BRAVO IL PREMIER MA CI DIA PIÙ FONDI

da | Giu 22, 2021 | L'opinione

DI Linda Laura Sabbadini*

Sono parole forti, importanti quelle che il pre­ sidente del Consiglio, Mario Draghi, ha pro­ nunciato ieri sulla situazione delle donne del Paese e del mondo al Women Politica! Lea­ ders Summit. Ha parlato giustamente della miopia che si nasconde dietro l'esclusione
delle donne dal mondo del lavoro e dai luoghi decisiona­
li. È giusto. Avviene nel privato, nel pubblico, nell'eco­
nomia e nella politica. Più esclusione delle donne è uguale a minore valorizzazione di talenti. E quindi co­ me ci ricorda il Fondo monetario internazionale, signifi­ ca anche meno produttività, perchè la scelta dei talenti avviene in un collettivo più limitato e meno ricco diete­ rogeneità. È forte la centralità che il premier dichiara di voler dare alla parità di genere nel G20. Una grande spe­ ranza, ci auguriamo, trasversale a tutti i temi, per la pri­ ma volta per il G20. E più forte questo intervento di quel­ lo dell'insediamento, segno che il premier vuole dare una spinta su questo terreno e ciò è un bene non solo per le donne ma per tutto il Paese. Tuttavia ho tre “ma” da evidenziare.
Primo “ma”. Il premier dice: “Vogliamo aiutare le lea­ der femminili in tutto il mondo a favorire l'emancipazio­ ne di altre donne”. No, non dovete aiutare le leader a far­ lo, lo dovete fare voi in prima persona, dovete assumer­ velo come obiettivo strategico che riguarda la vostra azione quotidiana. Se non riusciremo nell'intento che grandi teste pensanti e di azione strategica come levo­ stre si diano questo obiettivo non sarà mai possibile rag­ giungere la parità di genere. Le donne sono fondamenta­ li nell'aprire la strada ad altre donne, ma il grande cam­ biamento sarà quando vi renderete conto che è impor­ tante che lo facciate voi in prima persona, perché questo arricchisce voi, la comunità tutta e rappresenta un balzo reale della nostra democrazia.
Secondo “ma”. Il premier sottolinea la rilevanza di ave­
re il numero massimo storico nel Paese di sottosegretarie nel governo. È ovviamente importante, ogni donna che as­
sume un ruolo decisionale rilevante per me è una gioia ed
è un avanzamento per tutti. Ma abbiamo poche donne mi­ nistre e molte sono senza portafoglio. Anche se brave. Dobbiamo andare oltre, dobbiamo osare molto di più. Quindi attenzione alle nomine. Fondamentale è stata

Terzo “ma”. C'è uno scarto troppo grande tra gli inten­
ti espressi con forza dal premier e l'esiguità delle risorse dichiarate. Sette miliardi per la parità di genere afferma il presidente del Consiglio. Sette miliardi su 240 miliar­ di investiti sono neanche il3o/o del totale. Per una situa­ zione arretratissima dell'Italia su questo fronte. Pochi
eloquenti numeri. Siamo penultimi per occupazione femminile in Europa. Siamo intorno al 48%, l'obiettivo europeo era il 60% per il 2010, la Germania supera il 70%, e così il Regno unito e non parliamo dei Paesi nor­ dici. Per le donne da 25 a 34 anni siamo ultimi in Euro­ pa. Il problema è gravissimo al Sud, ma non pensate che al Nord brilliamo, neanche la Lombardia e il Veneto han­ no raggiunto l'obiettivo europeo del 60% che risaliva al 2010. E sono passati 11anni. In 6 anni arriveremo a una copertura di bimbi al nido pari al33o/o, con 17anni di ri­ tardo rispetto all'obiettivo europeo. Se 7 sono i miliardi investiti non c'è da gioire, c'è da preoccuparsi, perché la parità di genere è palesemente sottofinanziata, tanto più perché questa esigua cifra dovrebbe servire a pro­ muoverla trasversalmente a tutte le aree. Dal digitale al­ la transizione ecologica.
Se davvero si crede nella potenzialità delle donne ita­ liane bisogna avere il coraggio di investire quote impor­ tanti del bilancio ordinario sulle infrastrutture sociali, le politiche attive del lavoro, la formazione. Il Pnrr pos­ siamo interpretar lo come un primo passo. Saranno gli at­ ti successivi a dirci quanto questo governo scommetterà davvero sulle donne di questo Paese.

*Direttora centrale Istat. Le opinioni
qui espresse sono esclusiva responsabilità dell'autrice e non impegnano l'Istat-

La Stampa, 22 giugno 2021