Erano alcuni giorni che i cronisti dei giornali italiani continuavano a diffondere una triste quanto inconsueta notizia: due fidanzati piuttosto giovani, veneti, erano scappati, scomparsi, e chissà lei che fine avesse fatto. Ma perché subito pensare ad un rapimento, ad una fine tragica piuttosto che una corsa in auto, ovvero uno strappo alla regola, con perdita delle tracce di entrambi, per perdersi definitivamente insieme?
Nella mia pratica professionale ricevo nel mio studio di psicoterapia, alcune coppie molto più di frequente di tempo fa. Coppie più o meno giovani, con sintomi di “coppia”, si dice nel gergo clinico. Ma adesso perché parlare del sintomo di coppia e soprattutto in cosa consiste?
Il sintomo è in generale un disagio psicologico del soggetto. In coppia si può vivere dimensioni di sofferenza simili, oppure costituire una fonte di disagio l’uno per l’altro, o, infine, entrambi funzionare in modo da incastrarsi ed essere complementari e diventare l’oggetto odiato/amato per ciascuno, il simbolo della propria mancanza come soggetto, una frustrazione ma soprattutto rappresentare un abbandono o un rifiuto reiterato, almeno simbolicamente.
A me la violenza, e poi il femminicidio in particolare, non piacciono, li condanno in modo chiaro e definito. Tuttavia cerco in ogni caso un senso che vada oltre alle paure femminili e ai pregiudizi sociali. Infatti, a proposito di sintomo di coppia, penso che Giulia potesse essere poco consapevole di chi avesse scelto, di essere non giammai troppo ingenua o giovane, ma poco incline a determinare in modo chiaro e deciso una vera presa di coscienza nell’affidarsi e così Filippo nel vedere Giulia sua vittima.
Si tratta di omicidio preterintenzionale? Non direi, ma forse tutti i femminicidi lo sono.
Vittime le donne di loro stesse (non sembri una provocazione) e del fatto che spesso scelgono senza remore di condividere la vita con uomini profondamente manipolatori, coercitivi mentalmente, come di chi non accetta le scelte di una donna o giovane ragazza, diverse dai bisogni sessuali e desideri o sentimenti del maschio.
E’ una questione di dominio o prevaricazione, di sottomissione o masochismo, perché le donne sono da pensare come delle povere martiri? Forse nell’immaginario collettivo, nelle norme sociali condivise, le donne sono dipinte come inferiori e prive di quell’intelligenza che le mantiene lontane dal desiderio cupido di turpi azioni. Oppure non è una questione di intelligenza, ma di un’eredità femminile che ci rende remissive e vittime predilette da parte degli uomini?
Cosa vuol dire tutto ciò? Probabilmente che ci cerchiamo il fidanzato follemente innamorato di noi e per “follemente” intendo come un folle, lo amiamo senza guardare la realtà, perché abbiamo un bisogno folle anche noi di essere amate e riconosciute, magari in maniera anche paranoica e perversa, perché “lui” ci riempie di attenzioni e lusinghe, ci seduce e ci ammalia profondamente. Soprattutto “sapendo” che di questo si tratta, ma all’interno di un amore che ci siamo costruite da noi, malato e inconsapevole, eredi non primigenie.
Che dire ancora di come Filippo, il fidanzato violento e cruento, verrà considerato dalla giustizia? Certo è giusta una sua punizione, ma considerando, come si dice nel linguaggio giuridico, il vizio di irragionevolezza, che annullerebbe tutto il senso delle indagini, ovvero dirette ad imputare al soggetto omicida tutta la responsabilità della sua violenza.
Sperando di avere aiutato a far riflettere su questioni morali e sociali apparentemente chiare e prive di dubbi, ma tragiche e disperate, cerco di migliorare il livello di maturità o di scelta nell’affettività, nell’affidarsi ad un partner, al vero motivo che ci tiene legati a lui, per evitare in modo responsabile la condivisione di un sintomo, che la nostra coscienza non accetta quasi mai, ma che inconsciamente lo produce in sinergia.