di Marta Ajò
Negli ultimi decenni, la questione femminile con tutte le specifiche che la definiscono tale, ha proceduto dallo sconvolgimento delle lotte femministe degli anni ’70, con sequenze alternate, passando ad un’azione sempre più contenuta nel metodo ma meglio definita nell’analisi.
Per questo alcuni risultati si sono ottenuti e alcune leggi sono state promulgate.
Nella consapevolezza che tutto debba procedere nell’interesse della collettività e nel rispetto della politica rappresentativa, quanto rimasto insoluto di questa “questione” è stato di volta in volta analizzato dalle dirette interessate, denunciato, reiterato e solo grazie alla grande resilienza di genere la questione non è stata ignorata e abbandonata.
Eppure la soluzione definitiva dei problemi insiti in essa, quella che potrebbe rompere il famoso, non troppo obsoleto, “tetto di cristallo” verso una partecipazione paritaria tra individui non si è verificata e i malumori, i bisogni, le rivendicazioni delle donne non si sono placate, pur contenute all’interno di un movimento lento quanto inesorabile.
Lo spartiacque, tra questa onda tutto sommato navigabile, sulla quale si può anche surfare con abilità, è emerso forse in questi ultimi mesi.
Lo scossone del Coronavirus e le sue conseguenze, le contraddizioni strutturali, sociali e politiche che ha rivelato, ha reso ancora più evidente i molteplici “ruoli”, che le donne svolgono complessivamente e individualmente.
Protagoniste indiscusse nell’emergenza sanitaria quanto nel supporto familiare, scolastico e di ogni altra carenza di servizi, la donna ha ancora una volta dimostrato, se ce ne fosse stato bisogno, che una società per andare avanti nell’oggi e nel domani non può prescindere dal suo contributo.
Ed è ancora una volta, nella straordinariètà, che le donne hanno subito sulla loro pelle la fatica e l’ingiustizia, la violenza e l’incertezza economica.
Dunque un emergenza nell’emergenza.
Forse è questo, o non solo questo, che sta trasformando e gonfiando questa lunga onda dagli effetti lenti ma persistenti, in grado di creare i presupposti per un possibile tsunami.
Non è un caso che, sempre negli ultimi mesi, molti gruppi di donne abbiano chiesto voce, oltre i luoghi delle manifestazioni, nelle sedi istituzionali, denunciato il permanere di una situazione generale di esclusione o sottorappresentazione ad ogni livello, dalle nomine ad incarichi importanti (Enti, RAI ecc.), nei comitati di recente nomina, nelle task force, negli Stati Generali dell’economia, nei consessi decisionali come nei luoghi del dialogo.
Un risveglio dal torpore che le ha portate a richiedere in particolare al Presidente del Consiglio di aprire le porte dell’incomunicabilità e dare loro un attento ascolto politico.
Una sinergia femminile, rappresentata da movimenti territoriali e associativi, per rivendicare una democrazia paritaria, fatta di risposte concrete ai bisogni e non di premi di consolazione.
Le richieste formulate non sono autoreferenziali, piuttosto istanze di carattere strutturale, economico e fiscale, piani d’incentivi per l’occupazione e l’imprenditorialità femminile, la redistribuzione temporale dei congedi parentali, temi centrali per un cambiamento effettivo del Paese.
Pronte ad incontrare il Presidente del Consiglio in modo propositivo, per offrire disponibilità tecnica, professionale e politica, non per ricevere una mediatica e bonaria accoglienza. La richiesta a tutt’oggi non ha ricevuto risposta.
Le questioni che sono state poste all’attenzione del Presidente del Consiglio, sono condivise da tutte queste rappresentanze di donne.
I documenti, pur articolati secondo una propria metodologia di esposizione e di azione non mutano nella sostanza.
Fra esse, per dare concretezza alle parole, il movimento degli Gli Stati Generali delle donne pone al centro della propria azione, considerandolo la pietra miliare per il cambiamento auspicato, l’obiettivo di monitorare costantemente il mondo delle imprese al femminile in un'ottica unitaria e interregionale. Al fine di non disperdere le tante informazioni raccolte in numerosi incontri con le donne imprenditrici, gli studi e ricerche svolte a livello territoriale, le tante esigenze rilevate, le criticità ma anche le buone prassi avviate, ha istituito un Board permanente, una di Cabina di regia interregionale sull'imprenditoria femminile.
“Il Board è composto da 13 esperte della materia, del mondo del lavoro,della progettazione europea, dei fondi SIE, di programmazione regionale,nazionale.
Il Board svolge un ruolo attivo nell'ambito degli Stati Generali, promuovendo studi, ricerche, monitoraggi, proposte, progetti, e valutazioni sull'impatto delle politiche e degli interventi rivolti alle imprese “rosa” e al lavoro femminile metterà ogni sforzo a disposizione di tutti i Ministeri competenti”.
In un’azione, che si spera comune, in una sorta di ultimo viaggio, l’onda lenta dopo avere lasciato dietro “detriti” e mere “manifestazione di buona volontà”, sta ritrovando le energie necessarie a compiere l’ultimo tratto per evitare i danni irreparabili di uno tsunami.