Innovazione Digitale, AI e Prospettive Femminili – Dalla visione all’azione

da | Ott 19, 2025 | L'opinione

 

Rispetto ai temi sollevati dall’iniziativa DiCultHer e in linea con l’ottica degli Stati Generali delle Donne, possiamo focalizzare la discussione e le azioni su come garantire che l’innovazione digitale e l’Intelligenza Artificiale (AI) siano strumenti di equità, inclusione e valorizzazione delle prospettive femminili.
Come possiamo fare dell’intelligenza artificiale uno strumento al servizio dell’uomo, senza mai permettere che la tecnologia inibisca la libertà di scelta umana? In un’ottica di genere, la sfida è che questo “uomo” sia inteso come “essere umano” in tutta la sua diversità, includendo appieno le donne.
Dobbiamo sottolineare che l’AI, se non progettata con attenzione, può amplificare i bias di genere esistenti, riflettendo e perpetuando stereotipi culturali e diseguaglianze (ad esempio, nei sistemi di reclutamento, nella diagnostica medica, o nel linguaggio degli assistenti vocali).
È fondamentale ribadire il concetto di “sicurezza algoretica” assicurando che includa in modo sistematico l’analisi dell’impatto di genere.

Cosa fare in questo ambito specifico?

Promuovere il Gender Mainstreaming, non solo integrarlo, ma verificarne l’efficacia nell’analisi e nello sviluppo di tutti gli strumenti AI promossi o utilizzati nelle iniziative DiCultHer e in ambito culturale. Ciò significa assicurare che le esigenze e le prospettive di donne e minoranze di genere siano parte integrante del processo di progettazione.
Aumentare la rappresentanza femminile: sostenere e finanziare programmi che aumentino la presenza di donne non solo come fruitrici, ma come sviluppatrici, ricercatrici ed eticiste nell’ambito dell’AI e della cultura digitale. Chi codifica gli algoritmi deve essere un team diversificato.
Richiedere che i dati utilizzati per “alimentare gli algoritmi” siano privi di distorsioni di genere e rappresentativi della diversità umana.
Il patrimonio digitale è la “memoria del nostro tempo presente”. La sfida è che questa memoria sia veritiera, completa e plurale, dando spazio anche alla storia, alle voci e alle creazioni delle donne.
Il patrimonio culturale digitale deve essere una “memoria democratica” che riconosca e valorizzi il contributo storico, scientifico e artistico delle donne, spesso marginalizzato o assente nelle narrazioni canoniche.
Dobbiamo assicurare che le narrazioni multimediali, gli itinerari virtuali e i progetti nel metaverso non riproducano una storia prevalentemente maschile, ma recuperino e rendano visibili le figure femminili e le loro opere.

Cosa fare di specifico?

Sviluppare progetti specifici, all’interno degli AI HUB, volti a digitalizzare archivi, documenti e opere che testimoniano la storia delle donne, rendendoli accessibili per la ricerca e l’educazione.
Partecipare attivamente a iniziative di editing collaborativo (come progetti legati a Wikipedia o a banche dati culturali) per colmare i gap di genere nelle informazioni sul patrimonio culturale e storico.
Promuovere la creazione di contenuti digitali che mettano al centro le donne creative di oggi e di ieri (artiste, scienziate, innovatrici), utilizzando le nuove tecnologie (AR, VR, Metaverso) per rendere le loro storie più coinvolgenti per le giovani generazioni.
L’iniziativa DiCultHer mira a superare la “fruizione passiva a favore della partecipazione attiva” e della “presa in carico” del patrimonio.
L’educazione digitale e culturale è uno strumento di emancipazione femminile. Incoraggiare le studentesse a “sporcarsi le mani” con il digitale è essenziale per superare le barriere di accesso e la scarsa fiducia che a volte le allontanano dalle discipline STEM e dalla creazione di tecnologia.
La “titolarità culturale” (il senso di possesso e responsabilità verso il patrimonio) deve essere promossa attivamente tra le ragazze come mezzo per sviluppare pensiero critico, leadership e responsabilità civica.

Cosa fare concretamente?

Istituire programmi di mentorship all’interno di iniziative come #HackCulturaAI2026, abbinando studentesse con donne professioniste (sviluppatrici, designer, curatrici digitali) che lavorano nell’ecosistema DiCultHer.
Garantire che le sfide proposte negli hackathon includano temi specifici che richiedono un’analisi di genere per la loro soluzione (ad esempio, valorizzazione di storie di resilienza femminile, progetti per ridurre il cyberbullismo o la violenza di genere digitale, o l’analisi dei bias negli strumenti AI).
Sostenere l’HUB dedicato al Design nella Cultura assicurando che promuova i principi di Design Inclusivo e Accessibilità, garantendo che la cultura digitale non escluda nessuna fascia della popolazione, specialmente le donne che possono trovarsi in contesti di minore accesso tecnologico o con disabilità.
La giornata dedicata a “Coltivare l’AI, custodire il patrimonio, educare all’umano” ha confermato quanto sia forte e condiviso il desiderio di accompagnare il nostro sistema educativo verso una stagione in cui l’Intelligenza Artificiale diventi leva culturale e civica, capace di rafforzare il diritto all’educazione e la titolarità culturale delle comunità.

Gli Stati Generali delle Donne possono agire come un acceleratore critico per garantire che l’ambizioso programma DiCultHer sia non solo etico e generativo, ma anche profondamente equo e inclusivo. I punti sollevati – dalla de-biassizzazione degli algoritmi alla valorizzazione del patrimonio femminile digitale – rappresentano gli assi portanti per fare della tecnologia un vero alleato per la democrazia e l’emancipazione.
Abbiamo concepito la giornata del 10 ottobre non come un semplice evento, ma come l’avvio di un nuovo ciclo di responsabilità condivisa, che può realizzarsi solo attraverso alleanze reali tra istituzioni, scuole, cultura e società civile. Solo in questo modo sarà possibile costruire una traiettoria comune, capace di unire radici e futuro, assicurando che la trasformazione digitale includa e valorizzi pienamente il contributo delle donne, dalla programmazione alla narrazione storica.