Elezioni regionali 2020: Patto delle donne per la Toscana

da | Ago 22, 2020 | Donne e politica

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“Il futuro che vogliamo include le donne”

PATTO DELLE DONNE PER LA TOSCANA
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Elezioni Regionali 20 settembre 2020

Si chiede ai candidati e alle candidate di adottare il Patto delle donne per la Toscana, di sostenerlo e di dichiarare di concretizzarlo nel caso di elezione nel nuovo Consiglio regionale
Siamo disponibili ad un incontro per discutere delle proposte contenute in questo documento al fine di suggerire e adottare misure concrete per dare lavoro alle donne e migliorare la qualità della vita. Investire nei diritti delle donne è l’azione più urgente e intelligente per proteggere la Madre Terra e vedere le generazioni future uguali, vivere in pace e dignità. Investire nei diritti delle donne è l’impegno principale per un mondo più sostenibile, democratico e inclusivo che sia in grado di affrontare le grandi sfide dell’umanità: le grandi migrazioni in atto, il cambiamento climatico e la biodiversità, la povertà e la ridistribuzione, il commercio e la globalizzazione, il cibo e la terra, l’acqua e l’energia, le disuguaglianze e le violazioni dei diritti umani, la militarizzazione dei conflitti, la governance economica e finanziaria.
Le iniziative contenute nel Patto dovranno collegarsi sinergicamente alle attività per la ricerca e l’innovazione, che avranno come principale obiettivo quello del potenziamento del sistema di impresa e delle attività produttive della Regione. I fattori di sviluppo individuati si concentrano sull’accelerazione dei fattori di competitività, la promozione dei drivers e la incentivazione dei sistemi e delle filiere produttive anche attraverso lo sviluppo dell’Agenda digitale verso l’ultimo miglio per garantire banda larga ed ultralarga a tutte le imprese.
Tutte le misure previste dovranno avere alla base azioni per: la semplificazione e la sburocratizzazione a favore dei cittadine/i e delle imprese, la predisposizione di incentivi fiscali automatici per gli investimenti e l’occupazione, finanziati con i fondi FESR e FSE e quelli del Recovery Fund oltre che con l’attivazione di strumenti finanziari e di credito a favore delle attività produttive femminili.
Abbiamo scritto il “Patto per le donne “ tra territori, istituzioni e donne per promuovere il lavoro e le imprese delle donne in Regione Toscana.

Il rapporto Irpet presentato nel dicembre 2019 sulla condizione economica e lavorativa delle donne in Toscana dice che il cammino di emancipazione femminile prosegue più spedito rispetto alla media nazionale, ma anche le differenze restano.

La Toscana mostra, rispetto alla media italiana, alti tassi di partecipazione nel mercato del lavoro delle donne. Secondo i dati ISTAT relativi all’ultimo trimestre 2018:
– l’occupazione femminile in Toscana è il 60,5% ben + 11% della media nazionale che è il 49,5%.
– Anche i livelli di disoccupazione femminile al 9% sono più bassi della media italiana.
La città metropolitana di Firenze con il 65,3% è la terza provincia italiana con maggior tasso di occupazione femminile. Nell’ordine :
– Pisa 62,3%

– Siena 62%

– Prato 61,6%

– Pistoia 59,7%

– Grosseto 59,1%

– Arezzo 58,1%

– Livorno 55,9%

– Lucca 54,7%

– Massa-Carrara 53,8%

Differenze di genere

Nonostante questi risultati il gap di genere resta ancora elevato: gli uomini occupati sono infatti il 72,7% rispetto al 60,5% delle donne. Inoltre tra le donne occupate il 30% svolge un lavoro part-time ma il 19% lo fa involontariamente, ossia preferirebbe lavorare a tempo pieno.
Se poi si guarda dentro la cornice del lavoro si notano le maggiori disparità:
– i settori di attivitàÌ€: esiste la segregazione orizzontale data da attività raggruppate sotto l’etichetta dei “servizi alla persona” e dei “pubblici esercizi”
– le retribuzioni
– il tipo di contratto
– le carriere.

In Toscana così come a livello nazionale cresce la percentuale di lavoratrici che lasciano il lavoro perché non ce la fanno a gestire lavoro e figli.
Nel corso del 2018 in Toscana quasi 3000 donne sono uscite dal mercato del lavoro con un aumento del 33% rispetto all’anno precedente quando erano state 2255.
Quindi anche in Toscana per le donne, una volta diventate madri, aumentano le probabilità di lasciare in via temporanea, se non definitiva, il lavoro.

Settori di lavoro

La presenza femminile è significativa soprattutto nel terziario:
– è maggiore di quella degli uomini nel commercio e nel turismo
– è più del doppio degli uomini nei servizi pubblici (istruzione e sanità).
La disparità svetta se si guardano le posizioni di vertice occupate:
– la quota di dirigenti donna ammonta allo 0,1%
– le donne in posizione di quadro non raggiungono il 2%;
– le libere professioniste si attestano il 6%.
Le donne sono la parte più ampia degli studenti universitari, + 12% dei maschi
Ma la stragrande maggioranza dei ricercatori e di posti di vertice, anche nella PPAA, è ancora costituita da uomini.

Si fanno sempre meno figli

La maggiore indipendenza e stabilità economica delle donne non ha significato una maggiore possibilità di scelta nel fare figli. Anzi.
Dal 2014 al 2018 infatti, in Toscana i bambini sotto i 10 anni sono diminuiti da 323.429 a 302.724 e gli anziani tra 75 e 84 sono saliti da 328.469 a 341.674 (+ 13.205) la maggior natalità degli stranieri (in calo rispetto agli scorsi anni) non riesce ad invertire la tendenza alla denatalità.
Si diventa genitori sempre più tardi, a 32,1 anni per le donne della Toscana, a 31,9 in Italia a 35,7 per gli uomini, a 35,4 in Italia. Il risultato è in Toscana si hanno 1,29 figli per donna, contro la media di 1,32 in Italia e di 1,59 nel territorio dei 27 stati dell’Unione Europea (Gran Bretagna esclusa).

Imprenditoria femminile: artigianato

La Toscana ha un aumento del numero di titolari donne di imprese artigiane:
da 13.743 del secondo trimestre 2009 a 15.514 dello stesso periodo del 2019.
Imprenditrici artigiane toscane nell’ultimo decennio + 12,9%, questo è il balzo in avanti più consistente di tutto il Centro Italia.

Imprese giovanili e Hi-Tech

Le imprese femminili giovanili si fermano al 10,8%, ovvero 10.349 aziende (sul totale delle femminile registrate)
Prato con il 13% è la provincia toscana con una quota maggiore di imprese giovanili femminili.
Sul fronte Hi-Tech, la Toscana conta in totale 2.237 imprese femminili.
Nell’artigianato hi-tech, in Toscana operano 408 imprese femminili.

Le donne e gli incarichi “di peso”

Nel secondo trimestre 2019 Confartigianato ha registrato 30.981 donne con cariche nelle imprese artigiane: solo 2 sono di genere femminile ogni 10 lavoratori con ruoli di responsabilità.
Di queste, 15.514 sono titolari e 8.122 socie delle imprese dove operano.
Le proprietarie di aziende si concentrano principalmente nei settori:
servizi alla persona con 7.308
– manifatturiero con 5.597
– servizi alle imprese 1.888
La Toscana è comunque la quinta regione in termini assoluti ad avere più donne con incarichi importanti nel settore artigianale.

Su 733.746 lavoratrici femminili registrate in Toscana nel giugno 2019 il 18,7% ovvero 136.999 sono classificate come “imprenditrici indipendenti”, di cui oltre tre quarti lavoratrici autonome.

Asili
Solo la provincia di Prato in Toscana vanta una copertura totale sugli asili nido e i servizi di prima infanzia, mentre Firenze riesce a raggiungere questo risultato considerando anche i servizi integrativi.

2019 – La provincia di Firenze
Il Registro delle Imprese di Firenze nel 2019 si chiude con 23.334 imprese femminili iscritte.
Un anno in cui si è arrestata la crescita che ne aveva caratterizzato gli anni più recenti.
Le imprese attive passano da 20.313 a 20.284.
Le imprese femminili attive sul totale sono il 21,9%,
In particolare, nel 2019:
il 27,2% delle 6.348 iscrizioni sono riconducibili a imprese femminili,
le cessazioni sono il 26,6%
totale addetti: 65.135
Totale donne con cariche in imprese attive: 40.989
– di cui straniere: 6.230 (22,6%)
– di cui titolari di imprese individuali: 12.963 (60,3%)
– di cui over 50: 23.549 (53,3%)

QUALCHE SOLUZIONE POSSIBILE, DONNE-LAVORO-IMPRESA: CHE FARE?

CONTRATTAZIONE DI SECONDO LIVELLO: IL LABORATORIO DI TUTTI I TEMI CHE SERVONO PER MIGLIORARE LA VITA DELLE DONNE E DELLA FAMIGLIA

Nell’elenco dei temi importantissimi, per le donne e la famiglia, più affrontati dalla contrattazione di secondo livello e territoriale (flessibilità oraria, maternità e congedi parentali part time post maternità, congedo di paternità, permessi malattia figlio, permessi per figli affetti da problemi sull’apprendimento, adozioni internazionali, disparità salariale, carriera, ) si estrapolano alcuni che necessitano di particolare urgenza nel porre azioni risolutive.

1 – Esaminare lo smart working per liberarlo dalla esperienza del lockdown che lo ha reso strong working, per le donne, nuova regolamentazione e incentivazione

2 – Rendere obbligatoria la formazione sulla cultura della non violenza per abolire le molestie, le violenze sui luoghi di lavoro ma anche la violenza diffusa. Vedere l’azienda come centrale umana, quindi un luogo dove fare cultura ad azione diffusa sul tema e come prevenzione del rischio aziendale (buona prassi in Toscana, quasi mille lavoratori formati, progetto Pre.Fem-prevenire il femminicidio con i corsi aziendali e risk management)

3 – Congedo per le donne vittime di violenza di genere: aumentare la durata, concedere il trasferimento, incentivare l’ulteriore congedo in modo retribuito
Buona prassi nel Settore farmaceutico comunale: la Società aggiungerà a proprio carico 15 giorni alla durata del congedo retribuito di 3 mesi.
Buona prassi Settore terziario: la Società aggiungerà a proprio carico 1 mese alla durata del congedo retribuito di 3 mesi.

4 – Banca ore solidali per promuovere comunità come azione forte di educazione alla solidarietà civica
Se la Banca Ore nasce con l’obiettivo di gestire le ore lavorate in eccedenza scegliendo di accantonare le ore supplementari su un conto individuale e usufruirne in un successivo momento. La Banca Ore solidali dà possibilità di offrire ai colleghi di lavoro parte del proprio monte ore permessi e/o ferie nel caso questi le abbiano esaurite e abbiano situazioni gravi di difficoltà personale o familiare cui fare fronte. (Buona prassi: il settore farmaceutico comunale ha accordato per ogni ora ceduta da ogni singolo lavoratore, l’Azienda donerà a sua volta 1,5 ore)

DISTRETTI INDUSTRIALI E WELFARE CONTRATTUALE TERRITORIALE E DI GENERE: AMPLIARE L’INCENTIVO PER L’ADOZIONE

L’esperienza del welfare aziendale è un passaggio che induce una trasformazione di come l’impresa si intende dal punto di vista della responsabilità sociale nei confronti dei lavoratori. E’ noto che la Toscana, ricca di distretti industriali e cluster, trova nelle PMI-piccole, micro e medie imprese l’asse produttivo principale, infatti ne rappresenta il 98% del totale. La componente micro, da 1 a 4 addetti, e quella piccola, da 5 a 10 addetti, è comunque la maggioranza assoluta dello scenario. Per questo il welfare contrattuale territoriale, concertato tra le parti sociali, è particolarmente adatto poiché a molti lavoratori di micro, piccole e medie imprese viene data la possibilità di usufruire ai propri dipendenti degli stessi benefici offerti dalle grandi imprese, che stanno adottando il welfare aziendale. Perché unendosi agiscono come un’unica grande azienda, quindi come centrale unica di acquisto, con evidenti benefici in particolare per le donne, con ricadute positive sul benessere organizzativo delle singole imprese e la coesione sociale del territorio.

B.1. Un modello di contrattazione territoriale: il progetto Welfare territoriale per le Pmi del distretto di Prato

Il progetto Welfare per le PMI rappresenta la prima sperimentazione di welfare distrettuale nel nostro paese, un modello di bilateralità tra le parti sociali che si fonda su un accordo negoziale sottoscritto il 28 gennaio 2013 dall’Unione industriale di Prato e le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil. Le parti, in collaborazione con la Regione Toscana e la Camera di commercio di Prato, hanno attivato attraverso la contrattazione territoriale di secondo livello un sistema di welfare distrettuale per le oltre 9 mila aziende del settore tessile nel territorio di cui 5 mila artigiane e soprattutto micro e piccole imprese che contano oltre 9 mila dipendenti.
Gli obiettivi dell’iniziativa, partita con cento aziende pilota, è un esempio concreto di responsabilità sociale di territorio possibile grazie a un accordo bilaterale.
Le tipologie di convenzioni e servizi di cui possono beneficiare i lavoratori, attivabili mediante un sistema ad hoc on line, comprendono grande distribuzione, strutture sanitarie, centri di formazione, assistenza sociale e sanitaria, cura della persona, attività ricreative e culturali, viaggi, assistenza domiciliare ad anziani e malati.

B.2. Servizi di prossimità nei distretti e aree industriali e commerciali

Immaginare una serie di servizi essenziali per la vita quotidiana che vengono a concentrarsi nelle aree di afferenza dei lavoratori. Quindi asili, farmacia, lavanderia, uno sportello postale, un supermercato che possono essere allocati in queste aree, semplificano la vita delle donne e della famiglia. Dall’analisi dei bisogni si riusciranno ad identificare meglio le priorità.

LEGGE 125/91, BILANCI SOCIALI SOSTENIBILITA’ E DI GENERE, CERTIFICAZIONI

La Legge 125 del 1991 obbliga le aziende con più di 100 dipendenti a produrre, a cadenza biennale, la situazione del personale maschile e femminile in essere: assunzioni, formazione, promozione professionale (livelli, passaggi di categoria o qualifica), fenomeni di mobilità, intervento della cassa integrazione, cause di cessazione dei rapporti di lavoro e retribuzione effettivamente corrisposta ai dipendenti.
Un’analisi di questi dati sarebbe sufficiente per avere una fotografia dell’azienda e capire dove intervenire.
A questi si aggiungono strumenti come i bilanci sociali, di sostenibilità e di genere dove è possibile introdurre una cultura della rendicontazione non finanziaria (oramai apprezzata anche per una quotazione sui mercati). Così come i sistemi gestionali di responsabilità sociale, ambientale e sicurezza SA8000-ISO14000-OHSAS18001 inducono ad una maggiore consapevolezza delle condizioni aziendali di squilibrio e quindi sono strumenti di armonizzazione anche verso gli obiettivi 2030 della Agenda Onu. In questo la condizione della donna può essere introdotta negli elementi di miglioramento continuo al quale si impegnano le imprese che adottano questi strumenti.

Nello specifico:

A ) Formazione
1.1 – Rendere obbligatoria la formazione in azienda sulla cultura della non violenza per abolire le molestie, le violenze sui luoghi di lavoro ma anche la violenza diffusa.
Vedere l’azienda come centrale umana, quindi un luogo dove fare cultura ad azione diffusa sul tema e come prevenzione del rischio aziendale (buona prassi in Toscana, quasi mille lavoratori formati, progetto Pre.Fem-prevenire il femminicidio con i corsi aziendali e risk management)

1.2 – Opere pubbliche: stimolare l’accesso alla formazione di commissarie di governo.
Al fine di garantire una conduzione trasparente dei cantieri e a elevata efficacia ed efficienza e per la tenuta del cronoprogramma dei lavori pubblici, è necessario che l’intelligenza e la pragmaticità delle donne entri in campo nel settore del controllo dei lavori pubblici dove il bilancio dello Stato ha sempre gravi emorragie e dove le comunità pagano tutti i disservizi di lavori pubblici che si procrastinano nel tempo.
1.2.1 Creare una scuola dedicata, un master, un percorso di studi che veda le donne etiche-operative come docenti insieme a uomini etici-operativi e le donne come discenti (ma anche gli uomini)
Un atto di responsabilità sociale delle donne verso lo Stato.

1.3 – Promuovere la formazione di tourist planner che siano esperti di turismo sostenibile, responsabile, accessibile.
Incrementare l’utilizzo di questa offerta per aumentare la domanda del consumatore e riqualificare i servizi del mercato turistico.

1.4 Tutor aziendali in tele o chat line/ NUMERO VERDE
Promuovere la formazione di pool di manager aziendali olistici per interventi spot, veloci, tempisti, per consulenze (hic et nunc) su dubbi, bisogno di riflessione a due, consigli veloci ma anche di percorsi di profondità. Una sorta di numero verde a disposizione delle imprenditrici. (Esperienza positiva TOH© TeleOloHelp – Firenze)

B) Sostegno alle imprese – infrastrutture
1.1 – CEntro Controllo INIZIATIVA DONNA – CECIDO
Controlla l’efficacia amministrativa pubblica sulla recezione progettuale delle donne.
È un luogo dove deve pervenire qualsiasi progetto inviato dalle donne alle istituzioni.
Si prefigge di lavorare fortemente all’eliminazione degli ostacoli da burocrazia difensiva delle ppaa.
Istituisce una sorta di SUAP di livello superiore (dal regionale allo statale) ma con azione di pressing sulla barriera burocratica.
Le ppaa sono obbligate a trasmettere tutti i progetti che le donne presentano.
Con dovuta pubblicità del CECIDO le donne stesse possono presentare al centro l’avvenuta presentazione di progetti.
Il CECIDO può, avute le risposte in tempi brevi dalle PPAA, aiutare alla correzione di eventuali incongruenze, ecc. rafforzare i punti di debolezza, valorizzare i punti di forza, riavviare il nuovo percorso di tutoraggio fino all’esito della graduatoria, del bando, del concorso.

2 – Accesso la credito – infrastruttura
2.1 – Osservatorio CREdito DOnna OCREDO
Aumento dell’accesso al credito garantito all’80% dalla Regione
Strumenti di controllo e monitoraggio attivo dei comportamenti del sistema bancario sulle misure garantite a favore delle donne.

3 – Patto etico delle nomine – infrastruttura intangibile
Coloro che vengono nominati negli istituti sopra proposti ed altri stringono un patto etico sul loro servizio con l’Alleanza delle Donne. Non si potrà lasciar passare tempo, tutto deve essere dettato da una ritmica di espletazione che stia in tempi da concordare ex ante.
Tutte le azioni che i nominati compiono, vengono di volta in volta monitorati da un gruppo di controllo, con report settimanali sull’operato.

C – Infrastrutture al welfare
1.1 Investimenti a fondo perduto per la realizzazione di asili aziendali e nei distretti aziendali, ma anche investimenti per servizi ritenuti di base nei distretti.
1.2 Fondi per la generazione di servizi di prossimità nei centri urbani e rurali.
1.3 Fondi per la realizzazione di ricerche e analisi dei bisogni.

D) Turismo sostenibile
1.1.Ampliare e facilitare l’accesso alle misure dedicate al turismo sostenibile, aumentare le premialità per l’incremento di frontiere particolarmente innovative dei servizi a ridotto impatto ambientale e socialmente responsabili.
1.2 Ampliare e supportare microservizi per il turismo, servizi di micromobilità.
1.3 Ampliare e semplificare le misure che finanziano gli studi di fattibilità, le analisi dei flussi turistici fino a dedicare dei fondi consegnati all’EELL che può deliberare in modo più snello con una sua graduatoria sempre aperta.
1.4 Ampliare e semplificare i processi autorizzativi.
1.5 Accelerare i processi di sdemanializzazione per riconsegnare alla fruizione dei cittadini e delle cittadine i beni naturali, architettonici, culturali
1.6 Accelerare i processi di concessione dei beni confiscati alle mafie dagli EELL ai soggetti dell’impresa sociale e non profit
1.7 Garantire un portale italiano sul turismo sostenibile
1.8 Finanziare campagne di promozione del turismo sostenibile, responsabile, accessibile
1.9 Rendere obbligatorio, premiante, per il turismo scolastico la scelta di strutture e pacchetti ecosostenibili ovvero di turismo responsabile e accessibile.

A cura di Fabrizia Paloscia, Olomanager, Stati Generali delle donne Toscana
Coordinamento Isa Maggi, Stati Generali delle donne