si esercita e manifesta.
Responsabile il “corpo”, inteso come oggetto di cui potersi appropriare ed usare a piacimento.
In tempo di pace come in tempo di guerra.
La matrice della violenza però non è solo quella fisica. Essa può essere infatti rintracciata anche nella disuguaglianza che si alimenta in seguito a criteri economici e sociali che impediscono alla donna di esercitare pari diritti e pari trattamenti. La parità tra persone è l’unico strumento per debellare posizioni di subordinazione che limitano, ricattano e indeboliscono.
Non è un caso che la maggiore parte dei femminicidi avvenga in contesti familiari dove solitamente la donna è priva dell’indipendenza, economica e psicologica, senza cui è difficile difendersi.
La Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere istituita presso il Senato della Repubblica, per bocca della sua relatrice, senatrice Valeria valente, ha reso noto che “Nonostante un patrimonio normativo corposo, avanzato, solido e che anche negli ultimi anni abbiamo continuato a integrare, tante, troppe donne sono colpite dalla violenza”, sottolineando che nel nostro Paese tanti di questi episodi affondano in una questione culturale : “Siamo immersi in stereotipi e pregiudizi così profondamente radicati in noi stessi che facciamo fatica a riconoscerli, noi come tutti gli operatori della giustizia”.
Secondo i dati Istat relativi al primo trimestre 2022, nonostante una lieve flessione rispetto all’anno precedente (-2%), le richieste di soccorso rappresentano sempre un numero elevato e preoccupante (7.814): oltre il 61,4% delle vittime afferma di subire violenze da anni, segnalando come principale quella fisica, ma anche la violenza psicologica è sempre più frequente.
Anche i dati del 1° Rapporto dell’Osservatorio sulla Sicurezza della Casa di Censis e Verisure, con il contributo del Servizio Analisi Criminale del Ministero degli Interni – presentato a Roma lo scorso 4 Ottobre – evidenziano un considerevole incremento di casi di violenza di genere e chiamate al numero verde antiviolenza. Nel 2021 si sono registrate: 5.169 violenze sessuali, il 5,8% in più rispetto al 2019 e il +14,9% rispetto al 2020; 119 omicidi con vittime donne, + 9,2% rispetto al 2019; 16.272 chiamate al numero verde antiviolenza 1522, ben l’88,2% in più dal 2019 al 2021. Non a caso, in Italia il 30,8% delle donne teme di subire una violenza sessuale e il 4,5% una violenza domestica.
Ma questo novembre 2022 si alimenta anche di un altro grido “Donna, Vita, Libertà” che, pur partito dall’Iran, è diventato di tutte.
Dall’uccisione della 22enne Mahsa Amini, colpevole di non essersi coperta del tutto il volto con il velo e da altre giovani iraniane uccise mentre manifestavano per il diritto alla libertà, le loro vite spezzate, il loro destino s’intreccia con quello delle donne ucraine vittime di stupro e violenza da parte degli invasori.
“Donna, Vita, Libertà”, unite.