Che dire? Qualcosa si sta muovendo

da | Ott 25, 2020 | Donne e lavoro

di Isa Maggi

 

Il periodo che andremo a vivere sarà ancora penalizzante per noi donne?
Perderemo ancora altro lavoro?
Vivremo ancora il dramma della violenza chiuse nelle nostre case?
Quali chance finalmente avremo?

Gli Stati Generali delle Donne dal 5 dicembre 2014 e l’Alleanza delle Donne dal 27 giugno 2020 hanno finalmente messo la parola #mobasta alla frammentazione dei movimenti femminili nelle varie regioni italiane.
Chi ancora deve autoconvincersi della bontà di questo processo ormai avviato e inarrestabile, deve innanzitutto ancora acquisire consapevolezza per se stessa ma prima o poi ci arriverà.
Da sole non andremo da nessuna parte.

Un problema da risolvere subito; la violenza domestica durante l’isolamento da Covid -19
Le misure di isolamento della primavera scorsa hanno avuto un impatto serio sull'aumento dei casi di violenza domestica e sulla salute delle donne e dei bambini. Infatti, durante il lockdown, abbiamo assistito all’interruzione dei servizi sanitari essenziali, in particolare per quanto riguarda l'assistenza alle donne in gravidanza e ai neonati, alla somministrazione di cure per malattie croniche e all'interruzione delle cure legate a salute e diritti sessuali e riproduttivi. La combinazione di una pandemia preesistente come la violenza domestica e le disparità sociali ed economiche, profondamente radicate nelle nostre società, ha esacerbato gli effetti negativi del COVID-19. Stiamo entrando ora in un periodo di contenimento analogo e crediamo che si debbano subito prendere misure urgenti per evitare le criticità descritte.
Sistemi e programmi di benessere più forti, concentrati sulla salute delle donne e dei bambini, sono emersi come questioni più urgenti che devono essere considerati prioritari dai responsabili politici locali, regionali e nazionali.
La Lancet Commission sulle violenze di genere ha evidenziato il problema qui descritto e ha rivolto un invito a condividere con Governi, Agenzie ONU, società civile, attiviste e tutti gli attori che si impegnano veramente nella lotta contro la violenza domestica e il maltrattamento dei bambini e delle bambine.
Cosa stiamo facendo in questi mesi?
Dal 2014 lavoriamo su documenti e proposte di politiche di creazione e di sostegno al lavoro femminile promuovendo le imprese femminili, la valorizzazione delle competenze, l'affermazione di se stesse, l'equilibrio tra vita privata e professionale, la gestione dei tempi, la costruzione di percorsi di vita e professionali , la necessità di fare rete attraverso l'Alleanza delle Donne.
l team di Stati Generali delle Donne e Alleanza delle Donne svolgono ogni settimana attività on line che hanno messo al centro il Piano Nazionale per l’Occupazione Femminile e il Women Business Act e come i fondi della Next Generation Eu potranno finalmente dare una svolta storia al protagonismo delle donne in Italia lanciando un chiaro appello al governo per politiche integrate e la costruzione di un welfare strutturale e sistemico in ogni regione italiana.Stati Generali delle Donne e Alleanza delle Donne, dal 27 febbraio 2020 sono in un live streaming gratuito e aperto a tutte e tutti: studentesse, diplomate, laureate, giovani donne in cerca del primo impiego, ma anche manager, professioniste, freelance, imprenditrici che si reinventano un piano B, chi cerca lavoro, chi l’ha lasciato ma vuole riprendere, chi vuole cambiare rotta, chi sogna di mettersi in proprio. Tutto questo grazie al contributo di rappresentanti delle Istituzioni, imprenditrici,professioniste, manager; con workshop pratici e interattivi di coach e formatori/ici; con la collaborazione delle più importanti associazioni femminili, riunite nell’Alleanza delle Donne dal 27 giugno.
Le posizioni di noi donne sono chiare e sono contenute nel Piano Nazionale per l’Occupazione femminile e, per quanto riguarda le imprese femminili, nel Women in Business Act.
Il Women in Business Act
Mentre le recessioni tendono a colpire in modo più acuto i settori dominati dagli uomini (ad esempio la manifattura e l’edilizia), la crisi COVID-19 e le risposte politiche associate (ad es. il contenimento a casa, l’allontanamento sociale) hanno avuto un impatto significativo su settori dominati dalle donne, come ad esempio l’ospitalità, il turismo e la vendita al dettaglio.
La crisi Covid-19 ha inoltre ridotto l’accesso all’assistenza all’infanzia, compromettendo la disponibilità di tempo e la continuità dell’attività di molte donne imprenditrici.
Le piccole imprese femminili sono, in media, più piccole in termini di entrate e occupazione. Le donne imprenditrici fanno affidamento sul finanziamento informale rispetto al finanziamento bancario rispetto agli uomini. In quanto tali, le donne imprenditrici sono a rischio di “caduta”per quanto riguarda l’ammissibilità e l’accesso ai programmi di aiuto COVID-19, dato che le misure delle piccole imprese del Governo fanno affidamento sulle relazioni preesistenti con istituti di credito commerciali e non includono disposizioni per micro o piccole imprese..
Ad oggi, la maggior parte delle risposte della politica sulle piccole imprese COVID-19 non sono state sensibili al genere. Gli strumenti finora utilizzati sono state misure indifferenziate che seguono un approccio a “taglia unica” e il supporto potrebbe non essere uguale per tutte le piccole imprese.
Le imprese femminili non ne hanno tratto beneficio e infatti il Rapporto Unioncamere di luglio 2020 ha evidenziato un crollo dei numeri delle imprese femminili. Una recente analisi dell’OCSE sull’imprenditoria femminile ha però sottolineato i benefici attesi di utilizzare il potenziale non sfruttato delle donne imprenditrici, compresa la promozione della crescita economica (fino al 2% del PIL globale secondo le stime) e aumentare la partecipazione della forza lavoro (contribuendo a raggiungere l’impegno dei leader del G20 a ridurre il divario di genere nella partecipazione della forza lavoro del 25% entro il 2025).
Abbiamo rilevato che :
1. L’attenzione rivolta alle PMI con dipendenti da parte delle misure anti covid ha escluso di fatto molte donne imprenditrici che sono ditte individuali o lavoratrici autonomi senza dipendenti ma spesso con subappaltatori e affidamento dei lavori a contoterzisti;
2. L’attenzione ai prestiti continua ad essere una costante sfida, dato l’atteggiamento delle donne imprenditrici e l’esperienza dell’accesso al credito;
3. L’attenzione all’innovazione tecnologica esclude la maggioranza delle imprese guidate da donne;
4. Le donne hanno bisogno di diverse forme di supporto e consulenza in termini di servizi reali e di accompagnamento, programmi di tutoraggio, mentoring e coaching, anche attraverso il supporto dei CIF, Comitati Imprenditoria femminile presenti in ogni Camera di Commercio.
Le donne imprenditrici hanno generalmente meno contatti professionali,compresi consigli di consulenti professionali e advisor.
Le donne hanno meno probabilità di utilizzare soluzioni digitali commerciali, che incidono sulla loro capacità di transizione nel commercio online.
Le donne devono saper affrontare ostacoli diversi e maggiori alla creazione di imprese rispetto agli uomini.
La crisi COVID-19 ha sconvolto le condizioni economiche per tutti gli imprenditori ma la maggior parte delle risposte politiche non hanno utilizzato strumenti specifici per sostenere le imprese femminili, sebbene l’evidenza suggerisca che le donne siano state maggiormente colpite dalla pandemia
E’ emersa quindi dalla crisi la necessità di aumentare “ l’alfabetizzazione di genere” nell’ecosistema imprenditoriale e bancario, per evitare di sottovalutare gli squilibri di genere nell’imprenditorialità.
Rilevante è allora la connessione tra l’ecosistema imprenditoriale e le politiche che sostengono le disuguaglianze socioeconomiche.
E allora cosa fare?
Il Women in Business Act rafforza il sostegno pubblico alla nascita e allo sviluppo di nuove imprese femminili e rafforzare quelle esistenti.
A- Innanzitutto l’istituzione di un Comitato di alto livello per l’imprenditoria femminile con esperte,
consulenti politici/che per consigliare il governo sui programmi di recupero di COVID-19, per rispondere a queste domande:
1. Cosa sappiamo del modo in cui l’attuale crisi sta colpendo le donne imprenditrici?
2. In che modo i Governi possono raccogliere dati sugli effetti di genere della crisi sul sistema delle imprese?
3. Quali misure sono state prese per affrontare le sfide specifiche affrontate dalle donne imprenditrici? Cosa può fare il Governo per garantire che le donne imprenditrici possano beneficiare di pacchetti di assistenza specifici?
4. Quali sarebbero le caratteristiche di una politica di imprenditorialità sensibile al genere in risposta alla crisi COVID-19?
5. Cosa può fare il Governo per mantenere l’attività per le donne imprenditrici ed evitare battute d’arresto nella partecipazione e nel successo delle donne nell’imprenditoria?
B- Occorre immaginare la realizzazione di un “modello imprenditoriale mediterraneo” per migliorare l’ecosistema dell’imprenditoria femminile attraverso quattro obiettivi interconnessi da realizzare nel periodo 2020- 2025 :
– aumentare il numero di imprese a conduzione femminile che crescono a livello internazionale,
– aumentare il numero di donne in posizioni di comando in società italiane,
– aumento del numero di donne imprenditrici
– aumentare il numero di start up guidate da donne.
Occorre strutturare 10 azioni per ciascun obiettivo e stabilire obiettivi quantitativi da raggiungere entro il 2025:
– Aumento del 100% del numero di società commerciali a guida internazionale;
– Aumento del 100% della partecipazione e del tasso di donne nei programmi di sviluppo gestionale;
– Aumento del 50% nelle donne partecipanti a programmi di start up;
– Aumento del 50% del sostegno alle imprese locali per le donne nell'ambito delle attività commerciali.
Con alcuni adattamenti, i programmi attuali devono comprendere gli investimenti nelle imprese femminili per mettere a punto una strategia di imprenditorialità e di innovazione in tutto l'ecosistema femminile anche attraverso l'incontro tra le imprese femminili e il sistema degli incubatori, acceleratori, università, innovation hub attraverso un contributo a fondo perduto per l'acquisizione dei servizi prestati da tali soggetti e per il rafforzamento patrimoniale .
E’ necessario garantire che l’analisi di genere sia applicata non solo ai dati raccolti su COVID 19, i programmi in fase di sviluppo, la loro diffusione e il loro impatto, ma occorre analizzare come i finanziamenti e i bonus previsti dai vari DPCM sono stati assegnati.
E’ necessario attivare percorsi di formazione e strumenti per la trasparenza per le agenzie di finanziamento. Sviluppare dati disaggregati per genere per il monitoraggio degli impatti e delle imprese di COVID-19 e sostenere la partecipazione e l’impatto del programma è una risorsa vitale per garantire politiche aziendali sensibili al genere.
Le future politiche economiche devono essere sensibili al genere.
1) In quali settori operare? Le donne imprenditrici hanno più probabilità degli uomini di impegnarsi in settori colpiti duramente dal calo della domanda dei clienti (ad es. vendita al dettaglio, ospitalità, turismo).
2) Occorre focalizzare il sostegno sulla sostenibilità e la crescita per le donne già imprenditrici e orientare le nuove aspiranti imprenditrici spingere le donne attraverso percorsi di orientamento alla scelta imprenditoriale che facciano emergere le donne effettivamente dotate di spirito imprenditoriale, da sostenere, accompagnare e formare con attività formative specifiche.
Occorre selezionare i talenti imprenditoriali che hanno un progetto di fattibilità da parte di un team di esperte/ imprenditrici di successo;
b) accompagnamento/formazione di un mese dei talenti così selezionati;
c) un mese di stage in azienda-incubatore dello stesso settore di quello nel quale opererà;
d) erogazione di un #microcredito, se necessario.
3) Aumentare l’accesso al capitale per le donne imprenditrici, incluso un aiuto mirato su progetti di ripresa e con fondi specifici per settore ( una riproposizione del modello della legge 215, prima della sua regionalizzazione) oltre ad una formazione mirata di sostegno all’alfabetizzazione finanziaria.
4) Investire nel rafforzamento degli ecosistemi dell’imprenditorialità, compresa l’assistenza alle donne e alle organizzazioni di sostegno alle piccole imprese e gli incentivi per le piccole imprese tradizionali per coinvolgere e supportare in modo proattivo diverse donne beneficiarie, ad es. attraverso quote per le imprese di proprietà femminile.
5) Aumentare l’accesso delle donne imprenditrici ai contratti di appalto pubblico attraverso quote (ad es. come percentuale del finanziamento aggiudicato).
6) Supporto per la trasformazione digitale delle piccole imprese in commercio online.
7) Attivare investimenti in infrastrutture sociali e di sostegno alle piccole imprese, compresa l’integrazione di politiche e programmi incentrati sulla genitorialità.
8 ) Attivare programmi di networking in generale per tutti gli imprenditori, ma ancora di più per le imprese delle donne, per accedere alla consulenza aziendale, alla formazione e alla consulenza finanziaria, anche attraverso Protocolli dedicati per aiutare le donne imprenditrici a interagire con le piattaforme virtuali.
9) Attivazione di misure per aumentare il numero di donne d’affari, Business Angels e decision-maker in fondi di venture capital, al comando di organizzazioni di capitali di rischio per aumentare l’accesso al capitale di rischio da parte delle donne imprenditrici e per supportare le imprenditrici che sono davvero orientate alla crescita.
10) Creazione di un kit per progettare politiche imprenditoriali efficaci per le donne, per il trasferimento di buone pratiche, per un orientamento alle scelte sulle politiche imprenditoriali delle donne e un database di casi studio sulle migliori pratiche.
11) Favorire lo start-up di imprese femminile ad alto potenziale di ricerca nell’ambito ambientale, dell’economia circolare e più in generale della sostenibilità.
12) Monitoraggio dei programmi di supporto e garanzia del sostegno alle imprese guidate e fondate da donne
13) Aumentare la promozione di modelli di ruolo femminili.
Come usare i fondi della Next generation Eu
Occorre costruire una rete di infrastrutture sociali diffusa e operante su tutto il territorio nazionale. I dati del recente rapporto della Caritas sulle povertà confermano le nostre preoccupazioni.
Ma occorre anche che lo Stato intervenga con un piano di assunzioni stabili che consentano allo stesso tempo la sostenibilità economica delle famiglie e, attraverso la messa in circolazione di denaro, entrate fiscali e afflusso di risorse alle attività produttive. I “servizi” che lo stato può attivare o implementare sono molti e in grado di costituire un volano importante per la ripresa economica: dall’assunzione diretta di personale nei diversi ambiti della sanità (sostituendosi alla gestione a volte discutibile di cooperative); nell’istruzione e formazione di qualità; nella salvaguardia, conservazione e valorizzazione dei beni artistici, paesaggistici e culturali; nelle attività collegate al turismo (centri di informazione e promozione), nei centri per l’impiego e di avvio al lavoro; nell’accoglienza alle persone migranti e nell’integrazione nello spazio pubblico (con una gestione/supervisione più capillare di associazioni o cooperative); nelle infrastrutture con partecipazione dello Stato: rete stradale e autostradale, servizio aereo, ferroviario (sviluppo reti locali, strategiche per pendolari), navale (traghetti pubblici), telecomunicazioni e banda larga ecdc. attraverso l’assunzione di personale qualificato per la progettazione, la gestione e le attività collegate alla manutenzione e la gestione e il reinvestimento degli introiti. Si rivelerebbe strategico anche tornare alla partecipazione maggioritaria in almeno una banca pubblica che assicuri il pagamento di fondi e sussidi pubblici in tempi brevi e certi.
Tutto ciò produrrebbe vantaggi non solo per l’occupazione in generale ed in particolare per quella femminile essendo l’ambito dei servizi pubblici particolarmente congeniale alle donne (Rapporto Colao) non solo nell’ambito dei servizi, ma anche nell’ambito dell’organizzazione gestionale, nonché di progettazione e realizzazione delle infrastrutture (Titoli di studio e competenze femminili alte).
Tutto ciò è fattibile perché è stato fatto in passato con successo, prima che le privatizzazioni sostituissero i privati nella gestione pubblica producendo grandi, a volte enormi, esborsi, grave perdita di posti di lavoro e l’alienazione di infrastrutture strategiche per lo Stato attraverso le vendite a paesi esteri.
Per ottenere vantaggi da tutto ciò è imprescindibile una gestione pubblica ad ogni livello compresi quelli apicali e decisionali consapevole, responsabile e competente.
Di conseguenza è necessaria una formazione accurata, obbligatoria, riguardante una gestione responsabile, equa, sostenibile secondo gli obiettivi di Sostenibilità e, di conseguenza, attenta all’attuazione del Gender Mainstreaming in ogni ambito e livello.
E poi? Ancora infrastrutture certamente. Ma infrastrutture strategiche dedicate al lavoro delle donne e al miglioramento della qualità della vita delle famiglie.
Le donne hanno bisogno di strutture di quartiere e a domicilio ( per anziani e disabili) a livello anche di condominio anche su modelli di coesione di piccoli gruppi in autorganizzazione ( turnazione / cooperative di assistenza) servizi di qualità garantiti ovunque ( scuola + pullmino e locale attesa x il rientro dei bambini ).
Perché oltre ai neonati ( sempre di meno) noi donne abbiamo una marea di attività da assolvere in famiglia anche se composta da 2 persone ( donne single con figli)
Manca soprattutto il lavoro ma manca anche il supporto per poter lavorare in serenità, a partire dagli asili nido ma pensando anche ai percorsi di studio dei nostri figli e delle nostre figlie.
Ora bisogna mettere in campo le riforme necessarie ad adeguarsi alle raccomandazioni della UE e rilanciare l’economia.
Le misure in generale necessarie:
– prevedere una omogeneizzazione della disciplina per la tutela della maternità/paternità per estendere anche alle lavoratrici/ori autonome/i, alle imprenditrici e alle professioniste le misure attualmente previste per le lavoratrici dipendenti.
– sgravi contributivi e fiscali per i datori di lavoro che assumono donne a tempo indeterminato.
– rendere permanente la destinazione delle risorse del Fondo per la contrattazione di secondo livello per l’introduzione di sgravi contributivi a favore dei datori di lavoro che adottano misure per aiutare i e le dipendenti ad armonizzare famiglia e lavoro;
– ai fini della determinazione dei premi di produttività, devono essere computati anche i riposi giornalieri della madre;
– prorogare il regime della cd. Opzione Donna, allargando la facoltà di accedervi anche alle giornaliste, alle lavoratrici che fanno riferimento a casse previdenziali diverse dall’Inps e alle libere professioniste;
– prevedere un incremento della copertura figurativa per i periodi di interruzione lavorativa ai fini del raggiungimento dei requisiti per l’accesso al trattamento pensionistico: i contributi figurativi riconosciuti per i periodi di tutela della maternità/paternità e per quelli di assistenza e cura del coniuge o del parente di primo grado;
– per le aziende che rimuovono le disparità salariali vengono introdotte misure premiali;
– tutte le imprese sono tenute a presentare il Rapporto annuale sulla situazione del personale e sul divario retributivo fra i propri addetti;
– tutte le amministrazioni pubbliche e le imprese private devono avviare programmi di audit interno per rilevare e prevenire molestie, violenze e discriminazioni sul luogo di lavoro. A tale scopo viene nominata una figura di riferimento interna all’azienda per la valutazione del rischio, secondo il modello implementato dal Metodo Scotland;
– obbligo di corsi di aggiornamento aziendali per l’abbattimento di stereotipi di genere e per la presa di consapevolezza di diritti. Deve essere richiesta all’azienda una relazione gender sensitive sul proprio operato;
– devono essere previsti sgravi contributivi e fiscali per chi assume donne vittime di violenza di genere inserite in appositi programmi di protezione al fine di garantirne il pieno reinserimento nel tessuto sociale, economico e produttivo.
In definitiva occorre superare la grave situazione italiana che vede meno della metà delle donne impegnata in attività lavorative e professionali e raggiungere la media europea di occupazione femminile che è appunto del 62 per cento.
Occorre assumere la lotta alla disoccupazione femminile e alla precarietà in generale come priorità assoluta, con un piano straordinario di investimenti pubblici e privati capaci di creare lavoro buono, stabile e dignitosamente retribuito per tutte e per tutti.
D’altra parte, non è neanche detto che una eventuale ripresa generale dell’occupazione vada a incidere positivamente su quella femminile, sia in termini di accesso al lavoro sia di gap salariale.
Occorre ipotizzare che il 50 per cento dei nuovi assunti siano donne.
La politica e le risposte del Governo
Il Presidente Conte ha finalmente risposto alla nostra richiesta del 4 agosto 2020 dichiarando che parte del Recovery Fund verrà destinato al Piano Nazionale per l’Occupazione femminile.
Il presidente Mattarella ha sottolineato che si deve mettere al centro il lavoro femminile per determinare un incremento demografico.
Il Ministero dello Sviluppo economico ha pronti tre Fondi da inserire in legge di bilancio, con una prima dote. Per il sottosegretario Gian Paolo Manzella, che ne ha ispirato la genesi, «su alcuni ambiti innovativi è importante dotarci di strumenti per poi utilizzare al meglio e subito le risorse europee del Recovery Plan quando saranno disponibili».
Il “Fondo a sostegno dell’impresa femminile” partirebbe con una dote di 20 milioni annui dal 2021 al 2023 per un mix di interventi: contributi a fondo perduto per avviare nuove aziende,con finanziamenti a tasso zero o agevolati, percorsi di assistenza tecnico-gestionale, una linea specifica per il venture capital all’interno del Fondo nazionale innovazione.
«In linea con altri paesi europei una componente centrale – dice Manzella – è riservata alle azioni di comunicazione per la promozione del sistema imprenditoriale femminile e per iniziative volte a diffondere la cultura imprenditoriale tra le donne». L’obiettivo della norma, che è anche oggetto di una proposta di legge del Pd, è iniziare a ridurre un differenziale imbarazzante: solo il 22% di imprese femminili, peraltro meno propense all’innovazione tecnologica e all’internazionalizzazione.
Anche la norma preparata dal Mise per le industrie creative ricalca una proposta di legge del Pd e anche in questo caso si partirebbe da una dote di 60 milioni in tre anni con l’obiettivo di fare sinergia con analoghe iniziative o bandi regionali. Il “Fondo Pmi creative” attraverso un mix di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati da definire con decreto Sviluppo-Beni culturali si rivolgerebbe a un vasto comparto che include tra l’altro audiovisivo, cinema, musica, architettura, musei, comunicazione e pubblicità. I voucher dovranno incentivare anche l’acquisto di servizi, ad esempio di design, da parte di imprese tradizionali del settore manifatturiero.
Per un ulteriore fondo previsto nel pacchetto, destinato a investimenti nel capitale di rischio delle Pmi, è prevista una dotazione di 100 milioni per il 2021 di cui la metà per il settore aeronautico, per favorire aggregazioni, acquisizioni e ristrutturazioni consolidando la filiera.
Manzella è il promotore anche di altre due misure inserite dal Mise tra le proposte inviate al ministero dell’Economia in vista del varo definitivo della manovra. La prima è l’introduzione dei valori di imprenditorialità e lavoro tra gli insegnamenti scolastici di educazione civica, per creare sensibilità sui temi delle imprese già tra i giovani. Ed infine, «in attuazione di una Raccomandazione del Consiglio Ue – spiega il sottosegretario – intendiamo finalmente istituire il Comitato nazionale per la produttività». L’organismo avrà come membri 9 esperti presieduti dal presidente del Cnel e designati su proposta dei ministri, di Banca d’Italia e a uno dell’Istat, con il compito di fornire analisi sull’andamento della produttività e proporre politiche per la crescita.
Che dire? Qualcosa si sta muovendo.