Al Festival di Spoleto la sezione “Dialoghi” affronta il tema della tratta

da | Lug 8, 2018 | Testimonianze e contributi

Stefanie Okereke: "Sogno un film che scoraggi la tratta delle ragazze africane"

Le donne salveranno il mondo. Un confronto denso e molto ricco al primo incontro dei Dialoghi di Spoleto al Festival dei due mondi. Si parte con un tema terribile, la tratta degli esseri umani, brillantemente coordinato da Paola Severini Melograni. Luigi Manconi, direttore dell’UNAR ha sottolineato come la tratta sia il concentrato di tutte le discriminazioni, atto estremo e ultimo di tutte le sopraffazioni, e dell’annichilimento della dignità: il corpo umano come merce di scambio in un mondo dove non esiste più la schiavitù legittimata. Là dove la dignità è offesa sono violati i diritti di tutti e tutti dovremmo reagire.

Hanno dialogato sul tema due donne eccezionali, suor Gabriella Bottani e l’attrice Stefanie Okereke, la Sofia Loren dell’Africa. La suora guida una rete contro la tratta presente in 76 Paesi che ha trovato sinergie anche con le monache buddiste. Il ruolo della rete è accompagnare le donne nel processo di uscita dalla tratta. Nel Sud della Nigeria vengono espulse intere comunità e così le donne diventano più vulnerabili e esposte al rischio di tratta. Inoltre, molte famiglie assecondano la partenza delle figlie, perché i trafficanti fanno leva sulla propaganda che tante donne hanno fatto fortuna. Suor Gabriella ha detto che “incontrare queste donne ti segna, ti trasforma la vita, le donne si aprono perchè tu ti apri e ti metti in discussione”. L’attrice nigeriana, assai popolare in Africa, ha spiegato che il suo obiettivo e fare film che disincentivino la voglia delle ragazze di scappare cadendo nelle mani dei trafficanti e che puntino a farne crescere la consapevolezza.

Marcelle Padovani ha invece parlato della gravità della situazione relativa alla black mafia, la mafia nigeriana, ed è partita da Castelvolturno. A 38 km da Napoli non ci sono più nomi delle strade, le ragazze nigeriane che si incontrano per la strada hanno tra i 13 e 17 anni. Sono schiave sessuali ma non vogliono tornare in Nigeria, anche se sono supersfruttate. Il loro sogno è quello di diventare “madam”, le donne che coordinano le ragazze portate dai trafficanti. “Non sarà facile riconquistare il territorio senza regole in mano della black mafia”, ha osservato Padovani.

La tratta di essere umani, ho sostenuto nel mio intervento, coinvolge 40 milioni di vittime, quasi 25 milioni per lavoro forzato e 15 milioni per matrimoni forzati. Lo dice l’OIL. Il 71% delle vittime sono donne, tutti i Paesi del mondo ne sono toccati o come Paese di partenza o di transito, o di arrivo.Sono stati identificati più di 500 flussi verso l’Europa di persone di 137 cittadinanze. Numeri difficili da stimare, ma agghiaccianti. Cresce il peso del lavoro forzato oltre allo sfruttamento sessuale. In questa fase abbiamo bisogno soprattutto di far emergere le vittime come soggetto di diritti da accompagnare nel processo di recupero della dignità. E dobbiamo interrogarci sugli uomini. Chi ricorre a prestazioni sessuali a pagamento deve sapere che la stragrande maggioranza di donne che paga sono schiave e deve interrogarsi su quello che sta facendo. Sta alimentando il mercato della tratta. Se non ci fosse la richiesta degli uomini, la tratta sessuale non esisterebbe.

di Linda Laura Sabbadini

Pubblicato  su La Stampa, il 06/07/2018