Da più di 120 anni aiuta donne vittime di violenza e minori stranieri non accompagnati o provenienti dal circuito penale: è la sintesi che descrive Fondazione Asilo Mariuccia Onlus, una storica realtà del privato sociale.
Abbiamo chiesto alla Presidente Emanuela Baio di raccontarci nello specifico la storia e la mission della Fondazione.
Presidente, ci racconti cos’è oggi Fondazione Asilo Mariuccia, qual è la vostra missione e come riuscite in concreto a dare supporto alle donne in difficoltà?
Fondazione Asilo Mariuccia Onlus è, oggi, una delle istituzioni più attive sul territorio lombardo, con sedi a Milano, Sesto San Giovanni, Corbetta e Porto Valtravaglia (in provincia di Varese). Accogliamo e diamo assistenza a madri che hanno subito forme di violenza con i loro figli minorenni, in carico ai Servizi Sociali e alle reti antiviolenza. Diamo accoglienza e supporto anche a minori non accompagnati o del circuito penale e a persone disabili. In alcuni casi sono servizi residenziali, in altri diurni. Sono persone che hanno bisogno di tutela, di supporto educativo e psicologico, ma anche di un percorso formativo che consenta loro, prima della dimissione, di avere un lavoro. Accanto alle comunità presenti nel milanese e nel varesotto, gestiamo anche alloggi per la semi-autonomia. Si tratta di veri e propri appartamenti progettati e arredati per ospitare donne con i loro bambini vittime di traumi e violenza domestica, o minori stranieri non accompagnati, che per un periodo della loro vita hanno bisogno di un luogo protetto, nel quale vivere per recuperare la propria autonomia.
Nel milanese ospitiamo in strutture residenziali circa 120 persone, mentre nel varesotto, per ora, ne accogliamo una trentina, più una decina per la formazione lavoro diurna.
Grazie all’alta professionalità dei nostri educatori accogliamo donne, bambini e minori in un luogo sicuro e li sosteniamo nella rielaborazione del trauma, lavorando per la costruzione di un progetto di superamento del dolore e della paura. L’obiettivo delle équipe educative è sostenere alla riconquista del futuro attraverso il raggiungimento della piena autonomia personale, professione e abitativa. Tutte le nostre strutture hanno criteri etici e metodologici condivisi, che si sono costituiti nel tempo, attraverso formazione specifica e supervisione continua: possiamo parlare di metodo Mariuccia.
In cosa consiste il “Metodo Mariuccia”?
I criteri che caratterizzano il Metodo Mariuccia sono: l’eticità, in particolare il profondo rispetto per le persone accolte, per la loro culture e per la loro storia; la trasparenza, i progetti devono rispecchiare i bisogni della persona e nascono da una definizione condivisa degli obiettivi; l’efficacia: la formazione e l’inserimento lavorativo garantiscono un rientro nel territorio in tempi adeguati per i progetti di vita delle persone.
Attraverso la nostra area educativa e con la collaborazione di altri enti del Terzo Settore, non offriamo solo assistenza alle persone, ma ci prendiamo cura delle loro specificità e le sosteniamo nel riacquistare autostima e fiducia in loro stesse. Le donne che arrivano nelle nostre strutture hanno la necessità di sentirsi accolte in un luogo sicuro, di ”riprendere fiato” e di essere supportate per ripartire con un nuovo percorso di vita.
Tra i numerosi esempi di progettualità interne, vi è l’attivazione di un percorso di educazione finanziaria, in collaborazione con Inclusive Finance, pensata su misura per le nostre mamme, con lo scopo di trasmettere loro informazioni, strumenti e competenze su temi relativi al denaro: pianificazione, budget, rapporti con le banche. Nostra missione è anche promuovere percorsi di inclusione, per far sì che le e i nostri ospiti possano rientrare nella società come cittadini attivi, in completa sinergia con il quartiere. Attraverso il progetto “PianeTiamo”, per esempio, proponiamo uno spazio aperto alla cittadinanza, di incontro e scambio culturale, con laboratori creativi e letture nella cornice della sostenibilità, dedicati ai più piccoli.
Come Fondazione, lavoriamo anche con i minori stranieri non accompagnati o provenienti dal circuito penale: abbiamo attivo a Porto Valtravaglia un laboratorio di avviamento al lavoro che ha riscosso partecipazione e successo. Attraverso questo progetto, vogliamo aiutare i ragazzi a comprendere le regole e il funzionamento di un luogo di lavoro, sviluppare capacità manuali e lavorative e rafforzare la loro autostima, tramite il rapporto con gli altri. Oltre 500 ragazzi sono stati formati dall’apertura ad oggi. Alcuni di loro sono diventati dei piccoli imprenditori.
Non ci fermiamo qui: abbiamo tanti progetti in fase di realizzazione per estendere i servizi di Fondazione Asilo Mariuccia oltre l’accoglienza e il reinserimento sociale, fornendo supporto alle donne nella fase di massima paura (attraverso la rete dell’antiviolenza e le case rifugio) fino al sostegno nel rientro nella società attraverso l’housing sociale. Abbiamo inoltre un grande progetto di ristrutturazione della sede di Porto Valtravaglia per accogliere anche alcuni minori provenienti dal circuito penale.
In che modo intendete implementare il supporto ai minori detenuti?
Intendiamo realizzare strutture per accogliere accanto ai minori non accompagnati anche alcuni che provengono dal penale, laboratori pratico formativi e una palestra per 2,8 milioni di euro, che consentirà di accogliere in tutto 90 giovani tra residenziali e centro diurno, così da reinserirli nel lavoro e socialmente.
Le misure alternative al carcere, realizzabili con le comunità minorili penali, servono per attuare il principio Costituzionale della riabilitazione. Attraverso un percorso educativo, psicologico, sportivo e di formazione al lavoro offriamo a queste persone delle chances per recuperare la loro libertà e dignità.
Il nostro obiettivo, attraverso questo ambizioso progetto che abbiamo chiamato – Un Porto Nuovo –, e che è stato presentato a Fondazione Cariplo, è quello di mettere a disposizione la nostra esperienza, operando per un graduale ed efficace reinserimento sociale e soprattutto lavorativo di questi giovani. Asilo Mariuccia è pronta, quello di cui abbiamo bisogno è un supporto convinto e concreto da parte delle Istituzioni, per esempio del Ministero della Giustizia. Si sente parlare molto di inclusione, ma per includere è necessario fare sistema, lavorare insieme, promuovere una nuova speranza di vita e di futuro per una generazione che ha bisogno di credere in un presente e soprattutto in un futuro decisamente migliore.
Quanti sono gli ospiti attualmente presenti nelle vostre strutture?
Ad oggi sono state più di 5.600 le persone assistite da Fondazione di Asilo Mariuccia, dal 1902 (anno in cui sono state accolte le prime ragazzine) fino ai giorni nostri, un percorso che non si è mai interrotto e guarda al futuro con speranza. Attualmente ci sono 135 ospiti, di cui 35 mamme con 70 bambini e 30 minori stranieri non accompagnati o provenienti dal circuito penale. Queste sono le persone che accogliamo in servizi residenziali, sono con noi tutti i giorni, h 24. A Porto Valtravaglia dove abbiamo, come ho ricordato, un laboratorio di agricoltura, ospitiamo durante il giorno anche alcuni ragazzi disabili (abbiamo infatti una convenzione con Anffas Luino). Un elemento da sottolineare è la percentuale di successo che è molto alta: il 90% dei ragazzi segue un laboratorio lavoro per permettere loro di confrontarsi, in maniera protetta, e il 94% delle mamme che si sono rivolte alla Fondazione è inserita in un percorso lavorativo. Nelle nostre comunità milanesi lavoriamo in sinergia affinché le donne non restino isolate, ma al contrario si adoperino per una graduale re-integrazione emotiva, psicologia e lavorativa.
Vi è ad esempio la storia di una giovane donna, ex ospite della comunità che, proprio grazie a Fondazione Asilo Mariuccia, nel 2022 è riuscita a realizzare il suo sogno aprendo a Milano un negozio di sartoria, dedicato alla realizzazione di abiti da cerimonia. Non si tratta dell’unico caso. Un’altra mamma, dopo un lungo percorso presso la nostra Fondazione, inizierà presto un nuovo lavoro presso una pasticceria, sempre a Milano.
Baio Lei è la prima presidente donna della Fondazione Asilo Mariuccia, dopo la sua fondatrice. A chi si ispira?
Il mio faro è Ersilia Bronzini Majno, la fondatrice, che con le sue amiche dell’Unione Femminile hanno aperto un varco di speranza per tutte le donne. Lei è stata una femminista rivoluzionaria. E’ la sintesi che descrive la realtà di Fondazione Asilo Mariuccia Onlus. Il metodo da Lei adottato è ancora attualissimo e attraverso le nostre competenze, diamo alle e agli nostri ospiti le fondamenta per riprendere in mano la propria vita e riacquistare autonomia a livello genitoriale, ma anche e soprattutto libertà dalla violenza e dallo sfruttamento e dignità come persone umane.
Il Suo operato è la mia guida: Ersilia è stata una donna lungimirante in grado di anticipare i tempi. Nel 1902 molte donne erano analfabete ed è stata proprio lei con le educatrici ad insegnare a molte di loro a leggere e scrivere. Si preoccupava della loro istruzione, non solo che sapessero portare avanti la gestione di una casa. La nostra Fondazione, ancora oggi, è composta per il 71% da donne e il Consiglio d’Amministrazione è all’80% femminile. Così come si faceva ai tempi di Ersilia Bronzini, anche oggi si mantiene un legame profondo anche dopo l’uscita dalla comunità, un legame, direi “familiare”.
Un’eredità che continuerà a vivere anche in futuro?
Sicuramente, sì, anzi si arricchirà di nuovi servizi; questa è la nostra speranza più grande. Nei mesi scorsi, è stata completata la prima fase di studio e mappatura dei documenti originali dalla prima persona accolta nel 1902 ad oggi che ha prodotto un elenco di consistenza. Da qui la Fondazione si impegnerà in stretta collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Culturali affinché l’Archivio possa diventare Patrimonio condiviso accessibile alla cittadinanza e a tutti coloro interessati ai fenomeni socio – culturali ed economici dell’Italia e di Milano dal 1900 ad oggi.