di Linda Laura Sabbadini*
Un sentimento duplice il mio di fronte alle motivazioni della pm di Benevento della richiesta di archiviazione di una denuncia per stupro di una donna madre di due bimbi contro il suo ex marito. Indignazione sì, ma grande tristezza. Il primo motivo è perché le donne non vengono credute quando sono sottoposte alla violenza dei partner. La pm dovrebbe analizzare i risultati dell'indagine sui femminicidi della commissione di inchiesta del Senato. Scoprirebbe che purtroppo la maggioranza delle donne uccise che avevano denunciato,avevano anche dichiarato di temere per la loro vita e per quella dei figli. Succede solo perla violenza sulle donne che non si creda alle parole della vittima, non accade per le rapine o gli scippi o i borseggi. E invece la pm non considera questi come atti di violenza. E il motivo è sconcertante, “considerato anche comune negli uomini dover vincere quel minimo
di resistenze che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito tenta un
approccio sessuale”.
Intanto chiederei alla pm come fa ad affermare che ciò succeda a ogni donna. A me non è mai successo. E come a me a tante altre, perché fortunatamente non è che tutti gli uomini si comportino così e che le donne debbano assecondare gli istinti animali di questi uomini incontinenti. E non è bastato alla pm che le denunce siano state più di una e che la donna sia stata anche minacciata con un coltello.
Ma è possibile che siccome è “comune” forzare la cosiddetta “minima resistenza”, peraltro non ritenuta tale dalla donna, ciò sia sufficiente a escludere la violenza
e a chiedere l'archiviazione del caso? Ma in che secolo vive? E anche lei come tanti offuscata dallo stereotipo della donna a disposizione dei desideri maschili, privata della sua sessualità e della sua volontà? Il problema si presenta troppo spesso. Anche nelle aule dei tribunali gli stereotipi sono diffusi. E spesso si diffondono con l'inconsapevolezza di chili trasmette. Perché i tribunali rispecchiano la società.
Ma se non si combatte questa cultura arretrata non riusciremo mai a sradicare la violenza contro le donne. Per questo sono convinta che sia necessario varare un piano serio contro gli stereotipi di genere. Perché molto spesso anche da
pm o da giudice o da uomo o donna qualunque si possono trasmettere inconsapevolmente tali pregiudizi. Ma questo può avere conseguenze molto negative su tante donne. Sono
troppe quelle che arrivano anche a essere uccise.
*Direttora centrale Istat.
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La Stampa, 21 dicembre, 2021