Anna Paola Concia, deputato

da | Set 11, 2011 | Interviste/Video

Anna Paola Concia, deputata del Partito democratico
intervista di  Valentina Vanzini

Secondo lei oggi esiste una reale forma di rappresentanza femminile? Le donne che fanno politica sono realmente inserite come soggetti attivi nel discorso politico o rimangono sempre un po’ sullo sfondo?

Purtroppo nel nostro paese le donne subiscono vergognose discriminazioni in molti settori, non solo in politica. Pensiamo a quante poche siano le donne dirigenti d’azienda o ai vertici della pubblica amministrazione. E tutto ciò avviene nonostante le donne siano più brave dei loro competitor maschili, come ad esempio ci dicono le statistiche di rendimento nelle università. Per non parlare della questione dei salari che sono più bassi per le donne a parità di mansioni. Il nostro è un paese che non tiene in alcun conto il valore sociale delle donne. Detto questo, bisogna riconoscere che in politica esiste anche una componente di mancato coraggio, che porta in alcuni casi le donne a non esporsi in prima linea, a non puntare a ruoli a cui i nostri colleghi maschi invece aspirano con determinazione. Io spero in una nuova generazione di donne autonome, coraggiose e solidali. Una generazione che in futuro, spero non troppo lontano, possa esprimere il primo presidente del consiglio donna.

27 province e 33 comuni capoluoghi registrano la presenza di una sola donna. Questa situazione secondo lei è il risultato di scarse iniziative per le pari opportunità da parte della classe politica o piuttosto il sintomo di una disaffezione femminile alla politica?

Credo che se da un lato la politica deve favorire l’ingresso delle donne nelle amministrazioni, negli organi di partito e nelle assemblee elettive, anche attraverso strumenti che possono prevedere delle quote specifiche, ci deve poi essere anche un momento per valorizzare e premiare il merito.

Secondo lei le quote rosa sono una soluzione possibile o, come dichiarano alcuni, hanno solo lo scopo di considerare ulteriormente le donne come un gruppo emarginato e ristretto?

Sono assolutamente necessarie! Purtroppo allo stato attuale delle cose è evidente che i “maschi italiani” non si rendono conto delle possibilità che le donne possono esprimere e neppure del loro grande valore sociale. Il nostro premier in questo è un esempio lampante. Pur tralasciamo le battute volgari a cui ci ha abituate, se guardiamo la composizione di questo governo vediamo che le ministre sono solo 5, di cui tre sono a capo di un ministero senza portafoglio. Non ci sono certo donne ai vertici dei ministeri economici o donne vicepremier. Siamo stanche di fare le ministre delle politiche sociali o della pubblica istruzione. In Spagna Zapatero ha nominato ministri della Difesa e dell’Economia due donne brave e capaci. Perché Berlusconi non ha nominato una donna a capo del dicastero dello Sviluppo Economico che è stato vacante per mesi?

La questione della presenza femminile nei centri decisionali della politica ha di recente interessato il dibattito fra le forze politiche in campo soprattutto durante le campagne elettorali. Quali sono, ad oggi le politiche messe in atto dal Pd per aumentare la rappresentanza femminile? Quali sono le proposte in questo senso?

Noi siamo l’unico partito che pone la questione della rappresentanza femminile nel proprio statuto. Il nostro presidente è una donna, così come il nostro capogruppo al senato. In questa legislatura poi abbiamo aumentato la percentuali di donne elette in Parlamento. A breve, inoltre, ci sarà la prima Conferenza nazionale delle donne democratiche, un’occasione importante per stimolare il partito su questi temi, ma soprattutto per fissare un appuntamento con il futuro: il prossimo leader del PD deve essere una donna.

Tempo fa il deputato del Pdl Stracquadanio affermò che ” è legittimo usare il corpo se si vuole fare carriera in politica” in risposta alle dichiarazioni fatte dalla deputata Fli Angela Napoli che aveva denunciato la prostituzione di alcune colleghe in cambio di nomine politiche. Qual è il suo commento?

All’epoca di quelle dichiarazioni io ho chiesto pubblicamente a Stracquadanio che cosa lui avesse messo a disposizione, se la bellezza o l’intelligenza. Ma non ho ottenuto alcuna risposta. Quelle affermazione di Stracquadanio, oltre ad essere gravi, sono pretestuose; perché nessuno parla mai di quello che fanno gli uomini per arrivare al potere? E’ facile attaccare una donna su questo piano. Ma mi sembra anche evidente che alla base di certe affermazioni ci sia una cultura misogina, retriva e anche pericolosa, tipicamente italiana. Io non sopporto questo modo di rappresentare le donne: nella mia vita mi sono sempre battuta contro ogni forma di pregiudizio.

A suo parere le donne che fanno politica sono prese poco sul serio? Il potere è ancora completamente in mano agli uomini come è sempre stato?

Farci prendere sul serio, è compito nostro, non degli uomini. Ci sono esempi importanti in questo momento in Italia; penso a Susanna Camusso o ad Emma Marcegaglia. In Europa non posso non citare il mio mito, la cancelliera tedesca Angela Merkel.

In diverse interviste lei ha affermato che ” Che la selezione della classe dirigente nel nostro Paese è senza regole. E questo vale per tutti i sessi e per tutti i partiti. E poi vogliamo parlare di cosa sono capaci di fare gli uomini per un posto di potere?”parlò inoltre di “omertà” riguardo a questa pratica consolidata da parte delgi uomini. La situazione è davvero così grave? Perché allora la classe politica non è in grado di inserire attivamente nell’agenda politica il caso del “deficit femminile” nella rappresentanza?

Un tempo c’era la selezione delle scuole di partito, che formava chi si avvicinava alla politica e premiava i più meritevoli. Oggi siamo di fronte ad una classe politica di scelti, non di eletti. Ma il deficit di rappresentanza femminile, ripeto, non riguarda soltanto la politica, per questo noi stiamo cercando di fare approvare una legge bipartisan sulle quote rosa nei consigli di amministrazione. E poi c’è la mancanza di politiche a sostegno della maternità, la carenza di asili nido e di tutte quelle misure volte a favorire l’occupazione delle donne che, come sappiamo bene, sono costrette a fare i tripli salti mortali per riuscire a conciliare tempi lavorativi e cura della famiglia. Il ministro del Welfare Sacconi ha fatto poco su questo versante. Si vede che è più concentrato a fare alleanze con Paola Binetti sui temi eticamente sensibili.

Lei si è sempre battuta contro la discriminazione legata all’identità sessuale o di genere perciò le chiedo secondo lei quali potrebbero essere concretamente le politiche da mettere in atto nel nostro paese ?

Basterebbe applicare la nostra costituzione, che vieta ogni forma di discriminazione e prendere coscienza del fatto che le società più aperte, più inclusive e più tolleranti sono quelle che garantiscono il maggiore sviluppo, anche, e soprattutto, economico. E’ una sfida difficile, nella quale io metto tutto il mio impegno, consapevole di essere in un Parlamento ostile, a maggioranza conservatrice. Detto questo un buon punto di partenza per questa legislatura, sarebbe, finalmente, l’approvazione della legge contro l’omofobia e la transfobia di cui sono relatrice da due anni in Commissione Giustizia. Il governo aveva preso degli impegni al riguardo, spero proprio che voglia e sia in grado di rispettarli.

Nella sua carriera politica ha incontrato maggiori difficoltà rispetto se fosse stato un uomo? Se si, qual è stato il suo punto di forza per superarle?

Purtroppo sì, le ho incontrate e per superarle ho puntato sempre sulla determinazione e sulla tenacia.

Oggi per una donna è più difficile rispetto ad uomo fare politica? Cosa consiglierebbe a una donna che volesse entrare in politica?

Sì, per una donna è più difficile. Per sdrammatizzare potrei dire che in Italia, in questo momento storico in cui imperversa lo scandalo “Ruby”, basterebbe frequentare la villa di Arcore! Ma fuori dall’ironia consiglierei di seguire un adeguato curriculum accademico e di credere fortemente in se stesse e nelle proprie idee. Senza mai dimenticare che si tratta di un mondo a dir poco complicato.