Sulla Stampa di oggi 25 novembre 2025 in prima pagina spicca un articolo a firma Gino Cecchettin, padre di Giulia uccisa dal fidanzato l’anno scorso. Un articolo che, denso di emozione, per i dolori e le perdite subite, si rivolge agli uomini per dire loro che si può cambiare e che il vero cambiamento nella lotta contro la violenza e comunque nei rapporti di coppia comincia proprio dagli uomini. Un marito e un padre, devastato dalla perdita di due donne della sua vita, una per malattia, l’altra per violenza maschile, si interroga su sé stesso e trova pace e salvezza solo nel riconoscimento della sua vulnerabilità e del superamento degli stereotipi che gli imponevano sempre modelli maschili vincenti.
Che gigante! e che esempio di reazione al dolore e analisi da parte di un uomo che riconosce di essere cresciuto in un sistema patriarcale, che gli ha fatto perdere momenti preziosi nella relazione con le sue donne. Queste parole risaltano ancora più potenti se confrontate, in questi giorni, con quelle di un Ministro del nostro Governo, magistrato colto e di lunga esperienza, il Ministro della Giustizia Nordio, che imputa la violenza sulle donne a un codice genetico dei maschi che non accettano la parità. Se la violenza è nel DNA maschile e si alimenta ad ogni conquista di libertà da parte delle donne, a nulla valgono l’educazione, la formazione, l’attenzione a un linguaggio e a comportamenti rispettosi nei confronti delle giovani generazioni. Ed infatti la Ministra Roccella rinforza questa visione, dichiarando che non sarà l’educazione a ridurre i femminicidi. Vuol dire disconoscere anni di studi, di ricerche, di analisi che non hanno certo colore politico e giustificare l’assoluta inerzia da parte loro di interventi ad hoc sul piano culturale ed educativo. Se Gino Cecchettin non nomina mai chi l’ha privato dell’amore della figlia e non cerca vendetta, perché sa bene che questo non gli restituirà né Giulia, né pace, di fronte a queste affermazioni che classificano la violenza come un destino biologico, è inevitabile che l’unica strada per combatterla è l’aumento delle pene e il raggiungimento della parità una minaccia ancora maggiore.
E dire che a Nordio prima magistrato in servizio presso la procura di Venezia era stato conferito nel 2017 dagli Stati generali delle donne il riconoscimento di uomo illuminato per le sue battaglie contro la criminalità organizzata e per le sue posizioni assunte allora in tema di violenza maschile. Queste ultime dichiarazioni avvenute in occasione della conferenza contro i femminicidi tenutasi presso l’Aula dei gruppi parlamentari della Camera, che escludono fraintendimenti o equivoci, impongono di ritirare questo riconoscimento a suo tempo conferitogli. Lo stesso riconoscimento, pure conferito al padre di Giulia, come ad altri uomini che camminano insieme alle donne nel cammino verso la parità, oggi viene ulteriormente confermato dalle sue sincere e illuminate parole.


