Fotografando la Casa, di Elena Luviso e Fiorenza Taricone
In uno dei luoghi più suggestivi dello storico rione Trastevere, alla Casa Internazionale delle Donne, ma per secoli reclusorio femminile, dal 23 al 25 giugno Elena Luviso, l’Associazione Diritti e Culture Organizzare Comunicando (ADECOC) e la stessa Casa internazionale delle donne hanno organizzato il primo workshop internazionale Fotografando la Casa con una interprete per immagini del nostro tempo, Letizia Battaglia.
Per cinque giorni la fotografa, che ha interpretato se stessa e la sua arte con l’impegno della militanza, la cui fama ha da tempo varcato i confini dell’Italia, ha formato e messo alla prova i venticinque selezionati; donne e uomini di età e provenienza diversa, che hanno avuto diverse opportunità all’interno di un unico Master: la prima, conoscere la storia di un luogo dalla viva voce della giornalista e scrittrice Maria Paola Fiorensoli, autrice del libro La dea Perenna. Via della Lungara 19 e dintorni; il complesso, infatti, incastonato fra il Gianicolo in alto e il cuore di Trastevere in basso, vicino al Tevere, in quello che secoli fa era un triangolo sacro per la presenza di tante chiese, e monasteri, si è rivelato agli occhi dei frequentanti del Master come una scatola cinese, una storia nella storia. Quando il movimento femminista romano, ormai qualche decennio fa, abbandonò la prima sede occupata, lo storico palazzo di via del Governo Vecchio, e diede inizio all’occupazione del Complesso del Buon Pastore, oggi Casa Internazionale delle Donne, non sapeva che quello fosse stato da sempre un luogo di reclusione femminile, con una storia degna delle migliori pagine di un romanzo storico.
Il workshop è iniziato così, nel migliore dei modi, legando il passato al presente perché compito era quello di fotografare la Casa, come ha raccontato Letizia Battaglia, nel prendere parola la sera del 24, quando è stata presentata la Mostra allestita nella Sala Liliana Ingargiola, in tempi record conservando un’alta qualità,a cura di Francesca Rosini. Come ha ricordato la Maestra, “ho detto loro di andare in ogni dove della Casa Internazionale e fotografare”. Lo spirito intrinseco al Workshop era quello di mettere a confronto e amalgamare generazioni diverse, provenienti da esperienza di vita e professionali eterogenee. L’esperimento è perfettamente riuscito ed è questo un motivo in più di orgoglio e soddisfazione. L’avventura della full immersion ha in sé un altro nobile scopo: raccogliere adesioni e fondi per la realizzazione del grande sogno di Letizia Battaglia, il “Centro Internazionale di Fotografia” nella sanguigna Palermo. Il debutto alla Casa Internazionale ha rinsaldato un comune obiettivo: raccogliere consensi e destare una memoria vigile e collettiva sulla storia sociale e politica del Paese, presentandosi nella loro unicità di progetti e di luoghi della memoria. Una scommessa nella scommessa per il contesto storico, sociale e politico: in cui le protagoniste sono le Donne.
Gli scatti quindi hanno narrato un’altra storia del luogo, quella colta da chi non l’aveva mai visto, una realtà con occhi incontaminati, forse facendo emergere ciò che le donne assuefatte ormai alla sua storia imponente, scorgono con più difficoltà, alle prese con l’evidenza dell’abitudine. I partecipanti hanno lavorato gomito a gomito, non solo con Letizia Battaglia, ma con Elena Luviso, giurista informatica e giornalista, anima dell’organizzazione, cui è toccato il difficile compito di appianare e coordinare un workshop sperimentale, certamente originale, ma per questo ricco di tante incognite, riuscendo anche nell’amalgama. Lo si è visto nella serata di presentazione della Mostra, sabato 24, quando nel cortile della Casa, in una di quelle indimenticabili serate estive romane, tutti sono saliti sul palco, e sul finire della indimenticabile serata, tutti sono esplosi in una sorta di grido liberatorio; il via all’evento è toccato a Marina Del Vecchio, che con altre compagne di strada e di avventura fa vivere questo luogo che coniuga ancora oggi, storia e tradizione, dissenso e adattamento, libertà e mediazione; a seguire, la storica della questione femminile, Vice Pres.
ADECOC Fiorenza Taricone, Università di Cassino e Livia Turco, Presidente della Fondazione Iotti. Uno sguardo di entrambi i generi su una donna scomoda, e coraggiosa anche per questo senz’altro omogenea al luogo del workshop e al suo spirito, una donna che ha inaugurato scelte spigolose. Più di mezzo secolo fa, quando ragazza sedicenne si sposava, metteva al mondo dei figli e figlie, ma interrompeva la sua vita che scorreva sui binari del conformismo familiare. Ormai quarantenne sceglie di abbandonare le strettoie di una vita angusta e impara a diventare fotografa. La sua Palermo, quella che lei stessa dice di odiare ma al contempo di averne bisogno, era la Palermo delle scie di sangue lasciate dalla mafia, omicidi quasi giornalieri che Letizia Battaglia con le sue istantanee, spesso come ha detto, scattate sui luoghi senza avere troppa cura del risultato per l’emergenza delle situazioni; è quasi paradossale che scatti brevissimi e ripetuti abbiano lasciato a noi una traccia lunghissima e senza fine nella storia italiana. Riprendere le violenze assistite, per amore e per professione, ha avuto un costo nella sua vita, ma pagarlo non ha alterato lo sguardo sul mondo, che è rimasto pulito, amaro, ma di denuncia. Docente e discenti, pubblico in prima fila e dietro le quinte, un momento di gioia collettiva e omaggio senza riserve ad una donna che continua con uno dei suoi motti Mi prendo il mondo ovunque sia, non solo a sognare, ma a realizzare; la prova è il progetto del Centro Internazionale di Fotografia che aprirà i battenti a Palermo a settembre di cui Letizia Battaglia è la garanzia vivente. Una sinergia di questa natura difficilmente non avrà seguito. Ci si aspetta dall’intesa fra l’artista e la progettista del workshop Elena Luviso, la prosecuzione di questa scuola itinerante, per continuare a imparare e a trasmettere ai giovani distratti da una tecnologia invasiva, ricca d’immagini insignificanti.