6 1 2016
Volendo schematizzare un’opinione comune fra le donne verrebbe da dire “nuovo anno vecchie questioni”. Vogliamo invece avere un pensiero positivo non solo rivolto all’ anno che è appena iniziato ma al futuro delle donne nonché dell’umanità intera. In quest’ottica sarebbe però superficiale non raccogliere alcuni segnali.
In particolare, per quanto ci riguarda nel merito, le parole che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha usato nel discorso indirizzato alla Nazione l’ultimo giorno dell’anno passato. In esso Egli ha sollevato l’attenzione su due, fra le altre, questioni, nello specifico famiglia e lavoro, che vedono in modo più diretto l’insoddisfazione delle donne. Rivolgendosi ad esse ha voluto affermare che malgrado ciò, le donne hanno saputo raggiungere grandi posizioni e meriti che mettono in risalto il valore e il peso di esse nella partecipazione alla vita pubblica e al ruolo che hanno svolto e svolgono.
Un discorso, quello di fine anno, del Capo dello Stato che noi cittadine/i attendiamo spesso come un rituale inevitabile ma anche per coglierne parole di speranza che arrivino ai nostri sentimenti , suscitino orgoglio e appartenenza. Per tutto ciò rileviamo con un senso di riconoscimento e riconoscenza la novità più significativa di quel discorso.
Il presidente Mattarella si è espresso infatti molto chiaramente sul ruolo che le donne hanno svolto per acquisire la parità di genere e quello che dovranno svolgere ancora per attuare in modo completo e definitivo questo principio. In sostanza Mattarella ha detto che le donne “Fanno fronte a impegni molteplici e tanti compiti, e devono ancora fare i conti con pregiudizi e arretratezze. Con una parità di diritti annunciata ma non sempre assicurata: a volte persino con soprusi e violenze”.
Signor Presidente, nel ringraziarla per quanto detto non possiamo non ricordare che noi donne lo diciamo ormai da decenni! Ma non vogliamo e non possiamo altresì ignorare l’autorevolezza di chi ha pronunciato queste parole. Non possiamo non ringraziarlo del riconoscimento, crediamo non formale e del pensiero che ha voluto rivolgerci pubblicamente, un “pensiero di riconoscenza a tutte le donne italiane”.
Gli siamo grate, e come non potremmo essere d’accordo, di denunciare le gravi questioni che ancora attanagliano il genere femminile. Siamo d’accordo quando afferma che esse “Fanno fronte a impegni molteplici e tanti compiti, e devono fare ancora i conti con pregiudizi e arretratezze. Con una parità di diritti enunciata ma non sempre assicurata; a volte persino con soprusi o violenze”.
Ci ha reso orgogliose essere rappresentate da quelle donne da Egli citate come “esperienze positive” dell’Italia: “Sono ben rappresentate da alcune figure emblematiche. Ne cito soltanto tre: Fabiola Gianotti, che domani assumerà la direzione del Cern di Ginevra, Samantha Cristoforetti, che abbiamo seguito con affetto nello spazio,Nicole Orlando, l’atleta paraolimpica che ha vinto quattro medaglie d’oro. Nominando loro rivolgo un pensiero di riconoscenza a tutte le donne italiane”. Di avere ricordato una donna vittima di qualcosa che colpisce in modo paritario le vittime del terrorismo, Valeria Solesin.
Siamo altresì grate di non avere sottovalutato o ignorato, come spesso accade, ciò che resta sul tappeto e che richiede una risposta da tutte le forze politiche. In particolare nel mercato del lavoro.
Infatti, mentre di tutte le altre questioni puntualizzate nel discorso presidenziale, ambiente, terrorismo, legalità, evasione fiscale e famiglia le donne sono e si sentono responsabilmente protagoniste a tutti gli effetti, in quello del lavoro si riscontrano ancora significative differenze da colmare. Risulta infatti da varie analisi che se è vero che il lavoro manca ancora per molti giovani, molti i lavoratori cinquantenni che lo hanno perso e poco nel Mezzogiorno, l’occupazione femminile è ancora più debole e marginale in ogni fascia e in ogni settore.
Ora che i riflettori si sono spenti sull’anno passato, sul bilancio delle cose positive e negative che in esso sono state contenute, ora che il nuovo anno è iniziato, ci chiediamo cosa accadrà realmente.
Perché non abbiamo ancora sentito il Presidente del Consiglio farsi carico di alcune questioni che ci stanno a cuore. Non si è provveduto a rinnovare incarichi istituzionali preposti a svolgere un ruolo di analisi e supporto al Governo, quali la Commissione di parità né sentiamo il Comitato per le lavoratrici presso il Ministero del lavoro, o tutti gli altri comitati che erano stati istituiti nelle sedi appropriate. Che fine hanno fatto quei comitati, quei consiglieri per le parità? Da cosa sono stati sostituiti? E se non ce ne fosse più bisogno meglio sarebbe spiegare perché, ne saremmo molto grate.
Infine, contente che ci siano tante donne nel governo, esprimiamo però il rammarico di non sentirsi rappresentate da esse se non come fattore numerico, senza nulla togliere alle loro qualità e meriti. Per quanto riguarda il 2016 c’è la speranza che le donne, come sempre hanno fatto in passato, siano in prima linea.