“Cammini”, di Federica Ferretti

da | Ott 16, 2013 | Testimonianze e contributi

Romanzo online, formato da micro capitoli

La scrittrice Federica Ferretti, con questo racconto-romanzo online, formato da micro capitoli che ha postato in divenire sulla sua pagina di poetessa e che poi, alla fine presenta su di un format di volta in volta diverso, offre una testimonianza di un procedere diverso della scrittura e  della sua rappresentazione.

CAMMINI

“Io non dovrei… No, non dovrei, tutto deporrebbe a nostro sfavore, non tanto l'età, il tempo che fisicamente ci divide, tu più grande, io più incosciente, …ma per l'irrequietezza del tuo agire, tu sei mare e vento insieme, tempesta all'imbrunire… Per istinto, ho abbassato la testa, tirando dritto, cercando di dimenticare, sì, subito dopo averti conosciuto….per l'istinto che ti porta a ripiegarti dentro, per sfuggire alle intemperie, a te, nuovo sconvolgimento all'orizzonte… Ma mi accorgo, nel ricordarti, come mi sia sentita felice nel lasciarmi investire dalla tua foga, irrequietezza, dal tuo entusiasmo, dalla tua esistenza che vuole cominciare ad esistere nella mia vita…e non c'è tempo, non ci può essere tempo per riflettere, per cercare scampo, per fuggire… Fuori, ora, non c'è niente..nient'altro che te… Mare e vento insieme. Ovunque, in qualsiasi sguardo, in ogni minuto, in ogni desiderio…”

Ripensava così, dopo quel fortuito incontro, uno di quelli che ti segna, ma poi resta fermo, non ha spazio. Senti, che, almeno per il momento, non avrà, non potrà avere evoluzioni. Nè le cerchi. Ti va bene così, senti che non ne hai ancora necessità, di rinascere così drasticamente.

Ma ricordi. E acquisisci una consapevolezza.

Lo voleva. Ne era consapevole, ora, mentre, intanto, anche così, anche da lontano, gli ripeteva: “Sei mare e vento insieme, ovunque, in ogni desiderio”.

Le persone che più ci cambieranno la vita, le incontriamo sempre per caso, distrattamente, in un sabato che può sembrare qualunque. Può, e invece diventa quel sabato, con quel suo sapore, che resta intatto d'estate come d'inverno, con ogni tempo.
E con ogni tempo, ci irradierà il cuore, stupendoci come fosse ancora la prima volta.
Mentre sarà l'ennesima.
Lo voleva con tutta se stessa.
Con ogni angolo di cuore.
Ogni angolo di pelle, mentre a sua volta si fermava a ripetersi, per non abbracciare la paura della disillusione, che si annida in ogni storia che comincia, e impietrisce, se le dai retta: “… io non dovrei…ma mi accorgo, nel ricordarti, di quanto mi sia sentita felice”.

Passano i giorni, mesi, era quasi Natale.

Luci ovunque, la città intera riluceva sul suo volto.

Camminava guardandosi il suo nuovo paio di scarpe, rosse, che aveva desiderato sin da adolescente, dopo averne possedute uno da bambina per imitare l’eroina di una delle sue fiabe preferite.

Gli cadde letteralmente tra le braccia, scontrandosi lungo il corso principale di quella che sarebbe presto diventata la loro città.

La riconobbe subito: perciò , risollevandola , la salutò con un semplice emblematico: “Come stai?”

La prese per mano, come aveva fatto di già la prima volta che si erano incontrati, la prese per mano, in una stretta sicura, consapevole che non l’avrebbe lasciata mai più.

Neppure nelle giornate più torride, quando trascinare la sua sedia a rotelle poteva sembrare un peso, per lei, un aggravante ad un destino comune ormai in perpetua salita.

Dopo averla ritrovata quella sera,infatti, lui fece in modo di sposarla nel più breve tempo possibile.

Un corteggiamento serratissimo, fatto sì delle solite rose e cioccolatini, ma anche di telefonate agli orari più improbabili, di mail scritte con il cuore in mano, affidandole senza pudore ogni pensiero, dal più intimo a quello più superficiale, in cui cioè finì immediatamente con il confessarle che la sentiva essenziale per il proseguimento del suo cammino su questa misera terra, come diceva lui.

Come se avesse presentito che, di lì a breve, avrebbe avuto bisogno delle sue gambe per camminare, così come della sua tenacia per tenere in piedi la propria attività: tutti i suoi sogni, ad uno ad uno.

La sua fuoriserie, si era schiantata solo qualche anno dopo su quel guarde-rail lungo cui tante volte si era fermato ad osservare il mare sottostante, innamorato di quello sbalzo che avrebbe poi assaggiato sulla sua pelle durante una tempestosa serata di novembre.

Forse perché si assomigliavano troppo, lei lo aveva amato per quella sua specialissima irruenza, il mare gliel’aveva a restituito.

A metà, ma cosa poteva importarle?

Nulla: non le importava nulla di aver dovuto rallentare il passo, così come di aver dovuto vincere il ribrezzo nell’accarezzargli solo due tronconi al posto della muscolatura atletica che l’aveva tanto impressionata da fidanzata.

L’anima abita altrove, e lì, corre libera da archetipi e rigidità mentali, che vogliono l’uomo a difendere, ad ogni costo, la sua donna.

Combatteva invece lei al posto del suo cavaliere disarcionato dalla vita, che toglie ma, a volte, ci ripaga in amore.

Ebbero un bambino l’anno seguente.

Perché non ci sono sogni che non si possano cavalcare, quando ci si riconosce, completandosi.

Così , Edoardo imparò presto a condurre la carrozzina del padre, prestandogli a sua volta le sue gambe e ciascuna delle sue ambizioni.

Da raccontare a Luisa, quando la incontrò all’improvviso e seppe che sarebbe stata lei la sua donna , proprio come aveva già fatto suo padre con sua madre, circa trent’anni prima.

Anzi, non smetteva ancora, di amarla, consapevole che non si erano mai lasciati, neppure per un secondo, in tutto quel tempo.

E neppure dopo, quando l’avrebbe dovuta lasciare solo all’apparenza, agli occhi del mondo, che non avrebbe mai potuto accorgersi che era piuttosto tornato a camminarle affianco, su di un sentiero silenzioso, ma di nuovo forte sulle sue atletiche gambe.

F.F.