Intervista di Silvana Mazzocchi
Le donne sono più forti degli uomini, lottano e hanno più successo. In qualsiasi campo. Nell'ultimo secolo hanno percorso un lungo cammino di emancipazione, e molto resta da fare per frantumare il tetto di cristallo che ancora resiste. Eppure se per le Donne Alfa, una minoranza, tutto questo è realtà, alto è il prezzo pagato: la fine della solidarietà femminile. Non quella delle parole o dei riconoscimenti, bensì quella dei fatti: le donne in carriera con reddito alto possono andare avanti perché delegano (proprio come gli uomini) i lavori di casa e quelli di cura a un personale, in genere femminile, pagato per svolgere i ruoli che loro rifiutano. Una realtà che ha interrotto la tradizione che accumunava tutte le donne fino a qualche decennio fa, quando ricche o povere e ovunque, condividevano gli stessi valori di genere (o stereotipi? ndr) e vivevano la loro esistenza secondo uno schema comune: avere un marito, crescere i figli, occuparsi della famiglia e della casa.
E' la tesi che Alison Wolf espone in Donne Alfa, un saggio documentato e illuminante per conoscere la donna dei nostri giorni al di fuori dei luoghi comuni o delle ideologie di genere.
Wolf fa risalire alla fine della Seconda guerra mondiale l'inizio dello sgretolarsi della sorellanza tra donne. Quando, durante il conflitto, morì una moltitudine di uomini e le donne furono costrette a mutare di fatto le loro priorità: non più il matrimonio comunque, ma un lavoro e, a seconda delle classi sociali, la realizzazione di sé, lo studio e una carriera possibilmente qualificata e finalizzata al guadagno. Così, mentre i diritti civili: voto, istruzione, accesso alle carriere, cittadinanza andavano avanti verso la parità di genere, si è creata- questa è la tesi di Alison Wolf – una disparità sociale sempre più grande fra donne. Con lo sgretolarsi della sorellanza e della solidarietà “i ricchi fanno sempre più soldi e i poveri sempre più figli”, sottolinea Wolf che, contro ogni convinzione, prende ad esempio del massiccio gap attuale gli evoluti paesi scandinavi. Un dato di fatto che impedisce di parlare di donne in generale e che richiede un'analisi spregiudicata della realtà. Se si vuole davvero andare avanti verso una effettiva emancipazione di genere, è necessario rinnovare i modi di organizzazione delle coppie e delle famiglie. Donne e uomini davvero adeguate/i ai tempi , dove ciascuno svolge i ruoli attinenti alle proprie esistenze in una concreta solidarietà: tra donne e tra esseri umani.
Alison Wolf, inglese, insegna Public Sector Management al King's College di Londra dove dirige il Centro di ricerca internazionale per le politiche universitarie. Donne Alfa, in libreria per Garzanti, è in corso di traduzione in otto paesi.
Chi sono le donne Alfa?
“Sono le professioniste, le donne laureate che lavorano in America, Europa e Asia; 70 milioni quando ho cominciato a scrivere Donne Alfa, oggi ormai 75 milioni. Sono storicamente uniche e rappresentano una élite quanto a istruzione, lavoro e reddito, e intendo quello loro, non quello di padri o mariti.
In passato le donne si sono impegnate con tutte le forze per conquistare la possibilità di accedere ad ogni tipo di carriera. Tempo fa questo era possibile solo per gli uomini, ma ora non è più così, anche se ci sono ancora tetti di cristallo inespugnati, come per esempio i vertici delle grandi società, tuttora riservati prevalentemente ai maschi. In compenso però, nelle economie occidentali, almeno la metà delle professioni manageriali, quelle che garantiscono guadagni rilevanti, sono ormai occupate da donne. Insomma, se oggi Shakespeare avesse avuto una sorella, sarebbe una scrittrice di commedie, oppure un'attrice, o qualcos'altro al top. In Germania, una nazione che fino a qualche tempo fa era sempre stata tradizionalista, è stata eletta Angela Merkel, senza che ci fosse alcuna discriminazione di genere. E, se guardiamo all'Asia, sono certa che presto accadrà anche lì. Certo, nel panorama internazionale, c'è l'Italia che ha ancora una grande quantità di donne che lavorano solo in casa, ma questo avviene nelle famiglie più modeste, mentre le donne laureate o colte hanno le stesse carriere dei maschi, proprio come negli altri paesi.
Infine, le donne sono comunque parte di un cambiamento più generale che riguarda le fasce più alte. Le donne Alfa sposano gli uomini Alfa: e due carriere analoghe nella stessa famiglia sono ormai la norma, almeno delle classi più acculturate della società”.
Perché non è possibile parlare di donne semplicemente al plurale?
“Perché l'emancipazione di cui abbiamo detto riguarda solo una minoranza di donne. Per le altre non è così. Finora, nella storia, la vita delle donne era stata abbastanza simile per tutte. Ricche e povere, ciò che veramente importava era chi avrebbero sposato. Dopo la prima guerra mondiale, invece, si cominciò a scrivere sui giornali e a parlare del fatto che ormai c'erano milioni di donne in più rispetto agli uomini, tanti ne erano stati uccisi durante il conflitto. Marito, casa, figli, la cura dei genitori, questi erano sempre stati lo scopo della vita delle donne. Tutto cambiò e nulla fu più come prima. E finì il concetto di sorellanza.
Oggi la gente continua a parlare di donne come se tutte avessero ancora gli stessi interessi e le stesse priorità. Mentre si è aperto un gap sociale tra le donne privilegiate professionalmente e tutte le altre. Lo si può vedere in ogni aspetto della vita quotidiana.
Se non ci fossero tante donne a svolgere tuttora i lavori tradizionalmente “femminili”, certo anche le donne Alfa sarebbero costrette a tornare in cucina. Occuparsi dei figli è ancora oggi un lavoro a tempo pieno e l'idea che si possa lavorare con il massimo impegno con un bambino in braccio o dividendo l'ufficio con un pargolo di tre anni, è pura fantasia. E dunque le coppie moderne possono vivere e lavorare al massimo proprio perché qualcun altro cucina, pulisce la casa e si prende cura dei loro figli. Anche con salari molto inferiori ai guadagni dei loro datori di labvoro. Le donne, sono quelle che guadagnano meno. I paesi Scandinavi ci hanno già dimostrato che è inevitabile. Noi li vediamo come luoghi dove vige l'eguaglianza, mentre il loro mercato del lavoro è in termini generali quello più sbilanciato. Perché ci sono donne , e sono molte, che svolgono tutto il lavoro tradizionale, nei centri specializzati o in casa si prendono cura di figli e genitori delle altre donne, quelle Alfa”.
Che fare per riprendersi la solidarietà femminile?
“Se potessimo disporre di robot per i lavori domestici, le nostre vite sarebbero diverse. Saremmo tutte meno stressate e non dovremmo dipendere da donne povere e malpagate per andare avanti con le nostre vite da donne in carriera. Qualcuno crede che nei prossimi cinquant'anni avverrà proprio questo.
Sarebbe anche auspicabile che tutti i tipi di lavoro diventassero neutri dal punto di vista del genere, uguali per uomini e donne, come è già accaduto per i medici o per gli avvocati. Ma personalmente mi risulta difficile immaginare una società dove i nidi o gli asili siano gestiti interamente da uomini, o dove possano esistere solo camerieri o assistenti maschi… comunque, già sarebbe qualcosa se ci si muovesse in questa direzione.
Penso anche che le donne di successo- e anche gli uomini- dovrebbero riflettere di più su quanto sta succedendo.. In questi ultimi anni abbiamo visto aumentare le disuguaglianze sociali; famiglie che possono contare su un reddito alto e doppio solo perché qualcun altro si fa carico di tutto ciò che loro non fanno. Se si andrà avanti così, credo che la politica sociale ( e anche il sistema fiscale) dovranno tenerne gradualmente conto e io spero che una volta che i nostri figli saranno cresciuti, le nostre donne Alfa potranno rilassarsi almeno un po' e riscoprire la coscienza sociale delle generazioni precedenti”.
la Repubblica.it
Passaparola di Silvana Mazzocchi