«Basta con i maschilisti in famiglia»: condannato marito-padrone dopo anni di vessazioni alla moglie
Nessuna attenuante per la «subcultura intollerante» di chi è refrattario all’uguaglianza fra i coniugi
Orientamento: nuovo Consulta massima e sentenza relative all’articolo
I giudici con l’ermellino si schierano di nuovo per la par condicio fra coniugi. Nessuna scusante per la «subcultura maschilista e intollerante» di quegli uomini che pensano di avere «il controllo della situazione», in famiglia usando le offese e la violenza nei confronti della moglie senza accettare il principio dell’uguaglianza dei coniugi e senza rendersi conto dell’ormai avvenuto cambiamento dei costumi. Lo ha stabilito la Cassazione con una sentenza pubblicata il 5 luglio 2011 dalla sesta sezione penale che d’ora in poi rifiuterà la concessione delle attenuanti ai mariti violenti che invocano clemenza sostenendo di prendere ancora ad esempio il modello del padre e marito padrone. Così la Suprema corte ha confermato la condanna per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate nei confronti di un marito pugliese che per trent’anni, a partire dal secondo giorno di matrimonio, aveva vessato la moglie che solo dopo tanto tempo ha deciso di denunciarlo.