Chi ha rubato la marmellata?

da | Set 21, 2010 | Filosofando

Quando si è accusate ingiustamente e non si  fa nulla per discolparsi significa che qualcosa di importante blocca l’essere, il noi più profondo è annichilito e schiacciato da una mancanza.

Di quale mancanza stiamo parlando? Stiamo parlando di quella fiducia in se stessi che è fondamentale, fin da piccoli, per imparare a farsi considerare. Le accuse ingiuste si sperimentano fin dall’epoca di “Chi ha rubato la marmellata?” e chi fin da quel momento ha taciuto, anche se non aveva rubato nulla, ha forti probabilità di diventare vittima privilegiata di future nuove accuse. Se quando ci incolpano stiamo zitte, anche ora da adulte, non facciamo altro, ora come allora, che rinforzare l’idea della nostra colpevolezza agli occhi degli altri. Chi tace spesso è convinta di non riuscire a spuntarla “tanto hanno sempre ragione loro, è inutile parlare”, per cui non controbatte e si chiude in un silenzio rassegnato. Ci sono donne che non parlano per evitare la fatica dello scontro, salvo poi pentirsene in un secondo momento. Questa mancanza di parole conduce ad una mancanza di reattività con il risultato di subire spesso ogni sorta di vessazione. Come uscirne? Certamente acquisire maggiore considerazione di sé non è cosa semplice e veloce, con un po’ d’impegno possiamo fare i primi passi preparando come un avvocato le nostre arringhe prima di essere in tribunale. Se al lavoro, avendo compreso il nostro punto debole, hanno la cattiva abitudine di accusarci di ogni cosa (da quando manca la carta della stampante a quando un cliente si lamenta) dobbiamo essere pronte, prove alla mano, a discolparci. Sarà un’attività certosina che richiede anche allenamento, chi ci circonda si lamenterà considerandoci delle rompiscatole, ma sopportiamo (questa volta per un giusto fine) perché stiamo percorrendo i primi passi di una strada verso la liberazione dalla fastidiosa e nefasta posizione di vittime predestinate. Ogni grosso cambiamento della propria vita ha bisogno di solide basi su cui appoggiarsi e solo allora diventerà stabilità, raggiungerà cioè una condizione permanente senza pericolosi ritorni ad un passato da dover ri-superare. Spesso le donne sottomesse hanno alle spalle l’incapacità di difendersi fin da bambine ed è proprio su questa “falla” che i prevaricatori, maschi ma a volte purtroppo anche femmine, si fanno largo per instaurare il loro strapotere soverchiante. Non trascuriamo dunque i piccoli segnali di resa che le bambine manifestano fin dalla più tenera età: prese in tempo molte incapacità non degenerano in totali sconfitte. Possiamo concludere ricordando che le tracce della predisposizione ad essere sottomessi le possiamo individuare anche nei maschietti e anche lì dovremo agire con tempismo.

Maria Giovanna Farina