Baruffe, non solo chiozzotte

da | Set 18, 2023 | L'impertinente

 

La ‘baruffa’ più famosa è sicuramente quella descritta da Carlo Goldoni nella sua commedia “Le baruffe chiozzotte”, recitata per l’appunto nel linguaggio di Chiozzotto.
In realtà di baruffe, che altro non è che una definizione di più soggetti in lite, in discussione accesa,  un miscuglio di posizioni urlate, somigliano molto a quei confronti che siamo abituati da tempo a vedere nei talk televisivi ma anche tra i banchi della politica.

Questo termine bene si addice a molti fatti accaduti e raccontati in questi ultimi mesi, tra faccende futili, questioni incomprensibili, dibattiti inopportuni e confronti necessari.
Di scarsissima importanza, tanto per menzionarne alcune, sono state le parole e le pagine sprecate sul compagno e la sorella della Premier, Andrea Giambruno e Arianna Meloni.

Cosa avevano in proposito di così interessante per togliere spazio e tempo ad argomenti assai più ponderosi su cui informare il pubblico?
Una questione sollevata, vecchia come il cucco, è stata  se la presenza parentale, nello stesso ambito lavorativo o collaterale, possa costituire ‘reato’ di favoritismo.  La posizione a prescindere che è stata posta da alcune testate, alcuni giornalisti, alcuni talk,  avrebbe dovuto riguardare semmai se costoro abbiano o no capacità e meriti.

Se le hanno, in uno stato libero e democratico si presume che abbiano diritto all’ autonomia di esprimersi e non si possono addebitare i loro eventuali errori, o le loro discutibili affermazioni, alla parentela. E’ un atteggiamento bacchettone e punitivo verso le persone cui si rivolge. Al primo è stata contestata la frase ‘se ti ubriachi trovi il lupo’ detta sicuramente inopportunamente dopo il caso di stupro in Sicilia, ovviamente criticabile ma che riguarda lui e non la compagna o il sistema governo.

Comunque sia, in frasi inopportune, in errori  macroscopici, il mondo della politica e della comunicazione è inciampato frequentemente::
Luigi Di Maio, ministro degli Esteri storpia il nome del  presidente cinese Xi Jinping, chiamandolo Ping; colloca  la memoria di Pinochet in Venezuela, anziché in Cile.
Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, parlando ai giornalisti afferma che ‘il vero scandalo è il giornalismo devoto alla forca’.
Lucia Borgonzoni, sottosegretario alla cultura dichiara ‘non leggo da 3 anni’.
Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera pone in seduta la seguente domanda ‘dove c’è scritto che il Presidente della Repubblica deve avere una certa età?’.
Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, ammette che sia più probabile ‘trovare lavoro con il calcetto che con il curriculum’.
Elisa Anzaldo, Tg1. ‘Il 2 giugno gli italiani scelsero la monarchia’.

Anche sugli incarichi di Arianna Meloni, la baruffa appare pretestuosa.
Altrimenti si dà ragione ai molti hanno insinuato che Nilde Iotti avesse conquistato un ruolo di prestigio nel partito comunista grazie al suo legame con il segretario dello stesso cioè Palmiro Togliatti. Eppure nessuno ha mai osato sollevare un polverone nel merito o farne una baruffa mediatica, né allora né postuma. O che Chiara Ingrao sia stata eletta grazie al padre Pietro di cui è ben noto il rigore, o Michela Di Biase perché moglie di Dario Franceschini o ancora i coniugi Piero Fassino e Anna Maria Serafini ecc.ecc.

Perché il variegato mondo del potere da sempre si è appoggiato ad un sistema a testuggine in cui i parenti più o memo stretti, gli amici e gli amici degli amici , rivestono un punto di forza e di garanzia. La vera differenza, quella che andrebbe invece considerata in modo apartitico, la fa il merito.

Apparentemente tutto ciò può apparire come un sistema, un malcostume ma nella sostanza è facile che nascano o si consolidino legami sulla base di stessi interessi, familiari e di amicizia.
Modalità che si riscontrano in politica come ogni altro ambito. Salvo ammettere che la differenza la fanno dove nasci e da chi nasci, augurando ai giovani che la loro cicogna imbocchi la via giusta.