di Roger Sabbadini
LA BIOGRAFIA DELL'ITALIANO ESPULSO CHE RITORNÒ DA LIBERATORE
Alex Sabbadini L'ebreo con la Leica che fotografava i documenti fascisti
Aveva 23 anni quando ha lasciato l'Italia nel '39, dopo l'emanazione delle leggi razziali Tornò a combattere da uomo libero con la divisa dell'esercito americano Ciò che lo spinse era la volontà di combattere e la speranza di ritrovare salvi iparenti n libro, scritto dal figlio Rog'er, è anche la storia degli ebrei italiani inquel periodo
ARIELA PIATIELLI
Unavoidable Hope: la storia di Ales sandro Sabbadini. I fascisti lo caccia rono dall'esercito italiano con le leggi razziali. Tornò a combat terli da uomo libero con la di visa dell'esercito americano. Unavoidable H ape è il libro di Roger Sabbadini, che raccon ta la storia del padre Alessan dro, «Alex» per i suoi compa gni d'avventura.
Alessandro aveva 23 anni quando ha lasciato l'Ita lia nel '39, dopo l'emanazione delle leggi razziali fu congedato senza onori dal l'esercito perché era ebreo. Arrivò negli Stati Uniti per diventare un Ritchie Boy, un soldato dell'U.S. Army addestrato ad interrogare il nemico e ricavare infor mazioni preziose. L'avvin cente racconto di Sabbadi ni inizia quando il sergente Alex sbarca con gli alleati ad Anzio nell'operazione Shingle il 22 gennaio del '44. Dalla spiaggia vede a Nettuno Villa Silvia, la resi denza estiva di famiglia, oramai deserta.
Sono passati quasi cinque anni da quell'addio a Roma, e da allora non ha più avuto notizie dei suoi cari. Alex, che già aveva preso parte al lo sbarco in Sicilia e ha com battuto in Nordafrica, arriva con l'incarico di esaminare i documenti del nemico e di fotografare ogni cosa. Sono pochi i soldati muniti di macchina fotografica, sta a lui documentare tutti gli av venimenti come un vero re porter. Nella villa di famiglia mette il quartier generale dell'intelligence e dei Docu ments Men, ci sono 70 chilo metri e migliaia di truppe nemiche da affrontare che lo dividono da Roma e dal co noscere il destino della sua famiglia, la strada è lunga e piena di pericoli. Ciò che lo spinge è la volontà di combattere contro i nazifascisti e l'inevitabile speranza di arri vare a Roma e di ritrovare salvi i parenti.
Ci vorranno lunghi mesi prima che Alessandro riesca a raggiungere la fami glia, ma la storia non fini sce qui, e si sposta nel Nord Italia, dove gli alleati danno la caccia a Benito Mus solini. «Papà fu uno dei pri mi ad entrare a Roma a giu gno del '44, perché la sua unità era sempre in testa. spiega l'autore – Dei suoi famigliari non sapeva nul la, e quando li riabbracciò fu un momento pieno di emozione. Dopo Roma an dò a combattere al Nord, gli americani volevano cattu rare Mussolini».
Quando Alex arriva a Gargnano, sul Lago di Gar da, Mussolini era già in fu ga. Entra per primo nel quartier generale del ditta tore in Villa delle Orsoline.
«Alex e i Documents Men arrivarono davanti alla scrivania di Mussolini. Era perfetta, intatta, c'erano oggetti personali, fotogra fie, una montagna di docu menti e un tagliacarte. In genere i nemici sapevano distruggere i documenti prima della fuga, ma Mus solini non ebbe tempo».
Sta al sergente Sabbadini e alla sua squadra studiare e catalogare tutto il mate riale raccolto. Nell'album del veterano ci sono le foto grafie delle scatole traboc canti di documenti di Mus solini: «Alex aveva tutto il necessario per un soldato, ma la sua arma più impor tante era la Leica con la quale ha documentato ogni cosa». Assieme al racconto della storia di Alessandro Sabbadini, nel libro c'è il ri tratto di una famiglia ebraica italiana. «Volevo raccon tare la storia della mia fa miglia e del coraggio di chi l'ha salvata. Dopo la guerra papà tornò a vivere negli Stati Uniti. Come molti ve terani della Seconda guerra mondiale, era un uomo mo desto, e non voleva parlare della sua esperienza da soldato. Un giorno trovai una grande scatola, con un al bum fotografico titolato WarAsI Knew It, tantissimi documenti, e l'uniforme dell'esercito. Lui aveva già 80 anni, ho preso una tele camera e l'ho intervistato per sei ore».
Ècosì che Roger Sabbadini ha scritto il libro, «che è an che la storia degli ebrei italia ni in quel periodo- conclude -perché qui in America, co
me in altri Paesi, sono in pochi a conoscerla». –
@ BYNCNDALWNIDIRITIIRISERVATI
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