Assegno alla ex che ha lavorato e cresciuto i figli perché altrimenti si premia chi vive di rendita

da | Ott 26, 2017 | Anno 2017

Col revirement la Cassazione dà la «legge quadro» senza «direttive attuative»: difficile «applicare in concreto» l’autoresponsabilità economica. No al contributo solo a chi è stato sposato pochi anni – Sentenza, 26 ottobre 2017

«Autoresponsabilità economica», d’accordo.
La Cassazione civile, però, con il revirement sull’assegno divorzile della sentenza 11504/17 ha dato la «legge quadro» ma non le «direttive attuative», mandando in pensione il criterio del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio applicato per ventisette anni: non è infatti facile, in concreto, applicare dopo ventisette anni il rigoroso principio di provenienza europea secondo cui gli ex coniugi diventano del tutto indipendenti a meno di eccezionali ragioni di solidarietà. Negando sistematicamente l’assegno «si rischia di punire» le mogli che per anni hanno lavorato e si sono occupate dei figli e di premiare proprio le «rendite parassitarie» contro cui si è schierata la Suprema corte, come nel caso di chi vive da anni sulle spalle di un uomo ricco dopo un breve matrimonio. Insomma: serve una «prima applicazione prudente» della svolta giurisprudenziale. È quanto emerge dalla sentenza 106/17, pubblicata il 12 ottobre dalla terza sezione civile della Corte di appello di Genova.