Durante elezioni presidenziali cilene, dominate dalla sfida al potere tra due donne, Michelle Bachelet e Evelyn Matthei, si è fatta strada un’altra donna Camila Vallejo, giovane militante degli studenti cileni che nel 2011 si è battuta per ottenere un accesso più libero e meno costoso all’istruzione universitaria e che grazie al suo carisma riuscì a portare sotto i riflettori dei media internazionali la protesta.
É stata eletta al Congresso insieme ad altri tre esponenti del movimento degli indignados cileni e sosterrà il programma di governo della coalizione “Nueva Mayoria” di Michelle Bachelet, se quest’ultima vincerà il 15 dicembre al ballottaggio delle presidenziali.
Laureata in Geografia e mamma da poco più di un mese, Camila Vallejo, che la stampa ha ribattezzato “La Pasionaria”, rappresenta la voglia di rinnovamento politico e sociale da tempo radicata in Cile, come in tutta l’America Latina. La consapevolezza che un’inversione di tendenza sia necessaria, ha spinto Camila Vallejo a sostenere il partito socialista della Bachelet, “voltando le spalle” alla militanza secondo alcuni, o più verosimilmente dimostrando una certa maturità politica e consentendo all’intero movimento studentesco di avere voce e visibilità.
La storia di questa giovane donna cilena, ma in generale la cronaca delle elezioni cilene in corso, vista dall’esterno colpisce perché racconta il cambiamento di un Paese, non solo politico, ma anche sociale. L’elezioni cilene sono dominate infatti dalla presenza di tre donne, le due candidate alla carica di Presidente e la giovane rivoluzionaria Vallejo; fatto nuovo per il Cile, ma anche per la maggior parte delle democrazie mondiali.
Un paese che nega i diritti umani agli indigeni, che protegge i torturatori di Pinochet e che non riconosce in nessun caso il diritto di aborto, ha bisogno di rinnovamento. Il Cile oggi sembra guardare al futuro e lo fa attraverso gli occhi delle donne.
Silvia Martone