di Marta Ajò
Signor Sottosegretario alle Pari Opportunità ci faccia sognare!
Noi donne, non possiamo opporci al cambiamento, anzi lo abbiamo sempre reclamato.
Un cambiamento della società non può prescindere da quello della politica, l’uno è speculare all’altro. Dunque, anche su questioni attinenti alle pari opportunità si può contemplare un cambio di genere al Governo .
Non mi unirò a chi dirà che Lei, inesperto-ignorante della materia, non potrà fare bene o quelle persone che, sull’onda dell’opportunismo, esalteranno questa scelta. Penso che una buona gestione della cosa pubblica non sia maschio o femmina.
La buona politica è quella che sa contemplare tutte le differenze e tutte le esigenze, che salvaguarda l’economia di una Nazione e il rispetto dei diritti dei cittadini.
Facciamocene una ragione. A niente serve issare testuggini difensive che isolano e dividono.
L’altra metà del cielo non può partire arroccata su posizioni che non hanno dato il risultato che si sperava e necessitava.
Le vere vittorie delle donne si sono realizzate negli anni 70/90, poi il poco o il niente.
La politica di quegli anni era definita nelle posizioni e nei programmi.
Sapeva distinguere le fasce sociali, si confrontava, ascoltava e rispondeva. In quel quadro che oggi appare, ma non lo è, lontanissimo abbiamo avuto i migliori interlocutori, le migliori leggi e una società reattiva.
Nessuna nostalgia anzi. E’ necessario prendere atto che oggi viviamo una linea di non ritorno e che se non proviamo a fare un’analisi approfondita e non recuperiamo energie, non per adeguarsi-appiattirsi, ma per collaborare e creare nuove proposte perseguibili, sarà una vera sconfitta: del passato come del presente.
A noi donne, abituate a rimboccare le maniche, spetta ancora una volta di assumere la responsabilità di accompagnare questo cambiamento. La metà del cielo è troppo vasta per classificarla in schemi politici stereotipati, destra-sinistra-centro/casalinghe-femministe.
Noi donne società, professioniste, mogli-madri, lavoratrici non dobbiamo stare a guardare- subire-scimmiottare ma agire autonomamente forti della nostra storia e dei nostri saperi.
Dall’accettare il cambiamento raccogliamo anche la sfida di farne parte a tutti gli effetti.
E’ sembrato persino offensiva, un po’ volgare, la nomina di un uomo nella sede più alta di discussione e decisione per la Parità di genere.
Il demerito di questa esclusione, che si è accentuata nel tempo, dispiace dirlo, è in parte anche di quelle che hanno occupato incarichi di prestigio.
Il primo Ministero delle Pari opportunità è stato forse l’unico che ha elaborato politiche complesse. Non si è avvertita altrettanta attività in quelli successivi se non per riformare in peggio gli organismi di parità già esistenti, per ritagliarsi deleghe meno vincolanti e per una minore autonomia politica.
Infine dimenticate le altre, quelle che in tutti questi anni, con fatica, hanno avuto un ruolo aggregante fra molte, nelle diverse realtà territoriali, in ruoli pubblici, nelle organizzazione e nelle associazioni, e che hanno creduto in un cambiamento possibile. L’ eliminazione degli avversari è una metodologia che si è compiuta in particolare sul genere donna.
Signor sottosegretario ci faccia sognare, noi non spareremo contro di Lei.
Si guardi attorno, si documenti, ascolti. Vedrà che troverà molte di noi disposte ad aiutarla, a sostenerla nel suo lavoro.
Le cose a cui dare risposte sono molte e non può non conoscerle e comunque ci sarà chi Le darà le informazioni. Infine le pari opportunità di lavoro, di cultura, di futuro non riguardano certamente solo un genere o alcune classi e i disagi economici-ambientali-territoriali non hanno sesso. Ciononostante fra i molti la differenza di genere ne marca un ulteriore valore di disparità.
Allora ci faccia sognare e ci dimostri di avere una sensibilità che finora al suo genere è mancata.
Vedrà che non se ne pentirà.