Elezioni Regionali 20 settembre 2020: PATTO DELLE DONNE PER IL VENETO

da | Ago 13, 2020 | Donne e politica

#unpattoperledonne "Il futuro che vogliamo include le donne"

 

Si chiede ai candidati e alle candidate di adottare il Patto delle donne per il Veneto, di sostenerlo e di dichiarare di concretizzarlo nel caso di elezione nel nuovo Consiglio regionale
Siamo disponibili ad un incontro per discutere delle proposte contenute in questo documento al fine di suggerire e adottare misure concrete per dare lavoro alle donne e migliorare la qualità della vita. Investire nei diritti delle donne è l’azione più urgente e intelligente per proteggere la Madre Terra e vedere le generazioni future uguali, vivere in pace e dignità. Investire nei diritti delle donne è l’impegno principale per un mondo più sostenibile, democratico e inclusivo che sia in grado di affrontare le grandi sfide dell’umanità: le grandi migrazioni in atto, il cambiamento climatico e la biodiversità, la povertà e la ridistribuzione, il commercio e la globalizzazione, il cibo e la terra, l’acqua e l’energia, le disuguaglianze e le violazioni dei diritti umani, la militarizzazione dei conflitti, la governance economica e finanziaria.
Le iniziative contenute nel Patto dovranno collegarsi sinergicamente alle attività per la ricerca e l’innovazione, che avranno come principale obiettivo quello del potenziamento del sistema di impresa e delle attività produttive delle Regioni. I fattori di sviluppo individuati si concentrano sull’accelerazione dei fattori di competitività, la promozione dei drivers e la incentivazione dei sistemi e delle filiere produttive anche attraverso lo sviluppo dell’Agenda digitale verso l’ultimo miglio per garantire banda larga ed ultralarga a tutte le imprese.
Tutte le misure previste dovranno avere alla base azioni per: la semplificazione e la sburocratizzazione a favore dei cittadine/i e delle imprese, la predisposizione di incentivi fiscali automatici per gli investimenti e l’occupazione, finanziati con i fondi FESR e FSE, l’attivazione di strumenti finanziari e di credito a favore delle attività produttive femminili.

Abbiamo scritto il “Patto per le donne “ tra territori, istituzioni e donne per promuovere il lavoro delle donne in Regione Veneto e promuovere la rappresentanza femminile soprattutto nelle professioni ordinistiche, in particolare di quelle sanitarie, dopo la crisi pandemica sperimentata, verso un miglioramento della qualità della vita per tutti, uomini , donne, giovani, anziani, bambine e bambini.Si tratta in generale di sollecitare, attraverso il Patto, la partecipazione delle donne con azioni mirate, considerando le stesse soggetti capaci di agency, cioè capacità di relazione, di legami di prossimità, di micro decisionalità nel quotidiano che hanno esiti rilevanti nella costruzione di un modello di welfare di comunità in cui l’offerta di servizi appare strettamente connessa alle mutate caratteristiche del mercato del lavoro e di chi vi accede.

IL CONTESTO

Le imminenti elezioni ordinistiche portano in primo piano il problema della rappresentanza di genere all’interno degli organi della governance delle professioni sanitarie.

Ancora oggi, nel 2020, la presenza esigua di donne ai vertici delle organizzazioni politiche, economiche e sociali della società contemporanea è una realtà in tutti i settori della società ed è nell’ambito delle professioni sanitarie, ed in particolare nel mondo medico, che questa realtà assume delle connotazioni veramente preoccupanti.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 7 operatori sanitari su
10 sono donne, ma di queste meno di 3 su 10 occupano una posizione di leadership.

Alle donne, che pur rappresentano i 2/3 degli operatori sanitari, continua ad essere negata una adeguata rappresentanza all’interno degli organi di governance della professione (Ordini professionali, Casse previdenziali, sindacati, società scientifiche), ai vertici delle aziende sanitarie pubbliche (Asl e Aziende Ospedaliere) e delle aziende sanitarie private (Case di cura, società farmaceutiche) cioè in tutti gli organismi che controllano il comparto produttivo e quello formativo (Università , Corsi di laurea e di specializzazione).

Il mondo della sanità rappresenta dunque uno dei settori dove è più evidente l’asimmetria di leadearship tra i generi.

Se ne è parlato in un webinar organizzato dagli Stati Generali delle Donne, un coordinamento nazionale, permanente di donne che in questi anni è diventato un interlocutore autorevole per le Istituzioni che operano nell’ambito delle politiche del lavoro, dell’economia, della finanza, del femminile, dei diritti, della cultura, della scuola, della formazione, della pace e del dialogo, del ben vivere, dello sviluppo.

Nell’ambito di questo incontro sono stati portati alcuni dati e altrettante immagini che evidenziano come nel mondo della sanità la donna sia ancora ai margini dei processi decisionali. Alcuni esempi qui di seguito:

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Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo): nessuna donna nel Comitato centrale

● Presidenti degli Ordini dei Medici Provinciali: solo 11 presidenti donne su un totale di 106 Presidenti

● Comitato centrale della FOFI(ordine dei farmacisti): nessuna donna

● Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e tecnici della prevenzione e riabilitazione (TSRM-PSTRP): solo 2 donne

● Federazione nazionale degli Ordini delle Professioni Infermeristiche (FNOPI): unico caso dove 3 donne rivestono la carica di Presidente, vice Presidente e Segretaria Nazionale

Le cose non sono diverse all’interno di vari sindacati, specie in quelli medici. Nel Consiglio Nazionale della FIMMG (Federazione Italiana Medici di
Medicina Generale), il maggior sindacato dei medici di famiglia: nessuna donna.

Nel direttivo nazionale ANPO (Associazione nazionale Primari Ospedalieri): 1 donna.

Nel consiglio direttivo CIMO, il sindacato dei medici: nessuna donna.

Nel Consiglio nazionale dell’ANAAO ASSOMED (Associazione medici dirigenti: 1 sola donna)

La stessa cosa si evidenzia ai vertici degli Enti di previdenza. Ad esempio, all’interno del CDA dell’ENPAM, il più grande ente pensionistico del mondo medico: 1 sola donna.

Lo stesso dicasi per i Direttori Generali delle Aziende sanitarie locali, ospedaliere e Territoriali: rarissime donne in tutto il territorio nazionale.

In Veneto c’è una sola donna tra i 9 Direttori Generali delle AULSS, le 2 Aziende Ospedaliere e l’Azienda Zero. Tra i 7 Presidenti degli Ordini dei Medici ed Odontoiatri: nessuna donna. Il numero delle donne che hanno una posizione di apicalità primariale sono pochissime, meno di 1/4 degli uomini.

Vogliamo sottolineare come la mancanza e/o forte carenza di donne ai vertici delle varie istituzioni ed Organismi rappresentativi del mondo sanitario produca, a cascata, la loro assenza ai tavoli decisionali. Questo comporta una “non vera presa in carico” dei problemi del mondo sanitario femminile e della collettività in genere. Ancora peggio, l’esclusione dell’esperienza e della conoscenza del mondo sanitario che le donne hanno maturato negli anni, è una grave perdita che influisce nella programmazione ed organizzazione dei servizi sanitari che oggi non riescono a rispondere in pieno ai bisogni della cittadinanza, in termini di cura, prevenzione e riabilitazione soprattutto delle patologie croniche.

L’attuale governance politica delle professioni sanitarie tende ancora oggi, in maniera univoca, a preferire l’universo maschile e continua ad ignorare di fatto che la professione sanitaria, oggi, sta volgendo al rosa.

In vista delle future elezioni ordinistiche che si terranno a partire da settembre e che porteranno al rinnovo degli Ordini Provinciali, Regionali e Nazionali di tutte le professioni sanitarie, chiediamo che si lavori per realizzare una vera rappresentanza di genere al loro interno e promuovere donne nel rispetto delle quote a livello di gestione, dando un segno concreto di discontinuità. Ci appare evidente come la mancanza di leadership femminile sia prima di tutto un fatto culturale, alimentato dalla errata convinzione che le donne non siano interessate o capaci di ricoprire incarichi politici alla pari degli uomini.

Questa posizione è offensiva nei confronti dei tanti medici, infermieri, tecnici donne che ogni giorno, specie in questo tempo di Covid, lavorano con impegno e passione almeno quanto i loro colleghi maschi.

Chiediamo con forza che nelle prossime elezioni Ordinistiche e Politiche Regionali vengano rispettate ed attuate le indicazioni contenute nel nuovo ordinamento per le elezioni che invitano a favorire l’equilibrio di genere all’interno dei diversi Direttivi.

La parità tra donne e uomini deve essere garantita a tutti i livelli di leadership! Non è pensabile infatti che si possa arrivare ad una vera parità di genere senza presenza adeguata delle donne nei luoghi dove si prendono le decisioni destinate ad avere un impatto sulla collettività.

LE AZIONI

La mancanza di donne ai vertici dei vari organismi rappresentativi del mondo sanitario produce a cascata la loro assenza ai tavoli decisionali, perpetuando scelte che le escludono o che non tengono conto dei problemi del mondo femminile.

Ci appare evidente come questa carenza sia prima di tutto culturale, di come molto spesso le donne stesse non riescano a porsi criticamente di fronte allo status quo, oppure si trovino in perfetta solitudine ad affrontare situazioni avverse senza avere la forza di incidere.

Al fine di ridurre questo gap ci proponiamo di:

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Capire i meccanismi apparentemente invisibili ma ben reali che agiscono nel produrre questa assenza delle donne ai vertici (gli studi parlano di “un soffitto di cristallo”, una barriera trasparente, invisibile ma tuttavia dura e invalicabile che ostacola la strada verso i vertici), commissionando un serio studio filosofico, antropologico e sociologico che ci restituisca uno spaccato reale.

● Favorire un’opera di sensibilizzazione culturale e sociale capace di scardinare la divisone di ruoli tra generi ancora molto presente nel modo sanitario e che continua ad affidare al maschio l’avanzamento professionale e alle donne la gestione della sofferenza, della emotività,

della cura.

● Avviare di concerto con gli istituti universitari percorsi di studi superiori o integrazioni dei piani di studio curriculari destinati a formare una nuova corrente di pensiero.

Solo attraverso la conoscenza delle attuali condizioni e l’implementazione della consapevolezza, nonché il superamento della dualità di pensiero che da sempre pone in contrapposizione il maschile versus il femminile (qui si intravede la profondità del cambiamento che ci ispira), si potrà pensare di costruire una società più equa e giusta, oltre che più stabile e pacifica.

Se la maggior parte degli aiuti finanziari europei e regionali verranno destinati a settori in cui l’occupazione maschile è più alta di quella femminile si tornerà ancora più indietro sul piano dell’uguaglianza. Settori seppur importanti quali il digitale, le costruzioni, l’energia ed i trasporti vedono impiegati prevalentemente uomini. Si dovrebbero, invece, dedicare risorse a settori con più presenza femminile quali turismo, ristorazione e cura della persona. Ed è proprio in quest’ultimo punto che si inserisce il mondo sanitario dove l’impatto di genere che sta avendo la pandemia da Covid 19 rischia di non vedere una distribuzione equa di fondi con una inevitabile diminuzione dell’occupazione femminile e riduzione dell’orario di lavoro (vedi rapporto dei Verdi Europei, giugno 2020).

Dottoressa Donatella Noventa, già Direttrice della U.O.C. di Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico e del Dipartimento di Fisiopatologia Cardiovascolare della Ulss 13 Mirano (VE), Stati Generali delle Donne del Veneto

Dottoressa Isa Maggi, Coordinatrice Nazionale degli Stati Generali delle Donne

A cura delle Donne degli Stati Generali del Veneto