Barbara Lori

da | Nov 15, 2016 | Donne e politica

All’incontro sui temi di ” Donne, economia e territori”, promosso dagli Stati Generali delle Donne in collaborazione con il Mise che si svolgerà a Roma il 18 Novembre, durante cui si proporrà di redigere un documento finale da consegnare al Governo e si stabiliranno reti per progettare azioni sui territori, sarà fondamentale la presenza delle amministratrici pubbliche.

A Barbara Lori, attualmente membro della dell’Assemblea regionale dell’Emilia Romagna, ed ex Sindaco del Comune di Felino, Assessore dell’Unione Pedemontana Parmense e Consigliere della Provincia di Parma, protagonista e testimone importante, vogliamo porre alcune domande sulla sua esperienza.

Nel corso del tempo le donne hanno sempre rivendicato la specificità e la insostituibilità della loro presenza nei luoghi decisionali. Hanno sostenuto altresì, che una donna eletta ad una carica pubblica non si debba omologare alla “politica”, ma che, nel rispetto dell’alleanza elettiva da cui non può prescindere, conservi il valore aggiunto e la differenza di genere.
Nella sua esperienza è stato possibile?

Faticoso ma assolutamente possibile. Credo più impegnativo rispetto alla classe politico- amministrativa maschile ma più semplice quando il ruolo a cui sei chiamata è di governo, quando sei tu a decidere e quindi a proporre tempi e modi a chi collabora con te.
Durante il mio prima mandato da Sindaco sono nati entrambi i miei figli, la mia assenza è stata (fortunatamente) molto limitata e le attività del Comune non hanno avuto alcuna conseguenza.
Quello con cui si deve spesso fare i conti è la diffidenza. L’idea, spesso palpabile in chi hai di fronte, che non sarai capace di condurre il percorso a cui sei chiamato. Insomma, è un po’ sempre tutto da conquistare e dimostrare ma assolutamente fattibile. E poi le cose stanno cambiando molto.
L’Emilia-Romagna è prima in Italia per presenza femminile nel consiglio regionale (anche nei ruoli dirigenziali delle aziende sanitarie): in consiglio regionale le donne sono ora il 34% degli eletti, mentre erano il 22% nella precedente legislatura.
L’Emilia-Romagna, insieme alla Campania, sono per ora le uniche due regioni ad aver approvato l’utilizzo della doppia preferenza di genere nella elezione dei consiglieri regionali.
Ciò nonostante nel 2014 abbiamo approvato la Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere che è diventata un punto di riferimento e che sta ispirando l’azione di altri consigli regionali e anche del Parlamento dove è stato avviato l’iter per realizzare finalmente una legge quadro di riferimento nazionale.

La visione femminile delle “cose”, politica, economia, famiglia, ecc. ha storicamente rappresentato la parte più razionale e previdente della società. Nel cercare le soluzioni alle richieste specifiche che emergono dai bisogni territoriali, lei ha colto richieste differenti?

No, nulla di significativo anche se spesso la figura femminile viene associata in maniera più diretta ad alcuni ambiti piuttosto che ad altri. Quelli tipici sono riferibili all’ambito di cura e assistenza, alla formazione e a volte alla cultura ma questo, alla fine, credo sia semplicemente il frutto di un retaggio culturale che ci portiamo dietro e che non ha necessariamente a che fare con il pregiudizio. Lo dico da ex assessore all’Urbanistica e alla sicurezza.

Nei momenti di crisi si è riconosciuto il merito, pronti a dimenticare subito dopo, dell’apporto rigoroso, altruista e massiccio che le donne hanno svolto per la soluzione di essi. Ovvero le donne sanno sempre e comunque rimboccarsi le maniche. Nel momento attuale il governo ci richiama a partecipare ad un forte cambiamento. Nella sua Regione, volendo prendere parte a questo progetto collettivo, quali o quante opportunità vengono offerte alle donne?

Come dicevo ci sono alcune scelte ‘fondanti’. La prima ha riguardato la composizione degli organi politico amministrativi che ha garantito una presenza femminile rilevante, la seconda, l’approvazione di una Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere che rappresenta oggi uno strumento forte per poter lavorare su più fronti come la prevenzione e il sostegno alle vittime.
Il lavoro da fare è molto ed ha bisogno di tempo come accade per i processi che hanno l’ambizione di determinare un cambiamento di tipo culturale. Ci stiamo provando e lo facciamo attivando tutte le reti possibili all’interno dell’amministrazione regionale (ad esempio tra gli assessorati) ed anche verso l’esterno (il mondo della scuola e della formazione, l’associazionismo), investendo risorse a sostegno dei progetti territoriali come la rete del Centri Antiviolenza.

 Le donne si sono sempre distinte per l’intraprendenza, quando necessaria, e una forte capacità innovativa tanto da andare a riempire spazi di lavoro apparentemente obsoleti e dare loro un nuovo vigore. Penso a quello della ristorazione, dell’accoglienza ecc. E’ vero?

Le donne hanno un ‘certo senso pratico’ e questo le spinge, in modo naturale, a ricercare soluzioni ai bisogni. Questo qualche volta si traduce nella capacità di creare o reinventare attività rendendole più personali e ‘familiari’. Non a caso, nell’ambito socio sanitario, le donne sono le prime protagoniste dei percorsi di ‘umanizzazione e accoglienza’……ma non è l’unica cosa che sappiamo fare bene…

Uno degli aspetti che ha funzionato da freno alla partecipazione delle donne nel mercato del lavoro è la carenza o l’inadeguatezza dei servizi sociali e materno infantili. Per creare maggiori opportunità di partecipazione è necessaria una politica adeguata. Se, come lei ha affermato in un suo intervento “Le politiche di genere sono un potente motore di sviluppo e innovazione per l’economia e la società nel suo complesso”, quali sono gli interventi sviluppati in questa direzione?

L’Emilia-Romagna è uno dei territori in cui i servizi a sostegno della famiglia hanno una lunga storia ed hanno contribuito al sostegno della presenza femminile nel mondo del lavoro. Non solo servizi sociali e sanitari ma anche reti formative di eccellenza a partire da nidi e materne. La crisi ed i cambiamenti profondi della società dell’ultimo decennio ci ha messo davanti un quadro con diverse criticità e per questo, ad esempio, è stato fatto un lavoro di analisi e ascolto che a breve sfocerà in una modifica della legge sui servizi 0-3 per migliorare flessibilità organizzativa, possibilità di accesso, integrazione tra sistemi di gestione diversi, ed altro.
Anche in altri ambiti ci si muove con l’attenzione sempre alta: medicina di genere ma anche nel contrasto a fenomeni sociali come il bullismo….
Il fatto che le politiche di genere possano essere potente motore di sviluppo e innovazione per l’economia e la società nel suo complesso credo sia un’idea condivisa che tuttavia, non trova sempre pieno riconoscimento negli strumenti per la promozione dell’innovazione e dello sviluppo economico. In quest’ambito credo ci sia bisogno di lavorare ancora molto ma le tante esperienze che conosco, che spesso si realizzano nelle aree più difficili e disagiate, mi fanno ben sperare.

La consapevolezza ormai acquisita che la partecipazione paritaria allo sviluppo dell’economia ma ancora di più alla società nel suo complesso non possa prescindere dalle donne, richiederebbe un adeguato cambiamento culturale che ancora non si manifesta compiutamente. La sua Regione, che ha sempre dimostrato un’attenzione e un riconoscimento alla “questione femminile” ha assunto politiche culturali innovative? Quali i messaggi sul territorio?

Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere rappresenta un punto di sintesi importante perché rafforza e sistematizza attività in parte già esistenti ma non sempre adeguatamente riconosciute e ne propone di nuove. Oggi, a due anni dall’avvio della legislatura, siamo ai primi step di verifica ma occorre considerare che diversi progetti sono da poco avviati per cui servirà ancora un po’ di tempo per una piena e più complessiva valutazione.
Rispetto ai territori, il livello di attenzione è alto, specie nelle azioni di denuncia e contrasto ai fenomeni di violenza che sono sempre troppi e devastanti. C’è però anche un ‘movimento silenzioso’ che vede in campo donne che si spendono e propongono attività innovative e caratterizzate da un dinamismo non scontato. Questo accade nell’ambito sociale ma anche nell’agricoltura e nella promozione dei territori…credo sia questo che dobbiamo conoscere meglio ed ‘accompagnare’ proprio a sostegno di un rilancio sociale ed economico che ha bisogno di grandi imprese ma anche di prossimità, specificità, tradizione e narrazione.

 

m.a. per il Portale delle donne