Leggere Michela Murgia a scuola

da | Giu 13, 2025 | Testimonianze e contributi

“Leggere insieme a scuola è stato un bellissimo esercizio di democrazia”. Riprendendo questa suggestione del libro/colloquio di Marinella Perroni con Michela Murgia, alcune classi di Liceo con le loro docenti si sono messe in gioco con un lavoro seminariale su quel testo e i suoi temi. Spazio di pace, esercizio di cultura e di rispettosa presa di parola: molte ragazze e alcuni ragazzi hanno così mostrato le potenzialità delle generazioni nelle cui mani è il futuro comune. Raccontando così anche l’arte delle insegnanti, di una professione delicata, al crocevia del cambiamento.

A quasi due anni dalla morte, le parole di Michela Murgia risuonano intense e potenti, nei suoi scritti e nella sua eredità, tra gli intellettuali, tra la gente comune e le nuove generazioni, anche tra le aule di scuola. Proprio come una stella che continua a emettere luce e splendore, così Michela brilla e molto ancora brillerà, dopo la prematura scomparsa avvenuta il 10 agosto 2023, nel giorno di San Lorenzo.

In una mattinata fresca e assolata di fine maggio, immerse nello scenario storico rappresentato dagli affreschi di Domenico Brusazorzi in Sala Cavalieri a Palazzo Ridolfi, due classi quarte del Liceo Statale “Carlo Montanari” di Verona si sono messe in dialogo su temi quanto mai urgenti e irrimandabili: la vita, i suoi segreti e il suo significato, la solitudine e le relazioni autentiche, il silenzio e la parola, il tema delle disuguaglianze, dei ruoli sociali, della responsabilità per sé e per gli altri. Le riflessioni e le questioni sono state scelte da studentesse e studenti, supportati dalle loro docenti. Le classi hanno condiviso pensieri e considerazioni all’interno di piccoli gruppi, prendendo avvio da alcuni passaggi del libro di Marinella Perroni Colloqui non più possibili con Michela Murgia (Piemme 2024). Nel corso dell’incontro, quindi, alcuni e alcune di loro sono intervenuti pubblicamente, evidenziando i tratti più significativi della loro comune rielaborazione e posto alcune domande a Cristina Simonelli, invitata per un confronto.

Un esercizio di democrazia

La bellezza di quelle ore trascorse insieme chiede di essere narrata, perché si è trattato di un esercizio di democrazia, che ha fatto fiorire idee e interrogativi partiti dal basso, da coloro che sono i giovani protagonisti dei processi di apprendimento, di costruzione di cultura e culture e delle società future. Vale la pena ricordare alcuni tratti del lavoro e del dialogo. In primo luogo quello in cui si è tenuto insieme in una polarità irrisolvibile silenzio e parola: da un lato si è sottolineata la necessità, oggi più che mai attuale e irrinunciabile, in certi frangenti dell’esistenza umana, di prendersi momenti di calma, tranquillità libera da distrazioni, e perché no, anche di solitudine e distanza per far sì che i pensieri diventino più limpidi e chiari. Dall’altra parte, è stata messa in evidenza la necessità di prendere parola nello spazio pubblico e di stare in guardia rispetto all’insidia e all’abuso che si è fatto e che talvolta si continua a fare del non detto, che diventa acquiescenza complice. In un articolo dal titolo Pace e silenzio scritto a quattro mani con José Tolentino Mendonça (all’epoca non ancora cardinale) e pubblicato sulla rivista Vita e Pensiero (1-2015), per esempio, così si esprimeva Michela Murgia: «Ho volutamente omesso di trattare il termine silenzio in questa riflessione sulla pace perché avverto le insidie di questo abbinamento e non desidero farmene complice in virtù della sin troppo abusata spiritualità del bel tacere».

Stereotipi e spiritualità: uscire dai meccanismi di odio.

Relazioni, ruoli sociali, potere, ma anche fede, stereotipi e spiritualità. Si è discusso di questo e molto altro, con il coraggio della verità, con parresia, tentando di abbattere muri e costruire ponti di dialogo, autentico e rispettoso. Si è parlato di consapevolezza, di come oggi non basti più, per esempio, la semplice e talvolta sbalordita affermazione di molti e molte che dichiarano: “Io non sono maschilista”. Per superare le disuguaglianze di genere, occorrono certamente dei passi in più: innanzitutto un maggiore grado di comprensione e coscienza di far parte di un sistema sociale in cui regole, norme e pratiche interiorizzate sono diventate espressioni e forme di un habitus difficile da individuare e riconoscere per quello che è realmente.

La libertà e franchezza con cui Michela Murgia esprimeva le proprie idee ha spesso attirato la rabbia e l’odio di molti haters, che non le hanno risparmiato attacchi, bodyshaming e continue minacce, perfino di morte. Ma come ha potuto resistere a tutto questo? Come è riuscita a non lasciarsi sopraffare, a non desistere di fronte a tale muro di malvagità? All’emergere di queste domande, sono venute in aiuto le parole del testo di Marinella Perroni, che svela così qualche «segreto della vita»: a sostenerla nell’ andare avanti fino in fondo e fino alla fine è stata la sua attenzione per le persone nella quotidianità, la «manutenzione della felicità comune», la responsabilità per sé e per gli altri, per la vita di tutti. A costo dell’impopolarità, come minimo. A una platea immensa di giovani, infatti, ricordava: «[…] dovete piacervi, non compiacere». Questo, in fondo, hanno fatto quelle classi di scuola, straordinarie nell’ordinarietà.

M. Antonella Grillo