Perchè cito l’attrice tedesca più algida, bellissima e affascinante del secolo scorso? Perchè Gianfranco Gori, in arte Drusilla Foer, è un po’ così, ma molto più comunicativo e il suo personaggio è meno malinconico o tragico. Vestita dal noto stilista Valentino, che l’ha resa famosa perché veste benissimo il giallo, fluida e impalpabile in seta, al red carpet della Biennale di Venezia. Slanciata e snella, sarà stata contenta di vestire tutta in rosso al David di Donatello nel 2022, kermesse in cui tutte le altre presentatrici erano in nero!
Il personaggio di Drusilla è ironico, leggero e allegro, pungente e velenoso, acuto, dominante e intelligente come un uomo, affascinante come donna, simpaticamente attraente, ma aspro, a tratti duro e dolcissimo, ma mai vuoto di senso, maledettamente sarcastico quando si arrabbia, così scaltro, ma mai vacuamente cattivo.
Importanti sono i momenti quando si presta a fare da “madrina” a varie iniziative a stampo benefico civile, di sostegno a campagne umanitarie, cosa molto apprezzata da gente come me che le riconosce l’uso della sua figura in modo utile, per motivi altruistici.
“Umano, troppo umano”, volendo riprendere un titolo di un’opera di Friedrich Nietzsche, scritta nel 1879. Infatti sappiamo di quando negli anni ’90 Gianfranco Gori cantava canzoni poetiche e tristi, toccanti, di un uomo forse ferito psicologicamente, ma che pretendeva di essere ancora essere riconosciuto dalla gente. Le parole di quella canzone mi hanno personalmente attratto e colpito per il linguaggio sia letterale che emotivo, vicino alle corde del cuore sia maschile che femminile, con una musicalità così melodiosa e suggestiva.
Talvolta ricorda anche Marylin Monroe, per le pose ben costruite a livello fotografico, che pretendono sensualità e dolcezza, ma mai superflue. Nelle varie immagini di locandine o dei suoi profili “social”, appare come un artista che mostra la perplessità e, nonostante ciò, la propositività nell’affrontare la realtà.
Il suo impegno artistico va dal jazz alla musica classica, come la partecipazione da protagonista all’“Histoire du soldat”, opera da camera composta da Igor Stravinskij nel 1918 e suonata dall’Orchestra del Teatro Olimpico per Drusilla nel 2021, oppure come l’interpretazione di “I will survive” di Gloria Gaynor, predicendo i tempi, e adattandosi al tempo, con un’impostazione vocalica potente e decisa, di allenamento severo di studio, potente e decisa, da artista a tutto tondo, poliedrico.
Di lei, di Drusilla, ho un ricordo particolare durante la pandemia, tempo di chiusura e ritiro psico-sociale, come di una mia compagna/amica in Facebook. Mi ha permesso di assistere a mordaci chiacchierate telefoniche con una fantasticata dama di compagnia, maltrattata vistosamente ma amata, con la pubblicazione sul suo profilo di video. Queste discussioni diventavano litigate accese e attacchi aggressivi verbali, ma in modo, almeno, quasi inconsapevole, come se Drusilla avesse un bisogno di far emergere nel suo pubblico, in modo riflessivo, una consapevolezza dei rapporti sociali, che in quel periodo hanno avuto risvolti psicopatologici non così infrequenti, con coppie disfatte in modo repentino e violento e anziani abbandonati con estrema indifferenza…
Ecco lo scopo sociale di farci mettere a contatto, in modo psico-pedagogico, con che cosa stavamo potenzialmente diventando, “cani arrabbiati e litigiosi”…
Chissà se Drusilla si è accorta di fare tutto questo!
Sorge spontanea la domanda: ma di chi stiamo parlando veramente? Di Gianfranco Gori o di Drusilla Foer? Infatti mi domando, non per questione di pulizia sessuale o moralismo, ma perché credo di interpretare la vita di questo artista, ovvero citando Gabriele D’Annunzio de: “la vita come arte, l’arte come vita”,
Inoltre avere la possibilità di esprimersi così, al meglio nei panni di una nobildonna fiorentina, raccontando di lei/di sé, scrivendo il libro: “Tu non conosci la vergogna”, descrivendo in modo chiaro ed evidente con un’analisi di questioni come quella delle: “madri” o di altre dimensioni legate proprio ai legami. Interpretando il personaggio di Drusilla, in questo modo, mascheratamente sincero.
Urge la necessità di citare il concetto della bisessualità come una tappa evolutiva “secondo natura”, come l’ha anche studiata Sigmund Freud nei “Tre saggi sulla sessualità infantile” e che il mito dell’androgino, almeno in uno stadio psicologico, è presente in ciascuno di noi, fino a quando un contesto familiare o un sistema sociale ci forma e ci guida verso l’orientamento psico-sessuale.
Drusilla mi ricorda un po’ anche il dandismo di Oscar Wilde, del dandy un po’ frivolo, ed elegantissimo. Ma sarà per il suo modo pulito e schietto di comportarsi, che mi immagino una persona non corrotta, tutto diverso dal personaggio ritratto di Doian Gray, dell’omonimo romanzo dello scrittore inglese ottocentesco.