Sudafrica, l’app che usa l’intelligenza artificiale per combattere la violenza di genere

da | Nov 18, 2025 | Donne dal mondo

 

Dopo la tragica uccisione di una parente, l’imprenditrice sudafricana Leonora Tima ha creato Grit, una piattaforma gratuita che aiuta le donne a denunciare e documentare gli abusi. Ma gli esperti avvertono: l’IA non può sostituire il supporto umano.

In Sudafrica, Paese che registra tra i più alti tassi di violenza sulle donne, l’imprenditrice Leonora Tima ha messo a punto un’app chiamata Grit (Gender Rights in Tech) progettata per aiutare le persone a denunciare, monitorare e affrontare la violenza di genere attraverso la tecnologia. La portata di questo nuova piattaforma è molto significativa. Come sottolinea la Bbc, si tratta infatti di uno dei primi strumenti gratuiti basati sull’intelligenza artificiale per affrontare la violenza di genere, creati interamente da sviluppatori africani. L’obiettivo di Grit è quello di supportare le donne vittime di violenza, aiutandole a raccogliere prove da utilizzare nei futuri procedimenti legali.

I dati parlano chiaro sulla drammaticità del fenomeno: secondo UN Women, il Sudafrica registra alcuni dei più alti livelli di violenza di genere al mondo, con un tasso di femminicidi cinque volte superiore alla media globale. Tra il 2015 e il 2020, la polizia sudafricana ha registrato in media sette donne uccise ogni giorno.

L’idea di una piattaforma in grado di portare un aiuto immediato alle vittime o un supporto nel tempo è da un’esperienza personale di Leonora Tima: la perdita di una sua parente, brutalmente uccisa nel 2020, un fatto che, come molti simili in Sudafrica, non ha ricevuto attenzione mediatica né giustizia.

L’app include un pulsante d’aiuto che registra audio e allerta un centro di emergenza, una cassaforte digitale per conservare prove di abusi (foto, messaggi, registrazioni), e un chatbot di intelligenza artificiale chiamato Zuzi, che ascolta, consiglia e indirizza verso servizi di supporto. Da settembre l’app è stata scaricata da tredicimila utenti e ha già registrato diecimila richieste di aiuto, sottolinea Leonora Tima.

Nonostante la portata significativa dell’applicazione sono emerse anche delle perplessità. Se, infatti, è ormai inevitabile che la tecnologia possa giocare un ruolo nel contrastare la violenza di genere oggi, non bisogna sottovalutare i rischi legati all’uso dell’IA nella gestione di traumi, sottolinea Lisa Vetten, esperta di violenza di genere in Sudafrica. Secondo l’esperta alcuni chatbot potrebbero fornire consigli errati. “Mi preoccupa quando danno risposte molto sicure a problemi legali complessi”, sottolinea alla Bbc Vetten . “I chatbot possono fornire informazioni utili, ma non sono in grado di affrontare difficoltà complesse e sfaccettate. E soprattutto, non possono sostituire la consulenza umana. Le persone che hanno subito violenze devono poter tornare a fidarsi e sentirsi al sicuro con altri esseri umani”.

Africa Rivista