di Annamaria Barbato Ricci con un’introduzione di Vittorio Sgarbi, CANGEMI ed.
Donna delle Arti, Alba Gonzales. Le sue mani, la sua voce, l’armonia del suo movimento coreutico la caratterizzano in una vita densa di stimolante creatività. La sua biografia intreccia esperienze artistiche e personali, con il fulgente baricentro di una mente in grado di catturare le emozioni e trasfonderle nella danza e nel canto lirico, prima, in età giovanile, e nella plasticità della scultura poi. Il coup de foudre per la scultura avvenne quando, dopo la nascita delle sue due figlie, si accorse di poter trasformare l’impalpabile inquietudine dell’artista che sentiva dentro in figure in cui il movimento, studiato alla scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma, poteva infondere l’anima al marmo e al bronzo. Accanto all’Amore per l’arte in tutte queste sue declinazioni, c’è stato un altro grande Amore ad illuminarla: quello per il marito Giuseppe, prematuramente scomparso, uomo di rara sensibilità che l’ha sempre compresa e sostenuta, forse perché, per metter su famiglia, aveva rinunciato a seguire la carriera di tenore, pur avendo grandi potenzialità. Un Amore tanto grande da illuminare sia gli stretti legami familiari sia da “percepirsi” nelle sue opere, incentrate su tre pilastri ispirativi: l’ironia, l’amore e il dramma.
ANNAMARIA BARBATO RICCI (Nocera Inferiore, Salerno, 1956) Laurea in Giurisprudenza, master in Intelligence & Security. Per undici anni capo dell’ufficio stampa al Formez, poi, per sei anni, responsabile della Comunicazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Commissione Nazionale Pari Opportunità. Ha lavorato per UNICEF, UNIDO, Ministero dei Trasporti e moltissimi eventi e Istituzioni pubbliche e Imprese. Ha scritto e scrive su quotidiani nazionali e riviste. Ha ideato, coordinato campagne di comunicazione, charity, libri collettanei e promosso artisti.