La Presidente della CNA FITA, uno dei maggiori sindacati del trasporto su gomma
Chi mi riceve negli uffici della CNA FITA, sindacato che conta trentamila iscritti per circa centomila veicoli su strada, è una giovane donna dallo sguardo acuto e dal piglio sincero: Cinzia Franchini, Presidente dal 2011.
“Io sono maestra elementare, ma vent'anni fa facevo l'impiegata qui a Modena. Un lavoro mediocre in un ufficio banale – racconta, mentre gli occhi le ridono come se stesse facendomi uno scherzo -. Mi sono scocciata; una piccola ditta di trasporti cercava un autista che potesse anche dare una mano in ufficio. Mi sono presentata, mi hanno assunto. Siamo nel '92. Il titolare, qualche anno dopo, è diventato mio marito. Nel frattempo ho studiato, mi sono informata e, ancora più importante, ho vissuto in prima persona tutti i problemi della professione. Ho sentito il bisogno di essere parte attiva per rappresentarli, mi sono avvicinata dunque al sindacato. Sono entrata nel direttivo a Modena, alcuni mi hanno guardato storto perché il mondo dei trasporti è davvero un mondo di uomini.”
Annuisco, perché gli autocarri per il trasporto merci nel nostro paese superano i quattro milioni mentre le donne camionista sono circa 1800. E sbaglio, perché non sono loro, i camionisti, ad averla discriminata. Sono i loro rappresentanti che stanno in ufficio e che raramente hanno tenuto un volante fra le mani.
“Nel 2005 sono entrata nel direttivo – continua – e nel 2009 sono diventata Presidente Provinciale. No, non mi è bastato, due anni dopo sono stata eletta Presidente Nazionale. Perché? Semplice. Ho desiderato che il sindacato parlasse un linguaggio diverso, più sincero e meno inamidato. Ho detto: io non assicuro niente a nessuno, soltanto che farò del mio meglio. Dopo tante promesse, ci hanno creduto: ecco perché sono qua. E ora non posso deluderli, non basta amministrare con saggezza l'acquisito. Il mercato è in continuo mutamento e ogni giorno bisogna trovare nuove soluzioni che soddisfino tutti e non ledano gli interessi di nessuno. L'ingresso di una massa di autisti dell'Est Europeo, non specializzati e sottopagati, ha generato e continua a creare gravi problemi. Le infiltrazioni mafiose nel settore sono numerose e spesso quasi impossibili da riconoscere.”
Ecco, sapevo che avrebbe toccato questo argomento: per le sue posizioni intransigenti, durante il 2013 ha più volte ricevuto lettere di minaccia e perfino pallottole inesplose, messaggi di chiara matrice mafiosa.
“Paura? Certo, solo gli idioti non hanno paura. Ma non mi fermano, ci mancherebbe: questa è proprio la mia prima funzione. La mafia inquina il mercato. Ai mafiosi non importa se i trasporti sono pagati un po' meno, tanto il loro primo scopo e quello di riciclare, poi caso mai di guadagnare. Allora, mi do da fare in quel senso, anche se non sono in grado di giurarti che, fra i miei trentamila iscritti, non si nasconde nessun mafioso. Vero che ci vuole il certificato antimafia per potersi iscrivere all'Albo degli Autotrasportatori, ma è così facile eludere i controlli. Un titolare ha subito una condanna, lo escludiamo, utilizziamo un prestanome e abbiamo risolto il problema.”
Dovrei chiederle se e quando si è sentita davvero discriminata, ma – passando con leggerezza da un argomento all'altro – me lo racconta, ridendone con arguzia:
“Quando sono stata nominata, non ho potuto intervenire e mi sono fatta rappresentare dal mio Segretario. Sai che cosa hanno detto? Che non c'ero perché avevo fatto tardi a lavare i piatti, hai capito! Invece di offendermi, l'ho utilizzata come battuta la prima volta che sono arrivata in ritardo: scusatemi, non avevo finito di lavare i piatti, ho detto. E li ho guardati dritti in faccia: sono stati tutti zitti.”
Cinzia Franchini, che in poco meno di vent'anni da camionista è diventata Presidente, guarda tutti così: dritto in faccia, senza paura.