Una rivoluzione contro il sessismo

da | Ago 31, 2025 | L'opinione

Non si può comprendere la ragione del sito internet di scambisti virtuali ricorrendo alla sola perversione di alcuni uomini ossessionati.
Chi la animava o vi partecipava trovava un sottile piacere nel dileggiare e far dileggiare la moglie, in quanto moglie e femmina, e nello stuprarne virtualmente il corpo. Difficile non riscontrare un appagamento di un desiderio di rivincita, tipico degli uomini frustrati che subiscono la perdita del proprio dominio sulla donna e sul suo corpo. Così come si riscontra nell’utilizzo sporco delle foto di tante donne della politica, del giornalismo, dello spettacolo o di donne qualunque, denigrate e offese.
Le immagini vengono diffuse da mariti, ex compagni, amici, conoscenti, perfino sconosciuti, in spazi digitali che diventano discariche di sessismo.
Un vero mercato dell’umiliazione, in cui le donne vengono ridotte a “materiale” da consumare. Michele Serra lo ha descritto nel bell’editoriale di ieri, chiedendosi come tali atti possano dare soddisfazione
ai partecipanti. La risposta purtroppo è semplice, per quanto inquietante: danno soddisfazione perché sono atti di potere, prodotti dalla frustrazione maschile nel vedere negate le proprie aspirazioni di
dominio sulle donne. Non bastano pochi decenni di conquiste di autonomia femminile per modificare comportamenti e modi di pensare sedimentati in millenni di oppressione di genere. La rivolta
maschilista è in atto e ne dobbiamo essere coscienti.
Tanti degli uomini che sono cresciuti confrontandosi con le donne libere del nostro tempo si sono messi in discussione, hanno imparato a riconoscere l’immenso arricchimento che un confronto paritario e scevro da
logiche di potere porta nella vita individuale e di coppia. Ma molti altri no. Hanno vissuto il rapporto con le donne di oggi come una perdita del tradizionale ruolo di dominio maschile. E per questo
esercitano violenza sessista e sistemica. Dobbiamo riconoscere che il corpo delle donne non è ancora considerato inviolabile, tanto più nell’anonimato della rete. Il sessismo digitale è la nuova frontiera
della violenza patriarcale. È subdolo, si insinua senza far rumore, e poi all’improvviso esplode. Non va sottovalutato. Non si tratta di casi isolati, ma di una cultura radicata che legittima la sopraffazione e la
disumanizzazione delle donne, trasformando le tecnologie in armi di controllo.
Serve una reazione forte, trasversale, determinata.
Le donne, innanzitutto, devono essere coese, andare oltre le differenze politiche, culturali, generazionali.
Ogni volta che lo abbiamo fatto, siamo riuscite a spostare l’asse del potere, cambiare leggi, scardinare modelli. Serve una mobilitazione femminile che chieda giustizia, norme efficaci contro la violenza
digitale, la chiusura dei siti della vergogna, la condanna penale dei responsabili. Serve solidarietà femminile. È un segnale importante l’attivazione della class action nazionale portata avanti da Anna
Maria Bemardini De Pace e Arianna Pigini contro chi ha calpestato la dignità delle donne. È un primo passo di un percorso che deve andare avanti e farsi sempre più grande. Ma serve anche di più: una rivoluzione
culturale. Una risposta forte, non solo femminile ma anche maschile. Il digitale non può diventare un nuovo strumento di oppressione. Deve trasformarsi, al contrario, in uno spazio di libertà, di autodeterminazione. È necessario educare al rispetto dell’identità e della libertà altrui, a partire dalle scuole, dai luoghi di lavoro, dalle famiglie. Consenso è una parola che deve compenetrare le azioni quotidiane. Se non c’è consenso c’è violenza.
Ogni piattaforma, ogni spazio virtuale deve assumersi la responsabilità di ciò che ospita e promuove. Scriveva Virginia Woolf: “Per la maggior parte della Storia, ‘Anonimo’ era una donna”. Oggi non possiamo più
permettere che l’anonimato della rete diventi un altro mezzo con cui gli uomini possono calpestare e umiliare le donne, vendicarsi per la perdita del loro potere. È il momento di alzare la voce, di costruire un
mondo digitale – e reale – in cui la libertà femminile possa esprimersi al meglio.

La Repubblica, 30 agosto 2025