Quinta giornata dei Dialoghi di Spoleto nell'ambito del Festival dei Due Mondi. Il tema: donne e scienza.
Le ospiti tutte italiane Anna Grassellino, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Daniela Trabattoni. Coordina Paola Severini Melograni. Scienza, ricerca, parole al femminile. Eppure meno donne che uomini si iscrivono a facoltà scientifiche. Ma molte fanno ricerca e raggiungono risultati importanti. E’ il caso di Anna Grassellino, siciliana di Marsala, una giovane scienziata entusiasta che lavora al Fermilab di Chicago.
E’ stata premiata da Obama con il premio Pecase, il massimo riconoscimento del governo Usa per giovani ricercatori . La Grassellino dice di disporre di tante risorse negli USA, inimmaginabili in un Paese come il nostro, «Ti danno fiducia e responsabilità se vali, i giovani italiani si lamentano di essere sottoutilizzati nel nostro Paese, non responsabilizzati. Anche per questo fuggono all’Estero».
Lei dirige un centro di eccellenza e ne è fiera, sta per diventare americana, come i suoi tre bambini, avuti dall’unione con il marito russo. Anche la gestione dei bimbi è più semplice. Bisogna intervenire con una grande iniezione di giovani ricercatori, sostiene, non c’è sviluppo senza ricerca e la ricerca garantisce il nostro futuro. Le donne sono poche ma bravissime e sempre più numerose.
Patrizia Sandretto non si occupava di scienza è una filantropa. E’ una delle 100 donne più influenti del mondo dell’arte, secondo Art Review. Collezionista di eccezione, ha fondato la Fondazione Sandretto. Elegante e raffinata come sempre, sottolinea l’importanza di sostenere giovani artisti. Ma ha accettato anche una nuova sfida, quella di diventare Presidente dell’Istituto Europeo di Oncologia – Centro Cardiologico Monzino. Non è strano,secondo lei. Al centro nell’arte e nella medicina ci sono gli uomini e le donne.
È coinvolta anche lei nella campagna per il cuore al femminile. Una campagna avviata dal Centro Monzino e che viene spiegata bene dalla dottoressa Daniela Trabattoni. Un approccio di genere alla medicina, per il quale molte donne medico si sono battute.
Gli effetti dei farmaci possono essere diversi per le donne. Peccato che le sperimentazioni raramente ne tengano conto. Se le donne sottovalutano i sintomi perchè pensano a quelli maschili, intervengono troppo tardi e l’infarto ha effetti devastanti sul loro cuore.
Far crescere la presenza nella scienza delle donne migliora la ricerca stessa, permette l’emergere di nuovi interrogativi, approcci multidisciplinari e come nel caso della medicina di genere può salvare molte vite femminili e maschili.
Nel mio intervento sostengo che bisogna sfatare un mito. Non è vero che le donne sono più inclini alle materie letterarie che scientifiche. Per secoli alle donne è stato negato l’ accesso all’istruzione. E poi alla formazione nelle materie scientifiche. All’inizio del ’900 in molti Paesi anche in Europa alle donne era vietato andare a licei o all’ università. Si formavano come potevano, magari apprendevano da padri e fratelli e si imponevano, in poche, nella scienza anche a livelli alti.
Sfruttavano i pochissimi varchi che si aprivano. 18 Premi Nobel nella scienza contro 572 a uomini. E anche tanti premi nobel «rubati», come documenta l’Università delle donne, da mariti, colleghi, professori relatori di tesi. Non è attitudine diversa ma costruzione sociale differente dei due generi.
Il problema è abbattere gli stereotipi e rendere affascinanti, e accessibili le materie scientifiche, perchè scienza, ricerca non sono solo splendide parole femminili ma una realtà di esperienza di tante donne. La medicina di genere non può essere relegata alla buona volontà di donne medico di eccezione, deve diventare un aspetto fondamentale delle strategie di sanità pubblica. Timidamente si sta affacciando nella sanità pubblica, ma servono cospicui investimenti. Tanto più che gli stili di vita delle giovani generazioni di donne stanno cambiando e convergono con quelli maschili. Cresce il loro consumo di fumo, aumenta quello di alcool e anche il binge drinking, le ubriacature del fine settimana.
Come inciderà tutto ciò sull’organismo femminile nel corso della vita? Qualcuno se ne sta occupando? Porteranno ad una riduzione della maggiore aspettativa di vita femminile? Solo la medicina di genere potrà rispondere a questi quesiti e agire sul fronte della prevenzione e della cura.
di Linda Laura Sabbadini
Pubblicato su La Stampa, il 15/07/2018
nell' immagine: Patrizia Sandretto Re Rebaudengo