di Linda Laura Sabbadini*
Il presidertte del Consiglio Dra ghi durante la presentazione del Pnrr ormai ultimato ha fatto appello a «me.tte.rci dentro le vite degli italiani a non avere «miopi visioni di parte» . Lo farò esercitando la valutazione critica delle cifre, come serve in una de mocrazia avanzata. Ho vari punti da sottoporre all'attenzione.
La prima c.osa a cui dovrebbe dare ri sposta un Nextgeneration EU è la qualità della vita e il benessere dei bimbi. Su questo sò di interpretare un desiderio di tutti. Trasversale al Paese.
Ebbene , penso che non ci siamo, guardando alle cifre sui nidi. Con il governo Conte II lo stanziamento era di 3 mi liardi 600 milioni che non arriva va a coprire neanche il 33per cen to di posti in nidi pubblici in ogni regione del Paese. Il Comitato Co lao aveva richiesto il 60%. Zinga retti si era dìchiarato d'accordo, le donne democratiche anche. E così esponenti dei 5 Stelle di Leu, Forza Italia, Fratelli d'Italia. Sem brava che si potesse incrementa re quella cifra. Molte associazioni femminili avevano chiesto tre mi liardi e seiCento milioni in più. E invece? Andiamo indietro rispeto al Conte II.
Andate a pagina 231 del Pnrr dove si dice 152 mila bimbi al nido come obiettivo.
Sapete che vuol dire come investimento?
Due miliardi e 400milioni,un miliardo e 200 milioni in meno di Conte II. Purtroppo la cifra sui nidi non c'è più. La riga è saltata. E la cifra
che circola sui media è 4 miliardi 600 milioni ma questa contiene anche scuole per infanzia e altri servizi per la famiglia. Siamo in tempo per correggere e fare un grande balzo come Paese che investe sul futuro dei suoi bimbi, sull'alleggerimento del lavoro di cura delle madri e sull'occupazione che sarebbe tutta femminile. C'è chi dice «non ce la faremo mai» con la burocrazia! Si risolva! Perché cela dovremmo fare coni ponti e le infrastrutture economiche e non sui nidi? Ricordiamoci che solo 355 mila sono i posti dei nidi.
E solo la metà di questi è pubblica. Ci vogliono 4 miliardi e mezzo in più che sono solo i12% della cifra totale.
Secondo punto. Il Pnrr prevede una cosa molto importante, la riforma dell'assistenza e della non autosufficienza. Ne sono felice.
Vi ricordate, abbiamo una legge 328 di 21 anni fa mai attuata. Ma con quali fondi sarà finanziata? Possiamo fare sul sociale sempre riforme a costo zero o quasi? E' evidente che questa porterà occupazione femminile e qualità della vita degli anziani e disabili.
Potenziamola.
Terzo punto. Imprenditoria femminile. La cifra è quella del Conte II, molto bassa, 400 milioni.
Perché risparmiare proprio su aspetti che incidono in modo importante sull'occupazione femminile? E' la nostra nota dolens. E'obiettivo dichiarato del presidente Draghi.
Ma con un così basso investimento in servizi educativi per l'infanzia,assistenza e imprenditoria come ci arriveremo? Siamo in fondo all'Europa.
Ultimo punto potenzialmente positivo.
La condizionalità. Un punto importante che potremmo sfruttare per i bandi per assumere più donne. Ma la formulazione è assai confusa. Servono norme, criteri, non solo dichiarazioni di buoni propositi delle imprese. Quindi è tutto da costruire, per farlo funzionare.
Settecentocinquanta mila occupati in più in cinque anni con investimenti di 220 miliardi così come dichiara il Pnrr, speriamo sia una ipotesi di minima visto che ne abbiamo persi 950 mila con tutto il blocco dei licenziamenti.
Certamente le donne non ci guadagneranno molto, essendo i settori più toccati ad alta intensità occupazionale maschile.
Ma ce lo siamo dato un obiettivo di crescita dell'occupazione femminile? A me pare di no. E allora cosa ci porta a dire che questo Piano sarà la grande svolta per le donne nel Paese? Non dovremmo fare la valutazione di impatto di genere prima di dirlo?
Non dovremmo pensare di investire di più su di loro? Non c'è dubbio che stiamo parlando per la prima volta di un grande progetto per il Paese guidato da un grande presidente Mario Draghi. Ma sulle dorme dobbiamo essere più sfidanti, liberare le loro energie porterà una forza incredibile al cambiamento.
Osiamo di più.
*Direttora centrale Istat
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l'Istat
La STAMPA, 27 aprile 2021