Su madri e bambini la premier fa propaganda elettorale, ma quando si deve passare al concreto, li penalizza. Siamo di fronte a una ennesima promessa non mantenuta.
La prima in campagna elettorale nazionale, quando la premier aveva messo nel suo programma asili nido gratuiti per tutti i bambini. Li avete visti? No.
Poi, quando ha operato il taglio dei fondi Pnrr sugli asili, promettendo che li avrebbe reintegrati. Li avete visti? No.
Siamo fermi al 28% di bimbi che vanno al nido. Con una forte differenza territoriale a scapito del Sud. E ciò nonostante nel 2022 siano stati adottati i nuovi obiettivi europei con una percentuale al 45% di bimbi al nido nel 2030. E nonostante a metà aprile sia stata adottata a livello europeo la Dichiarazione de La Hulpe, che riconosce i servizi educativi per la prima infanzia come fondamentali, sottolineandone il valore sia da un punto di vista sociale che economico.
La dichiarazione sottolinea che la crescita dei nidi migliora le competenze dei bimbi più svantaggiati, contribuisce allo sviluppo dell’occupazione femminile, quindi al reddito delle famiglie ed alla crescita economica. Queste motivazioni sono particolarmente rilevanti per il nostro Paese. Da noi non solo sono pochi i bimbi che vanno al nido, ma sono tra questi molto pochi i bimbi disagiati. D’altro canto, i bimbi che vanno ai nidi pubblici sono solo il 13,6% e i bimbi disagiati non potrebbero mai permettersi di pagare le rette per i nidi privati.
E anche l’occupazione femminile risente di questa carenza nel nostro Paese. Innanzitutto perché il personale dei nidi sono donne in più del 95% dei casi. E, quindi, se non si sviluppano i servizi, sono donne quelle
che non saranno assunte. E poi perché senza nidi è più difficile conciliare i tempi di vita e molte donne sono costrette a lasciare il lavoro alla nascita del figlio (20%) a dover prendere il part time, guadagnando assai poco, specie in assenza di nonni disponibili. La dichiarazione Europea è chiara. La metterà in atto questo governo?
Al momento non sembra proprio. E molto più impegnato a inserire emendamenti per garantire la presenza degli estremisti di Pro Vita a tappeto nei consultori, come decisione delle Regioni e non più dei singoli consultori come prevedeva la 194 per le associazioni. E impegnato a tentare di convincere le donne a non abortire, a negare loro il pieno diritto di scelta. Invece che a creare i presupposti perché le donne
possano essere messe in condizione di avere figli se lo desiderano e di avere un lavoro dignitoso, supportate dalla presenza di servizi adeguati.
la Repubblica 27, 05, 2024