Ci sono storie che si intersecano tra la vita dei campioni dello sport e l’interiorità della loro anima che nessuno conosce, se non i propri affetti più cari. Noi che facciamo informazione e spesso riportiamo ciò che vediamo tecnicamente sul campo e ascoltiamo attraverso le interviste a caldo del dopogara, quasi sempre siamo distratti dall’umano, dalle fragilità, dalle paure che si annidano nella profondità dell’essere. Jessica Schillaci, figlia di Totò Schillaci, nel suo libro intitolato “Solo io posso scrivere di te”, realizza il suo amore per la scrittura cogliendo gli attimi di vita vissuta insieme a papà, dal principio alla fine. Così dice Jessica a chi gli chiede com’è nata l’idea di scrivere questo libro dedicato a suo padre: “L’idea è nata mentre papà soffriva e agonizzava sul suo letto di malattia in ospedale. Poi, quando l’ho perso, è nata la mia voglia di raccontare quegli attimi di fine vita, ripercorrendo la memoria in collegamento di ciò che papà è stato per me nella mia vita. E quindi il papà che nessuno ha conosciuto fino a oggi, raccontando degli episodi del tutto inediti, collegandoli alla mia vita e alla sua malattia. Ho sempre letto e da sempre mi sono appassionata e ispirata ad Oriana Fallaci che diceva “Solo io posso raccontare la mia storia” e in realtà mentre papà stava per morire, ho rivisto tante cose di lui e cioè la vita, la sofferenza e i riporti di una carriera che è stata fantastica. Tuttavia, mancava sempre quel qualcosa che lo rendesse davvero unico ed era quell’essere uomo che nessuno mai lo aveva reso umano. Quindi, questo titolo “Solo io posso scrivere di te” è stato il pensiero di chi si sente portavoce della famiglia e di un uomo che abbiamo davvero vissuto come tale”.
Parole espresse con chiarezza, sincerità e voglia di manifestare tutto l’orgoglio di una figlia che desidera far conoscere davvero a tutti chi era ed è Totò Schillaci, non solo il grande campione che dopo i suoi gol appariva in primo piano con gli occhi spiritati, ma l’uomo, quello vero, il papà che nessuno conosceva. “A chi mi chiede chi era veramente Totò Schillaci come uomo, dico che in questo libro si può conoscere di lui il papà affettuoso che non ci faceva mancare nulla, nonostante i suoi impegni di lavoro e la sua vita in generale lo rendesse un po’ assente. Lui ha cercato di riparare questa assenza diverse volte, riuscendo solo alla fine a sistemare il rapporto con i suoi figli”. E’ scorrevole il dire e l’esprimersi di Jessica Schillaci che da autrice mette anche in luce il suo pensiero sulla scrittura che l’ha aiutata a fare rimarginare la ferita della perdita dell’amato papà. “Per me la scrittura è terapeutica, per questo invito coloro i quali stanno vivendo un dolore come il mio a scrivere, per aiutarti a superare la perdita delle persone a te care che non ci sono più. Certo, non ti fa riportare in vita ciò che hai perso, tuttavia, ti può fare stare meglio rispetto alla mancanza”. C’è davvero l’anima della scrittrice in questo libro di Jessica Schillaci, c’è l’emozione e i sentimenti che fanno breccia a un vissuto reale che è romanzo di vita. Da piccolina allo stadio Comunale di Torino in cui in tribuna urlava “Goooool, Schillaci” anche quando papà era ancora lontano dalla porta avversaria, in un punto del campo in cui sarebbe stato impossibile segnare. Ma lì, proprio lì, c’era Jessica con i suoi due anni che già tifava e urlava per papà. Una storia come tante, una storia bella da leggere, perché chi ricorda ancora oggi quel campione di calcio che ha fatto la storia delle “Notti magiche” di Italia ’90, oggi, attraverso il libro della figlia di Totò Schillaci, può davvero sapere chi era quel campione che appariva felice e con gli occhi spiritati dopo il gol. Già, quell’espressione un po’ così che per un attaccante è tutto nell’ambito della partita. Ma nella vita, c’è ancora tanto altro che fa parte dell’uomo.
Salvino Cavallaro

