1923, Almanacco della donna italiana anno IV – Intervento di Viola Agostini

da | Mar 5, 2013 | Scritti d'archivio

Di grande interesse, nel corso dell’anno, è stata la relazione che Viola Agostini ha presentato al Congresso Socialista di Roma, intorno al movimento femminile e nella quale ha propugnata la necessità per il Partito Socialista di scendere nell’arena delle rivendicazioni femminili, prima che lo facciano altri partiti.
"La donna proletaria sente i nuovi tempi, e non si deve andare a ritroso ma assecondarla, e se questo non viene fatto da noi ella si orienterà verso altri partiti che sapranno interpretare lo spirito nuovo che
aria sente i nuovi tempi, e non si deve andare a ritroso ma assecondarla, e se questo non viene fatto da noi ella si orienterà verso altri partiti che sapranno interpretare lo spirito nuovo che è in lei…
Fra il numero delle donne appartenenti in Italia alle organizzazione economiche e il numero delle medesime iscritte al partito, tutti conoscono l’enorme contrasto… La donna ha sentito la necessità di organizzarsi solo quando si è convinta che soltanto attraverso l’organizzazione di classe avrebbe potuto difendere la propria personalità economica… La donna verrà verso il Socialismo quando comprenderà che solo attraverso il medesimo ella potrà difendere la propria personalità sociale e morale… Il Cristianesimo ha trionfato perché ha elevato e protetto la donna attirandola a sé… Maddalena, Marta, Maria non furono apostoli, né sacerdotesse, ma il Cristianesimo non sarebbe senza di loro…Le donne sanno dare poesia e contenuto ideale ad ogni dottrina perciò ne assicurano il trionfo… Lo sanno i popolari… "Esiste un "problema femminile"… Se non bastassero i popolari a dimostrarlo lo proverebbero gli altri partiti… Chi ha assistito alle giornate di Roma, che segue lo svolgersi delle dimostrazioni fasciste, delle violenze, degli assassini, sa quale parte vi occupino le donne".

La Viola Agostini rileva con dolore il silenzio delle associazioni femminili davanti al quotidiano martirio del proletariato femminile.

"Ciò dimostra che per queste donne l’interesse di classe è al di sopra di qualsiasi concetto di umanità; la loro azione è quindi inquadrata e inspirata dalla difesa di classe"…L’attività delle donne del partito popolare si dirige di preferenza al proletariato femminile, e pur mirando a salvaguardare le istituzioni e il prestigio della chiesa, nella sua molteplice attività – gruppi, scuole, propaganda orale, stampa, ricreatori, gruppi sportivi – è azione di partito in quanto mira a tenere unita e solida la costruzione del partito popolare e permette al medesimo di svilupparsi sempre più…L’attività dei gruppi borghesi è tutta rivolta a mantenere il prestigio e le guarentigie di classe contrastando e paralizzando le forze proletarie. L’attività di questi gruppi è rivolta quindi al ceto femminile piccolo borghese – scuole per le impiegate, ospedali, case di soggiorno per le medesime – elemento purtroppo trascurato dal Partito Socialista…Questo proletariato ha una forza uguale e importante quanto quello delle officine e dei campi…Il Partito Socialista deve dare contenuto pratico a quello che è la teoria del suo programma: l’emancipazione della donna…La nostra azione deve essere azione di Partito, di classe, di sesso e deve essere rispondente ai sentimenti e alle aspirazioni delle masse lavoratrici femminili. In base a questi concetti, abbiamo avuto la fortuna di riorganizzare, in qualche mese il movimento femminile in buona parte d’Italia.

Ogni fiduciaria ha formulato un programma d’azione rispondente alla psicologia e ai bisogni delle masse della propria provincia…Questi schemi e le lettere che giungono a noi dalle compagne, oltre a documentare la situazione del proletariato femminile delle varie zone e il lavoro che dette compagne si propongono di compiere, dimostrano anche quali preziosi elementi abbia il Partito Socialista e quale profondo errore egli commetta lasciando inoperose queste preziose energie…E poi? Per la sincerità lo dobbiamo dire. Noi miriamo anche a valorizzare la donna per la classe che essa rappresenta…A proposito di movimento femminile, qualche giorno fa ebbimo il compiacimento di vedere suggeriti, da un magnate del Comunismo internazionale, questi stessi concetti ai comunisti di tutti i paesi…La nostra organizzazione ci permette oggi di esplicare quella qualsiasi azione collettiva e di masse che tanto giova ad una azione più vasta di partito e di fiancheggiare degnamente un’azione parlamentare…Ma quale deve essere questa azione?…Noi accostiamo giorno per giorno la dottrina socialista all’anima femminile in diversi modi: gruppi di cultura, scuole di lavori femminili, biblioteche, nozioni d’igiene e di educazione materna, scuole per propagandiste, nuclei di propaganda socialista nelle leghe di mestiere e nelle organizzazioni economiche.

Ma non basta. La donna ha uno spirito eminentemente pratico. Se non volgeremo la sua attenzione e indirizzeremo la sua energia collettiva alla conquista di rivendicazioni pratiche ella ci sfuggirà…Questa rifioritura sarà di breve durata e dovremo rassegnarci ancora a vedere altri partiti mietere nel nostro campo. I nostri quadri nel partito aumentano con molta lentezza. Perché? La donna entrata o per entrare nel Partito chiede a noi e chiede a se stessa: Che cosa debbo fare?

Esaurita o superata – non è mai e lo è sempre, a seconda del giudizio che ciascuno ha di se stesso e dei compiti che si propone nella vita – nella donna la necessità di comprendere e d’istruirsi ella chiede: Che cosa si fa entro l’organizzazione politica…Abbiamo tutto da chiedere e da volere. Siamo ritenute analfabete, ci si accollano molti doveri e pochi diritti, perché non chiediamo nulla?…Si risponde. Bisogna prima ottenere il voto politico e amministrativo. Col suffragio, coll’eleggibilità, d’un colpo, come col denaro nella società borghese, si acquista il prestigio e si vincono tutte le partite…
Io non dirò che questo ragionamento suoni come l’altro: si faccia la rivoluzione e l’emancipazione della donna sarà un fatto compiuto. No. Io penso invece con molte compagne, che il voto oggi sarebbe un disastro e che molto lavoro conviene ancora compiere tra le masse lavoratrici. Penso però che dovremo e potremo saggiare e preparare ottimamente il terreno al suffragio ingaggiando una battaglia a carattere prettamente di classe, poco sentita dai popolari per le loro ideologie morali e per il pericolo di probabile scandalo cui può dar luogo il celibato dei preti; non sentita dalle donne delle classi borghesi perché poco o nulla colpite dalla medesima. Intendo parlare della Legge per la ricerca della paternità…La difesa della maternità e dell’infanzia è uno dei primi doveri della donna socialista in quanto è proprio la maternità e l’infanzia proletaria quella che porta il peso maggiore dell’ingiustizia sociale e che deve quindi essere difesa.

Nel campo comunista: anche le donne comuniste ebbero il loro congresso in quest’anno. La prima Conferenza nazionale delle donne comuniste aveva il compito di chiarire e di precisare i principi, le direttive, le norme fondamentali del movimento femminile comunista, i modi e il contenuto della propaganda tra le donne… La "teorica" del movimento è Camilla Ravera, I comunisti pongono il problema sopra delle basi concrete, materialistiche: essi vogliono realizzare per la donna, come per l’uomo, la indipendenza economica, e risolvono in modo concreto il problema femminile riconoscendo alle particolari funzioni ed ai particolari uffici della donna (la maternità, la cura dei bambini e della casa) il valore di una funzione e di una produzione sociale: essi sopprimono cioè, veramente le cause originarie della dipendenza della donna dal capitalista e dall’uomo, mentre con una migliore organizzazione, con l’industrializzazione del lavoro domestico tendono a liberare la donna dalla schiavitù della casa.

Noi dobbiamo persuadere le proletarie di casa che l’industrializzazione del lavoro domestico, voluta dai comunisti, potrà emancipare dalla schiavitù deal casa, e rendere meglio utilizzabili le loro capacità e le loro energie; e che ciò, mentre sarà utile alla collettività, gioverà veramente a migliorare la condizione della donna, assicurandole la possibilità di elevarsi spiritualmente e di salvaguardare la sua salute e la sua bellezza…

Nel campo sindacale: Un altro congresso, sotto gli auspici delle donne cattoliche, e patrocinato dalle organizzazioni bianche, è stato quello delle Lavoratrici dell’ago. Il presidente della Federazione dell’ago è il prete Dubini il quale ha spezzato una lancia a favore delle 8 ore per le lavoratrici a domicilio e ha difeso la necessità delle ferie annuali. Il Congresso ha dato rilievo ad alcune figure di organizzatrici cattoliche come quella di Teresa Toniolo che ha riassunto con cognizione di causa il progetto di legge sul lavoro a domicilio che prossimamente la Camera dei Deputati dovrà discutere. E’ stato formulato anche l’augurio, soprattutto per la piccola industria dell’ago, che si costituiscano delle cooperative, strette intorno ad una organizzazione nazionale magazzini centrali di vendita e magazzini di acquisto giovando veramente alle lavoratrici dell’ago che vivono disperse e separate le une dall’altre.
Una parola pratica di persona che ha in materia ricca esperienza, è stata detta dalla signora Luda di Torino che ha mostrato quanto sia lungo e faticoso il lavoro di organizzazione nel campo cooperativistico. Il lavoro femminile è stato oggetto di una particolare attenzione da parte del II Congresso Internazionale dei Sindacati Cristiani tenuto a Innsbruck il 22-24 giugno 1922.

Tra le riforme economiche sociali patrocinate dall’Internazionale sindacale bianca e nel Programma d’azione immediata la Confederazione Internazionale dei Sindacati Cristiani reclama alcuni postulati che riguardano il lavoro femminile.- Il lavoro salariato delle donne maritate (madri) deve scomparire gradualmente.- Bisogna provvedere alla protezione legale della maternità.- Provvedimenti speciali devono essere adottati per impedire lo sfruttamento delle persone occupate nel lavoro a domicilio.- Fissazione di salario minimo che permetta di provvedere al mantenimento della famiglia. E’ bene non dimenticare il programma e seguire un po’ da vicino il lavoro dei sindacati cristiani per vedere con quali mezzi faranno scomparire gradualmente il lavoro salariato delle donne maritate. Intanto vi sono le associazioni femminili che in varie riunioni come quella dell’Aja reclamano che non siano poste limitazioni al lavoro delle maritate.
Vedete un po’ voi quanto sia difficile l’accordo! La Seconda Conferenza Internazionale delle operaie cattoliche cristiane, che si svolse indipendentemente dal Congresso, ha tratto i seguenti argomenti:
1) l’educazione professionale dell’operaie – relatrice Sig.ra Simon, Vice presidente dell’Unione Centrale dei Sindacati Professionali femminili di Francia.

2) l’educazione domestica dell’operaie – relatrice Sig.ra Aloisa Schirmer Vice presidente del Sindacato Cristiano degli operai e delle operaie del Sindacato tessile, e dell’abbigliamento dei lavoratori e lavoratrici a domicilio dell’Austria.
3) L’educazione sociale e morale dell’operaie – relatrice Sig.na Maria Baers dell’Ufficio della Confederazione Internazionale dei Sindacati Cristiani e della Confederazione dei Sindacati Cristiani e liberi del Belgio.

Legislazione sociale. Assicurazioni sociali. Anche la legislazione sociale non mancò di richiamare l’interesse di vari gruppi femminili.
La Confederazione del Lavoro allo scopo di aiutare e agevolare alle varie Federazioni di mestiere e professionali aderenti, il compito di attrazione nel Sindacato di un numero sempre maggiore di donne; – per contribuire a far comprendere alle lavoratrici la missione sociale della classe dell’evoluzione del mondo del lavoro di fronte al capitale; -per rispondere anche alla varie richieste che vengono alla Confederazione dall’Internazionale dei Sindacati; -per completare l’Ufficio di Legislazione Sociale suggerendo e studiando con particolare cura le riforme che interessano da vicino la vita delle lavoratrici (Legislazione del Lavoro, Preparazione professionale ecc.);- per dare la possibilità al giornale della Confederazione Battaglie Sindacali di trattare esaurientemente molti problemi del lavoro femminile, rendendo più serrata quella propaganda intesa, nello stesso tempo, a inquadrare le donne lavoratrici nel Sindacato e a dar loro la più raffinata coscienza sindacale e sociale;- ha creato la Sezione femminile dell’Ufficio di Legislazione Sociale affidando l’esperimento alla sottoscritta. E’ stata anche questa una notevole conquista. Purtroppo però tutte le provvidenze legislative, votate anche al Congresso Internazionale del lavoro a favore delle lavoratrici, si sono arenate nelle secche del bilancio.

Le pensioni e la politica che devono seguire. Troppe volte gli uomini nella valutazione del lavoro femminile a tutti i suoi effetti sono ingiusti e creano delle gravi sperequazioni.

Anche nelle assicurazioni così dette sociali e non sociali (pensioni) vi sono due pesi e due misure. Più volte le Associazioni femminili levarono la voce contro il trattamento fatto nell’assicurazione invalidità e vecchiaia nella quale si consacra una volta di più la differenza tra l’assicurazione femminile e l’assicurazione maschile. La legge sulla invalidità e vecchiaia prescrive che in caso di morte dell’assicurato debba essere pagato alla vedova l’assegno di L. 50, per sei mesi ed in difetto della vedova l’assegno è corrisposto ai figli inferiori ai 15 anni. Ma in caso di morte dell’assicurata nulla è previsto a favore del marito e quel che è peggio a favore dei figli inferiori ai 15 anni. Per cui ne consegue che i minorenni organi di padre e madre sono esclusi dall’assegno quando, con la perdita della madre, perdono l’ultimo sostegno.
Si è dato il caso che il vedovo di una operaia assicurata quindi contro l’invalidità e vecchiaia – ha chiesto di poter fruire dell’assegno mensile che si concede generalmente alla morte dell’assicurato, dimostrando che esso era vedovo, inabile e che viveva del salario che guadagnava la moglie. La domanda è stata respinta. Questo esempio è sintomatico.
Anche senza guardare con le lenti di ingrandimento del …… femminismo, la sperequazione è sensibile ed è dovere di giustizia rilevarla, metterla davanti agli occhi delle organizzazioni femminili perché esse sappiano far trionfare anche in questo campo criteri più larghi e più giusti. Il "vedovo" non esiste nella legge. In realtà il danno immediato è per l’uomo che soffre del mancato assegno, ma nella sostanza e in linea di principio, sono i diritti delle lavoratrici calpestati. la valutazione incompleta e medievale del lavoro femminile a tutti i suoi effetti economici che si perpetua all’infinito, si è manifestata anche nelle recenti modificazioni della legge sul Monte Pensioni dei maestri. Era stato concordato, per la riforma del Monte pensioni, un emendamento che senza pretese di gravi spostamenti di bilancio compiva intera la parificazione del lavoro tra maestro e maestra; la corresponsione al vedovo di maestra della stessa pensione di reversibilità che si concede alla vedova di maestro. Ma, ahimè, quanta fatica, quanta indicibile ostilità si è trovata di fronte la signora Gorini che si fece paladina del principio di giustizia! Santa ignoranza, sorrisi ironici, allusioni lepide al "vedovo pensionato", luoghi comuni che ripetono il logoro concetto dell’uomo che solo debba pensare a mantenere la famiglia.
Il nuovo diritto sociale a ogni istante ha il passo contrastato da chi vuole sottrarsi ad ogni legittima innovazione riparandosi malamente in vecchie trincee ….. Le maestre non versano gli stessi contributi dei maestri al Monte Pensioni? E se una famiglia ha bisogno dello stipendio della donna, è giusto che sia privata, in caso di sua morte, di una parte almeno di quanto ella ha risparmiato?
La Camera legislativa dopo molte discussioni ha approvato infine la "reversibilità della pensione al coniuge superstite nullatenente ed inabile al lavoro proficuo; o agli orfani purchè minorenni, in mancanza di esso".

Verso nuovi impieghi femminili.
Verso quali vie indirizzare l’attività femminile in questi periodi di intensa disoccupazione femminile? Quale preparazione professionale dare alla donna in questi tempi di vivo contrasto tra chi vuole la donna pienamente libera e che la vuole legata al trinomio puro e semplice: "Casa, cucina, figli"?

Scorrendo l’elenco delle scuole professionali femminili di stato si vede come il numero di esse sia insufficiente. Il Governo non ha mai considerato con serietà questo problema tanto importante e presentemente i lasciti a favore delle scuole professionali femminili scarseggiano: il Mezzogiorno, e soprattutto le isole ne sono completamente privi.
C’è stato un certo risveglio per l’insegnamento dell’economia domestica e il Congresso di Parigi è servito scuotere l’opinione pubblica, anzi l’Italia si è presentata con una relazione di una Commissione semi-governativa veramente pietosa! La Francia guidata dal suo ministro, Vidal, tenta delle realizzazioni, l’Italia è ancora lontana dall’avere scuole di economia domestica.
Anche la formazione delle infermiere e delle assistenti sociali trova qualche eco in Italia, e in questo campo il Belgio offre degli esempi che le associazioni femminili in Italia tentano di far conoscere.
Sotto l’influenza delle idee e dei rivolgimenti di fortuna le giovani – soprattutto nel Belgio – si rivolgono ad attività un tempo non considerate. Il Governo belga ha aiutato questa trasformazione e recentemente gli esami delle infermiere e l’istruzione delle assistenti sociali hanno ricevuto la loro sanzione legale e la Scuola per il servizio sociale, istituita dopo un approfondito studio dell’organizzazione di scuole simili in altri paesi, è un fatto compiuto
Accanto alla Scuola centrale per il servizio sociale, neutra dal punto di vista politico e confessionale, sorsero a Bruxelles due scuole sociali cattoliche, una francese e l’altra fiamminga.

Ad Emilio Vandervelde, ministro della Giustizia e delle Opere sociali che si era vivamente interessato al sorgere di queste scuole, si deve il decreto reale del 15 ottobre 1920 che crea un Consiglio delle scuole per il servizio sociale. I Ministri delle Finanze, degli Interni (e dell’Igiene), delle Scienze ed Arti (Istruzione pubblica), dell’Industria e Lavoro e delle Colonie controfirmarono il decreto per dimostrare il loro interessamento nella formazione d’assistenti sociali nei rispettivi campi d’azione.

In Italia c’è qualche tentativo ……
Alla Croce Rossa Italiana, all’Istituto Italiano d’Igiene, Previdenza, Assistenza Sociale di Roma, il merito di alcuni tentativi lodevoli. La Croce Rossa guidata dallo spirito largo del senatore Circolo, utilizza e forma elementi femminili sociali di primo ordine. Le scuole per le infermiere, per le infermiere visitatrici hanno ricevuto dalla C.R. un nuovo impulso. Si è finalmente capito che le scuole professionali per infermiere sono di grande utilità e che si deve cercare di svilupparle, cercando di elevare moralmente e intellettualmente la professione dell’infermiere che crea sbocchi all’attività della donna, impieghi che rispondono benissimo alle sue attitudini femminili.

L’Associazione Nazionale per la Donna in Roma, d’accordo con l’Istituto Provinciale di Previdenza Sociale, dopo aver constatato che spesso le leggi sul lavoro, l’assicurazione sociale, ecc., non sono applicate e trovano degli ostacoli presso i padroni datori di lavoro perché la tenuta dei libri riferentisi alla legislazione stessa, richiede tempo e danaro ed essi non trovano persone pratiche per compiere tale lavoro, ha aperto, per le donne, un corso d’istruzione per l’applicazione amministrativa della legislazione sociale. Insegnò il signor G. M. Sacerdoti dell’Ufficio Speciale Informazioni Legali ed Amministrative per l’applicazione della Legislazione sociale (U.S.I.L.A.). Il corso è stato gratuito. Hanno avuto la precedenza le ex-impiegate che avevano frequentato la 3a tecnica o studi equivalenti. Il corso ha avuto successo e alle frequentanti che hanno superato gli esami, è stata rilasciata una "patente" indispensabile per offrire le proprie prestazioni a quei datori di lavoro che richiedono delle impiegate per la tenuta dei libri in rapporto alla Legislazione sociale, applicazione delle marche, ecc. ecc.