AAAAA impiegata cercasi

da | Apr 25, 2017 | Quello che le donne raccontano

 

Ho vent’anni, mi chiamo Gaia, mi sono diplomata da poco in ragioneria e sono in cerca di un lavoro, dimenticavo, sono anche una bella ragazza. Dopo il diploma, ottenuto con tanta fatica l’anno scorso, dopo una breve meritata vacanza ho iniziato a cercarmi un lavoro dapprima inviando il mio curriculum scolastico alle aziende potenzialmente interessate e subito dopo rispondendo alle inserzioni di offerte di lavoro su tutti i giornali e luoghi dove era possibile trovarle. Passati circa sei mesi senza che abbia avuto risposte interessanti, a parte un colloquio con una piccola e scassata azienda che voleva che lavorassi praticamente gratis, un giorno mi contatta il direttore di una azienda non troppo grande ma solida alla cui inserzione avevo risposto. Cercavano la sostituta per un’impiegata che da lì a poco sarebbe andata in maternità, si trattava quindi di un lavoro a tempo determinato. Piuttosto che niente, tanto per cominciare andava bene anche un lavoro temporaneo, pensai, così mi presentai all’appuntamento. Puntuale e vestita in modo decoroso, mi presento al colloquio, attendo una decina di minuti dopodiché una signorina mi fa accedere all’ufficio del selezionatore che scopro poi essere il proprietario.

Espletate le solite formalità dice di trovarmi idonea e che il lavoro sarà disponibile tra due mesi ma poiché è anche alla ricerca di una baby-sitter se mi interessa, nel frattempo potrei lavorare per lui a casa sua, il trattamento economico sarebbe stato adeguato. Pensai che non ci fosse niente di male e mi pareva una brava persona. Senza troppi preamboli iniziai a lavorare sennonché dopo soli due giorni il datore di lavoro, una sera che la moglie non c’era, iniziò a farmi delle avance neanche tanto velate, direi esplicite e volgari adducendo la scusa che non c’era niente di male e che tutte le ragazze lo fanno. Sulle prime cercai di sviare le sue sconce proposte e visto che a nulla servivano né sarebbero servite le mie rimostranze, mi alzai dal divano dove mi aveva spinta e, a fatica, riuscii a raggiungere l’uscita. Inutile dire che non andai più in quella casa e che insieme al lavoro di baby-sitter anche l’incarico come sostituta della donna in maternità era sfumato.

Mnemosine di Max Bonfanti ©Riproduzione riservata