Spesso nell'attesa di quello che verrà ci perdiamo quello che c’è.
Di questo argomento se ne sono occupati anche poeti e scrittori, pensiamo a Lorenzo il Magnifico che nell’incipit del “Trionfo di Bacco e Arianna” incita a godere dell’oggi poiché del domani non c’è certezza. Soprattutto da giovani si vive in funzione del futuro senza pensare che gli anni più belli e spensierati della vita sono quelli che si vorrebbe volassero, ma anche da adulti accade di perdere l’intensità di momenti unici perché si è troppo tesi a immaginarci in vacanza o al momento che ci consegneranno l’auto nuova, i mobili o l’appartamento in costruzione.
Queste situazioni sono scadenze a medio o lungo termine e aiutano anche ad affrontare le durezze dell’esistenza; più preoccupanti sono invece quelle a breve o brevissimo termine in quanto ci impediscono realmente di godere del presente. Accade per cui che al lunedì si pensi già al sabato o alla domenica, al mattino immaginiamo quando saremo di ritorno a casa e appena giunti al lavoro pregustiamo la pausa pranzo, fino a giungere al paradosso di trovarci al momento atteso e di stare già pensando al prossimo.
Tutto ciò oltre a sminuire il valore di quello che stiamo facendo deprezzandolo, ci impedisce di cogliere ogni sfumatura persino di ciò che ci piace, ma il fatto più grave è quello di togliere tempo alla nostra vita: è come se quel dato momento atteso non fosse vissuto perché si vive continuamente in una sfasatura del tempo. Allora come possiamo uscire da questo circolo vizioso? Pensando e ricordandoci che la vita è adesso, e se è vero che dobbiamo pensare al nostro futuro creandoci delle certezze, allo stesso tempo c’è un futuro immediato che sfugge continuamente che è “ora”. In questo momento sto scrivendo e non penso ad altro, solo così vivo pienamente questo incontro con la scrittura. Chi sta leggendo vive pienamente il momento solo se per pochi minuti fa null'altro che “ascoltare”, senza lasciarsi distrarre da ciò che farà tra un attimo.
Maria Giovanna Farina