Isa Maggi

da | Feb 15, 2019 | Interviste/Video

Coordinatrice nazionale degli Stati Generali delle Donne

intervistata da Rossella Forle’

per We Hate Pink

Quando Claudia Laricchia ha prospettato a me e Valentina Cianci, la possibilità di collaborare con gli Stati Generali delle Donne, sono stata non solo onorata che avessero scelto noi ma ho apprezzato la volontà di vedere in We Hate Pink, la piattaforma giusta, per affiancare il lavoro di una progetto, creato dalle donne per le donne.

“Women's Power in Politics” sarà la prima grande occasione per operare insieme, il 18 Marzo 2019 presso la sede di Milano del Parlamento europeo, lanceremo il Patto delle Donne per l'Ambiente e per il Clima.

Isa Maggi, coordinatrice dell’organizzazione, ha alle spalle anni di iniziative e progetti concreti, per risolvere bisogni reali.

Gli Stati Generali delle Donne sono infatti un Forum permanente che è diventato un interlocutore autorevole per le istituzioni che operano nell'ambito delle politiche del lavoro, dell'economia, della finanza, dei diritti, della cultura, dello sviluppo e dell’ambiente.

E quella a Isa Maggi, si inserisce nella serie di interviste di We Hate Pink, dedicata alle donne che stanno cambiando lo status quo con le azioni e l’impegno quotidiano. Dimostrando come, in un mondo che ci vuole in competizione, le donne stanno creando opportunità di collaborazione e sanno fare rete, per trovare soluzioni a problemi condivisi.

01. Sei la fondatrice degli Stati Generali delle Donne? Cosa sono? Chi ne fa parte e cosa fate?

Il 5 dicembre del 2014 ho convocato, presso la sede del Parlamento Europeo con il Patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico gli Stati generali delle Donne per offrire soluzioni e presentare progetti utili e proposte concrete sul tema del lavoro femminile, a partire da sé e dalla propria esperienza.

Gli Stati Generali delle donne sono un forum permanente, un confronto spontaneo, innovativo, aperto al pubblico che da Roma si sono poi svolti in tutte le Regioni italiane, in uno scambio di best practices e di abstract, su differenti temi con raccolta e pubblicazione online per tutto il 2015, per dare spazio alla componente femminile, valorizzarla e darle voce.

Ciascuna di noi è parte degli Stati generali. Le donne partecipanti, tantissime in ogni Regione, hanno manifestato passione, competenza, determinazione, tenacia, voglia di mettersi in gioco e un impegno per il potere e per il saper fare che è spirito di servizio a favore della società, in tutti i settori dalla gestione dei beni culturali, alle nuove tecnologie, alle politiche di immigrazione, alle soluzioni per la logistica, i trasporti, per una sanità migliore, al turismo sostenibile e alla blue economy, con nuove soluzioni partecipative. Abbiamo anche costituito un Hub che ci permette di svolgere azioni positive e attivare progetti con i territori.

2. Sei un’ imprenditrice e una donna che da sempre porta avanti iniziative per supportare altre donne, dove trovi la passione e l’energia?

La vita e un forte dolore personale, mi hanno fatto capire il senso della mia vita qui e da quel momento l'energia si è moltiplicata, cosi come è aumentata la capacità di incontrare persone speciali con le quali condividere il percorso. Perchè il percorso che stiamo facendo è un lavoro collettivo fatto di grande passione, competenza e tanta determinazione.

3. La presenza di donne in posizioni di leadership dalla politica, alla ricerca, passando per l’imprenditoria, è un elemento chiave per la crescita dell’economia, lo dimostrano ricerche scientifiche e dati di mercato, perché in Italia la percentuale di donne in posizioni di leadership è ancora così bassa?

Gli Stati generali delle donne hanno proposto un nuovo modello di sviluppo per uscire dalla crisi con la forza delle donne. Dai dati è emerso che, nei periodi difficili, le donne creano lavoro e combattono in modo positivo con idee che possono rivoluzionare la gestione del territorio. Si deve ripartire non da semplici ricette, ma da interventi legislativi ed economici che abbiano alla base valori etici che possano ricostruire un’economia sociale e finanziaria che sia sostenibile nel rispetto delle esigenze e delle politiche di genere.

Una nuova visione di leadership è quindi quella emersa negli Stati Generali delle donne che ha elaborato un documento che è stato presentato alle autorità sia nazionali che internazionali con proposte e progetti concreti per i bisogni reali e quotidiani dei territori italiani, Il Patto per le donne, declinato per ogni regione Italiana.

La risposta che le donne stanno dando alla crisi con il loro impegno nel fare impresa è un fatto che ci rassicura sul futuro. Si sta delineando un nuovo modello di sviluppo, che va analizzato e sostenuto attraverso confronti e approfondimenti, per cercare la soluzione vincente.

Stiamo chiamando a raccolta donne che credono in se stesse, che hanno una visione del futuro e che si impegnano a realizzarlo mettendo insieme le forze.

Le opportunità ci sono, soprattutto in settori come il turismo, l’accoglienza, la cultura, il cibo, la nuova agricoltura, l’economia verde, i servizi alla persona, la manifattura che deve tornare ad essere un settore trainante, in un’ottica di sostenibilità.

I nuovi settori di attività sono veri e propri giacimenti di ricchezza. I dati ci dicono che le donne, probabilmente, lo hanno capito e si stanno dando da fare. È nostro dovere creare le condizioni per sostenerle, con attività di erogazione di servizi reali, sostegno all’aggregazione e alla costruzione di filiere per innescare processi di internazionalizzazione e con politiche di credito attente alle esigenze delle imprese femminili.

4. Vi è una sorta di ritorno a visioni superate nel contesto politico italiano, rigurgiti di un passato di cui pensavamo di esserci finalmente liberati, alcuni diritti basilari delle donne, sono stati nuovamente messi in discussion e l’attuale DDL Pillon è duramente contestato dal movimento femminista italiano, in che modo credi potremmo uscire da questo medioevo politico e rilanciare politiche progressiste?

L'impegno quotidiano con le donne e tra le donne, in coordinamento stretto con le poche donne che sono nei luoghi della politica ci permettono un dialogo serrato su temi concreti.

Il DDL Pillon non passerà, ne sono certa ma credo che sia anche passato il momento delle grandi mobilitazioni delle piazze. È ora di scendere in campo e di esserci nei luoghi della politica e dell'economia che contano.

5. Progetti in vista?

A #matera2019 abbiamo lanciato Il Patto delle Donne per l'ambiente ed il clima con Claudia Laricchia. Il lavoro delle due giornate ha prodotto un progetto nazionale “Le città delle donne”, un grande contenitore di innovazione da realizzarsi in collaborazione con le Città e I Comuni.

6. Possiamo considerare l’Italia un paese in cui esiste una reale integrazione delle donne straniere? In che modo gli Stati Generali delle Donne aiutano le migranti?

Oltre agli incontri svolti in tutte le Regioni abbiamo realizzato vari appuntamenti internazionali. Il primo appuntamento internazionale per le imprese femminili italiane si è svolto a #Milano in Feeding the Future Creating Momentum il 25-26 giugno 2015 presso il Palazzo di Lombardia.

Sono state due giornate di riflessione e di rappresentazione del #madeinwomanmadeinitaly. Il tema che abbiamo affrontato è stato il processo per sostenere il cambiamento in atto, nell'economia della crisi e nelle politiche oltre l'austerità. Il secondo tema è stato il modello mediterraneo di creazione di impresa e la creazione di imprese sostenibili nei paesi del Mediterraneo, teorie, strumenti e casi di successo.

Il secondo incontro internazionale si è svolto sempre a Milano il 26, 27, 28 settembre, la “Conferenza Mondiale delle donne, Pechino vent'anni dopo” a venti anni esatti dalla piattaforma di Pechino. Abbiamo svolto tre giornate intense di riflessione e abbiamo redatto la Carta delle donne del mondo. Alla Conferenza Mondiale hanno partecipato 981 persone in rappresentanza di 35 paesi, la nostra ambassador è stata Regina Tchelly dalle Favelas di Rio de Janeiro.

Ogni donna è depositaria di pratiche, conoscenze, tradizioni legate al cibo, che è stato il tema di Expo 2015. Ma Expo 2015 non è stato solo cibo. Abbiamo declinato il cibo intorno al tema del lavoro, della cultura, delle identità territoriali, della biodiversità e della tutela e cura della Madre Terra.

Abbiamo dato spazio alle donne di tutto il mondo per riflettere su cosa è successo nei vent'anni che ci separano da Pechino 1995, per delineare proposte, per disegnare prospettive di futuro e di cambiamento vero e soprattutto costruire politiche per ridare il lavoro alle donne, nell'economia della crisi. Un lavoro speciale viene svolto con le donne presenti in America Latina, a marzo 2016 le abbiamo convocate a Milano in un congresso mondiale. La vicinanza con le migranti è quotidiana.

7. Cosa consiglieresti oggi ad una Isa all’inizio della sua carriera?

Di aprire il cassetto dei propri segni e desideri e di sapere da subito, che si realizzano, perchè dipende tutto solo da noi, dai nostri pensieri e dalla nostra volontà.