Da donna a donna

da | Ott 27, 2016 | L'opinione

Perché essere donne è impegnativo!

E, responsabili del ruolo che vogliamo svolgere nella società e nelle scelte del nostro Paese, per cui abbiamo per tanti anni combattuto, per cui rivendichiamo una diversa cultura delle nuove e vecchie generazioni, per cui ancora oggi chiediamo giustizia, diventa difficile non guardare al nostro genere senza richiamarlo a quest’impegno.

I comportamenti di alcune, che vorrebbero o credono di rappresentarci in varie sfere dello svolgimento della vita pubblica, ci rendono perplesse (per usare un eufemismo).
Alcuni esempi. A cominciare da un’orrenda e diseducativa televisione che propone al suo pubblico, ovvero tutte/i noi, un programma di intrattenimento (riuscito perché bisogna pur dire che assistere impotente davanti al disfacimento dell’individuo t’incolla alla poltrona) in cui delle persone di entrambi i generi, vivono, s’insultano, si scannano dalla mattina alla sera sotto gli occhi di telecamere per un pugno di notorietà. Li hanno definiti VIP, very important persons, ovvero persone molto importanti in un chiarissimo italiano.
Chi avesse pensato di sbirciare nella vita di qualche scienziata/o, scrittrice/ore, filosofa/o, politica/o, attore/attrice, poetessa/a ecc…, ricavandone esempio sarà rimasto deluso o addolorato.
Ci si sarebbe accontentati anche di una via di mezzo. Qualche buon professionista di ogni settore.
Insomma qualcuna/o da cui imparare, che ci offrisse un risvolto umano apprezzabile.

Invece, senza offesa per nessuna/o, hanno messo insieme un’accozzaglia di personaggi sconosciuti o purtroppo conosciuti più per i vizi che per le virtù, più per i demeriti che per i meriti.
Non vale neanche la pena stare a scandagliare su ognuno di loro ma, come donne potremmo sentirci “piccate”dal comportamento di queste con-sorelle di genere.
Potremmo definirle indifendibili, per il loro vociare, la loro ignoranza, la loro maleducazione, il loro esporre il corpo, la mancanza di solidarietà, la povertà di linguaggio, di mostrare un cattivo uso e concetto di maternità. Potremmo dire anche che ci fanno pena, ogni giorno più sciupate, più ingobbite, più mascherate, più cattive, più depresse. Potremmo ma siamo troppo arrabbiate.
Arrabbiate perché abbiamo fatto e vogliamo portare a termine per il futuro quella pacifica rivoluzione di genere cominciata un ventennio fa come protagoniste e non come spettatrici.

Ci siamo battute per una rappresentanza in ogni ambito, abbiamo sostenuto e sosterremmo le candidature femminili anche in politica. Purché non ci deludano e dimostrino la giustezza di queste scelte. Non ci sta bene scegliere una donna solo per il genere che rappresenta, o sceglierla per paritaria inadeguatezza.
Non ci stanno bene quelle donne che dovrebbero portare avanti nei centri decisionali le istanze inascoltate delle altre, non ci piace che si difendano dando la colpa ad altri delle loro incapacità a governare, non ci piace chi usa il nostro appoggio in modo strumentale, non ci sta bene chi ci ignora, chi appena raggiunge dei traguardi si dimentica che essere very important person vuol dire avere fatto qualcosa d’importante per tutti e non solo per se stessi.

Sono tante le battaglie che vedono le donne impegnate su più fronti, in varie parti del mondo. E’
necessario uscire da egoismi di casta, di appartenenza di popolo. Offrirsi e partecipare in modo altruista e democratico. Senza issare barriere contro i più deboli.
Non ci fa onore che delle donne partecipino al blocco contro altrettante donne, con bambini al seguito, solo per il colore della pelle o per difendere il proprio spazio.
Non ci fa onore che nel 21mo secolo non si siano ancora abbattute quelle barriere che ci facevano diverse e contro cui abbiamo lottato per issarle verso altre meno fortunate.

C’è un senso di malessere che s’affaccia e che ci richiama alle nostre responsabilità, parimenti ai nostri diritti.

di Marta Ajò

pubblicato su Dol's Magazine