di Isa Maggi
Il Green Deal europeo è la strategia della Commissione Europea che intende trasformare l’UE in una società equa e prospera, proteggere e valorizzare il capitale naturale, tutelare la salute e il benessere dei cittadini dai rischi ambientali, con l’obiettivo di un’Unione a impatto zero entro il 2050.
In Italia molti sono i movimenti che si stanno muovendo verso una reale declinazione dello sviluppo sostenibile e nei giorni scorsi la Commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato la proposta di modifica dell'articolo 9 della Costituzione.
“La Repubblica tutela l'ambiente e l'ecosistema, protegge le biodiversità e gli animali, promuove lo sviluppo sostenibile, anche nell'interesse delle future generazioni”: questa è la frase che si propone di aggiungere all'articolo 9 della Carta, che sancisce la promozione dello sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico dell’Italia.
L'inserimento in Costituzione del riferimento allo sviluppo sostenibile e alle future generazioni è un risultato davvero straordinario sul piano culturale e politico.
Ed è proprio in questo contesto che occorre leggere oggi la biodiversità alla base dell’agricoltura e della produzione del cibo. La biodiversità permette infatti ai sistemi agricoli di superare gli shock ambientali, di mitigare i cambiamenti climatici, e di far fronte all’era delle pandemie. La biodiversità e il sistema agroalimentare che ne scaturisce favorisce la produzione di cibo con minore impatto sulle risorse non rinnovabili come l’acqua e il suolo e con meno fattori esterni come i fertilizzanti, i pesticidi, gli antibiotici per quanto riguarda l’allevamento degli animali.
Le pratiche agroecologiche conservano e rigenerano la fertilità del suolo perché limitano l’uso dei prodotti chimici di sintesi e prevedeno rotazioni.
E da questa limitazione nasce la correlazione fra tutela dell’ambiente e salute, poiché la biodiversità contribuisce alla diffusione di un’alimentazione sana e diversificata.
I sistemi di produzione all’origine della perdita di biodiversità sono anche alla base di stili di vita inadeguati, basati su consumi eccessivi di alimenti di origine animale e di cibo altamente raffinato, ricco di zuccheri, grassi, sale e conservanti.
Consumare più cibi vegetali, soprattutto se coltivati seguendo pratiche agroecologiche e ridurre gli alimenti di origine animale aiuta a prevenire malattie cardiovascolari, diabete, tumori e tutte le forme di malnutrizione.
La distruzione di habitat naturali e la conseguente perdita di biodiversità creano anche le condizioni favorevoli alla diffusione di malattie zoonotiche e aumentano il rischio di epidemie, per via dello spillover cioè il passaggio di virus da specie selvatiche a specie addomesticate e all’uomo.
Gli allevamenti intensivi aumentano in modo esponenziale il rischio di diffusione di zoonosi.
Salvaguardare la biodiversità attraverso pratiche di agricoltura e allevamento sostenibili significa anche proteggere l’umanità da nuove possibili pandemie.