Commento al libro: “Ave Mary. E la Chiesa inventò la donna”. Di Michela Murgia. Einaudi, 2011
Ieri c’è stato il giorno di festeggiamento per le donne. L’8 marzo è segno di rimando al rispetto che tutti devono a noi donne, ma anche di rinnovare dimensioni di umanità quali l’uguaglianza dei generi a livello socio-politico, la reciprocità tra essi, l’amore per le differenze, ovvero la complementarietà con gli uomini. E poi la discussione, se non la diatriba infinita sulla violenza contro di noi.
Il libro di Michela Murgia, scrittrice affermata, scomparsa l’anno scorso, con studi di teologia, rimanda alla figura della Madonna. Già e che Madonna! Chi pensa che sia una figura così plasmata dal pensiero maschile, pensa in parte ad una personalità docile, remissiva e dedita alla prole, e che prole! Gesù…
Ma la Madonna qui viene descritta non solo al servizio di Dio, ma piena di carattere, ovvero con una libertà di fondo nel pronunciare il suo :”Sì” all’Arcangelo Gabriele che ancora giovanissima le propose di diventare madre dell’Altissimo, senza aver contratto un matrimonio, anche se già promessa sposa a Giuseppe, senza avere rapporti con lui o con altri.
Ma di chi stiamo parlando? Della figura più celestiale che la Chiesa che potesse raffigurare e parlarci dovendo narrare e istruire su Dio e le cose della religione cristiana, ma poi anche cattolica, perchè Maria di Nazareth è cruciale anche per molti credi religiosi.
La sua sottomissione al progetto divino è apparente, legata al suo compito, ma la sua forza mentale non finisce né riguarda esclusivamente la gravidanza. Tuttavia, come già accennato, la Madonna riserva per l’Altissimo il massimo della forza spirituale, nel mostrarsi tutta convinta del progetto che le si stava proponendo, diventare Madre di Dio!
Perché è così che la Chiesa mostra la donna, materna, accudente, completamente dedita al Figlio, Gesù, che la vedrà Addolorata sul Monte Calvario. Quindi alla donna Maria e anche alla donna in generale, è abbinato anche un dolore profondo, di chi ha amato fin dal ventre gravido la progenie, fino a quando Gesù viene ammazzato in croce. Poi risorge! Così Maria non viene descritta nella sua morte, anzi assurge al Cielo, come se una madre non morisse mai!
Michela Murgia ci ricorda delle icone di Maria, come per raccontare di una figura più che angelicata, ma mai veramente umana, perché perfetta. Ecco che questo è una traccia di idealizzare una donna certamente unica e diversa dalle altre, ma che le donne fanno fatica ad imitare. Poi è presente nelle preghiere del Rosario, che si sciorina in 10 Avemarie e un Padre Nostro! Così per 5 volte… Vogliamo pensare ad una donna così “lontana” ma lo stesso “vicina” nelle tribolazioni a noi donne?!
Mi ha colpito come la Murgia ha dedicato un ampio capitolo sulla verginità della Madre del Cristo. Non è di sicuro di questa illibatezza che serve a Dio per dimostrare la sua potenza e non è di questo che si tratta, ma della sua consistenza e purezza spirituale nei confronti delle cose degli uomini e di Dio.
Un’altra cosa che mi ha colpito è come la scrittrice sarda ha ricordato Madre Teresa di Calcutta, una santa già in vita, ma che ha condannato la contraccezione e l’aborto.
Come si può evincere da quanto scrive il Papa Giovanni Paolo II, in Mulieris Dignitatem, una lettera apostolica, che ribadisce in modo rigido e poco accondiscendente l’unica possibilità di diventare madre, quella che l’occasione da, potrei aggiungere io, con una punta di sarcasmo. Perché usare un profilattico è segno di scelta di vita e proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili e in ogni caso poter abortire in certi casi è altrettanto vitale, come nei casi di violenza sessuale o simili.
Il nocciolo della questione che Michela Murgia adduce all’immagine che la Chiesa dà di Maria, è che essa ha fondato e rimarcato i modelli mentali di patriarcato, come la figura di Maria di Nazareth veniva presentata, suo malgrado, nonostante la realtà della cristianità.
Il libro scorre con concetti sia attuali religiosi che socialmente condivisibili, mai scontati, con un linguaggio intriso di un lessico ricercato, ma mai troppo complicato.
Chi volesse confrontarsi con chi è cattolica come Michela Murgia, ma nel contempo abbia una visione critica ecclesiale, può avvicinarsi al testo in modo da dialogarci, per avere un contraddittorio sia su questioni religiose, sia su dimensioni prettamente femminili.