Benedetta, o mia bellezza! Come un modello di falsa bellezza può costruire una sofferenza e  venirne fuori

da | Giu 13, 2022 | Salute e benessere

Come ogni pomeriggio, dall’inizio dell’anno scolastico, Benedetta guarda incollata alla televisione con tanto trasporto emotivo, poca passione e con poco senso critico: “Uomini e donne”, programma pomeridiano su di un canale Mediaset di Silvio Berlusconi, con protagonisti pagati per ottenere appuntamenti ed marcate effusioni e sorrisi e palpamenti espliciti, messi essi al centro come scambio  merceologico, carne diventata puro oggetto, gestita da una mente vuota e acritica.

Il corpo viene rappresentato come “falso” al vero occhio sensuale ed erotizzato di chi incontra il partner femminile/maschile, incontri già preparati, con un copione grazie al quale  un appuntamento e qualche effusione in diretta, senza senso profondo, senza valori umani condivisi ed etici di scelta sessuale e quindi relazionale consapevole e ricca di sentimenti ed emozioni positive piene.

Benedetta è una studentessa del terzo anno  presso il Politecnico di Milano, di architettura, ha 22 anni, rossa di capelli, riservata, intelligente e profondamente riflessiva, slanciata, piena e formosa, dal periodo della pandemia soffre di abbuffate (“binge eating”), alternate a diete dalla nutrizionista restrittive e ipercontrollanti il peso corporeo, ama pochissimo il suo corpo, ovvero non le piace affatto, infatti dice di avere un’immagine inconscia corporea negativa, pensa di non piacere neanche ai ragazzi.

Per spiegare meglio cito Francoise Dolto, dal suo libro:” L’immagine inconscia del corpo”, Edizioni Tascabili Bompiani, 2001, pag. 51, “l’immagine inconscia del corpo si struttura tramite la relazione intersoggettiva, perciò ogni interruzione di tale relazione – il potere dei media può provocare un disturbo o un interruzione di tale relazione, nota personale – di tale comunicazione, può avere effetti drammatici”. Questa futura architetta ha un corpo magro, veste la taglia 38!, ma secondo lei, niente affatto attraente. Benedetta svolge esercizi ginnici in una palestra vicino a casa per mantenersi rigorosamente in forma. Queste ultime strategie promuovono il senso di essere perfetti, di ricercare la perfezione, dei veri “narcisi” sia a tavola che nella vita, in cui l’obiettivo era simile allo “starving”, ovvero rimanere affamata, con vomito indotto. Tuttavia Benedetta ha un punto di forza, un sua risorsa positiva di energia mentale, si direbbe in psicoanalisi, una caratteristica di pensare con la sua testa.

Tuttavia  i modelli sociali ovvero mediatici hanno represso la sua mente al discorso senza un senso critico a suo dire, e mi chiedo, per esempio, al mio dialogo serrato su certe questioni etiche e di modelli sbagliati di identificazione distorta deviata ad un corpo umiliato, Benedetta come reagisce… Lei “alza la testa” con dignità… Vediamo come…

Benedetta frequenta il mio studio 2 volte alla settimana da circa 3 mesi. Sono stata contattata dalla madre, come si fa in questi casi, in cui il disagio psicologico, o il sintomo, viene meglio osservato ed espresso dai familiari, che hanno voluto cogliere un desiderio di cura e prendersi cura della figlia.

Per ritornare al modello proposto dai modelli sociali, vi sono anche quelli falsamente medici, di magrezza anoressica, androgini, e sembra anche misogini, cioè né femminili né maschili, cioè che non accettano la femminilità, facendo rimanere l’adolescente ad uno stadio evolutivo fissato all’infanzia, non identificandosi con le caratteristiche più mature della donna, nel ragazzo non permette di formarsi un desiderio giusto erotizzato verso la donna, lasciandoli in una dimensione orale fissata ma alienata e frustrata.

In certi casi vengono aiutati in certi casi da una chirurgia plastica che propone “palloncini gastrici” favorendo un disequilibrio fisiologico e mentale, da case farmaceutiche o medici prescrittori e nutrizionisti che propongono pillole (passate per vitamine) anoressizzanti che hanno una duplice e tragica funzione di indurre all’inappetenza, ovvero far passare l’appetito ma distruggendo l’equilibrio dell’umore e del pensiero, sollecitando insonni, pianto e malinconia, depressione e disforia con ansia grave.

L’ideale di canone estetico è frustrato, parlare di bellezza è fuorviante infatti, la bellezza è equilibrio ed armonia, un senso del curvilineo e della flessuosità dei movimenti, misure che si completano e complementari, di movimenti con braccia che avvolgono tenaci (quando si è molto magri si è astenici, cioè deboli e con un senso di stanchezza costante) ma d’amore vero, non falso, cioè non segnato da falsi valori legati alla ricchezza e ai soldi con cui comprare vestiti taglia 38… !

Tra i giovani, infatti, regna sovrano il pensiero falso, triviale ed umiliato del concetto che più si è invisibili, più la sessualità è indegnamente cupa e offesa, più bisogna vestirsi “bene”, spendendo molto denaro, dando tanto valore a cose che valore umano in fondo non ne hanno. Il pensiero di questi modelli sociali forma, “costruisce” uno sguardo ritirato sulla sessualità vera, ma umiliato, non spontaneo e degno di essere una sessualità matura e sincera. Esiste infatti soprattutto anche lo spegnimento il “fading”, ovvero il venir meno del desiderio sessuale con un corpo così de-erotizzato.

Insomma i modelli sociali mediatici e medici inventati per il consumismo, non fanno altro che alimentare uno sguardo capitalistico dell’erotico, in cui la donna o l’uomo vengono “scelti” per una profonda scollatura niente affatto sensuale ma marcatamente sporca, bassissima umanamente, poco rispettosa della donna, del suo valore unico. Nella stessa misura l’uomo viene “scelto” per quanti muscoli del petto o genitali ben in vista da indumenti attillati e semi-strappati, rendendo il corpo quasi semivestito. Il tutto indossando un trucco e gioielli vistosissimi, “pataccari”.

Quale mistero dell’Altro si può erotizzare così, nella relazione che si può instaurare nel primo incontro? (Cit. pag. 8 di Byung-Chul Han “Eros in agonia” Edizione Figure Nottetempo, 2019)

Adesso la psicoterapia di Benedetta è stata impostata così, in modo equilibrato, lei cerca di trasformare l’immagine inconscia del suo corpo, da tempo formata con modelli che lo deviano dalla normalità, in modo che il sintomo del disagio alimentare sia stato sanato. Benedetta mangia con regolarità e cerca di proporre un suo modello non solo da “accettare” il proprio corpo  da parte sua e dai ragazzi, ma di amarlo in modo profondo e rispettoso.

Dr.ssa Paola La Grotteria – psicoterapeuta