“LA VOGLIA DI CAMBIARE” Gli Stati Generali delle Donne

da | Lug 15, 2020 | Editoriali

di Marta Ajò

 

Un alleanza fra più entità si basa su alcuni principi fondativi che, rispettati nei modi e nei tempi, la solidificano e la rendono forte.
La sua nascita non andrebbe mai sottovalutata, visto che deriva normalmente dalla necessità di più soggetti con interessi simili, siano essi individui, società o nazioni tesi ad attuare un progetto comune.

Senza addentarsi in vasti e specifici campi , in riferimenti storici da dimostrare, in zone ombrose o semplicemente di non competenza, è sempre utile vigilare su nuove alleanze che sorgono quando i sistemi generali si indeboliscono e si creano nuove domande e aspettative.
E’ questo il caso della nuova “alleanza delle donne”auspicata su diversi fronti e, quindi, ancora alla ricerca di un perno comune.

Su cosa si basa, o dovrebbe basarsi, innanzitutto.
I principi fondativi sono precisi. Non proprio innovativi, in quanto sono gli stessi su cui si è mosso da sempre il mondo femminile nelle varie fasi del suo percorso, vincendo, perdendo, silenziandosi di volta in volta.
Il lavoro, la famiglia, la salute,la cura, l’economia, la società,la cultura, la violenza (tema che ha trovato una sua posizione specie negli ultimi decenni), sostanzialmente i temi di sempre.
All’interno di ognuno di essi molti sottotitoli. Le priorità risultano apparenti rispetto ad una visione di genere che le percepisce consequenziali.
Un elencazione, che vede le donne unite e “sfinite” storicamente e da sempre, nel rivendicare un’attenzione generale che ponga fine alle discriminazioni che rendono ancora oggi impossibile la realizzazione di pari dignità dei due generi nelle loro differenze, una parità effettiva della donna.

Questo è stato il significato profondo delle varie Conferenze mondiali delle donne, in particolare quella di Pechino, dalle quali sono scaturite indicazioni di grande portata storica per offrire ai governi di tutto il modo una piattaforma su cui riformulare le loro politiche in un ottica di genere.
Davanti alla rilevanza numerica e rappresentativa, solidale, combattiva di quelle platee, è stato difficile che il mondo non prendesse in considerazione il significato di “condizione femminile” e non dimostrasse lungimiranza nel correggerla.

Dopo la rivoluzione femminista, furono sicuramente quegli atti internazionali, quelli che più di ogni altra forma politica innestarono una, sia pure parziale, coscienza dei governi su tali questioni.
Se poi qualcuno ha ignorato, strumentalizzato o risposto in modo inidoneo a quelle indicazioni prima o poi, siamone certe, dovrà renderne conto.
Da quelle esperienze però, possiamo trarre la certezza che è che solo quando le donne si sonno alleate per davvero, hanno potuto fare udire la loro voce. Questo vale per azioni macro quanto mini, siano esse manifestazioni mondiali o di poche piazze, celebrazioni, ricorrenze o festeggiamenti di gruppo.

In realtà e per correttezza d’informazione, non è che le donne, per quanto divise, siano mai sparite.
Strutturate come testuggini romane o rintanate nella tana della loro storia, sempre seguendo schemi difensivi, esse ogni tanto sono riuscite a fare capolino per alcune richieste, non di poco conto, ma parziali. In questa complessa operazione di quanto fatto e quanto ottenuto, il risultato non torna. Ed ogni volta e da sempre è stato così.

È questo il nodo da sciogliere.
E, si sa, ci sono nodi e nodi. Quelli che si possono sciogliere facilmente o quelli che portano il loro carico fino alla fine senza mai offrire una possibilità di fuga.
Dagli studi sulle tematiche di genere emerge, anche drammaticamente documentato, come la questione – donne rimanga una zavorra pesante piena di nodi insoluti.
Altrimenti non ci si spiegherebbe perché, ogni volta che si parla di cambiamento le donne debbano ricominciare a sgranare il rosario sempre più lungo delle loro “preghiere”inascoltate.

Al dunque di tutto ciò, oggi la costruzione, la realizzazione di una alleanza di donne, basata sulla trasversalità, per cui unica appartenenza da rivendicare deve basarsi su alcuni principi fondanti per tutte, sarebbe un altro momento storico che esse dovrebbero guidare.
Innescata dalla proposta che gli Stati Generali delle Donne hanno attivato fin dall’inizio della loro nascita, la vigilanza da loro attuata costantemente sulla ripresa di politiche di genere ha trovato una forte risposta a tutti i livelli e in tutti i territori ( progetto “Panchine rosse”, in itinere “La città delle donne” ecc.), nei numerosi incontri puntuali nel tempo e nell’impegno, verso il quale si sono dirette varie forze femminili territoriali e non.

Quando “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”, si rivaluta la saggezza popolare.
Messi a terra dal coronavirus, ci si è trovati a dovere fare i conti con un Paese privo di strutture adeguate, peggiorate dai guasti aggiuntivi dei quali i maggiori si sono riversati sull’universo donna.
Per questo gli Stati Generali delle Donne hanno dato vita ad una grande mobilitazione attiva che si è realizzata anche grazie alla loro aula virtuale nella quale sono convogliati saperi, professioni e politica.
Collegamento con il territorio, qualità di dibattito, confronto concreto per arrivare a formulare proposte percorribili in una dimensione di cambiamento sociale.
Una rappresentazione della partecipazione, della volontà di allearsi in un progetto comune, l’ambizione di essere al servizio dell’Italia.
Un progetto di studio e proposte, l’aula virtuale, che sarà attiva ancora per tutto il mese di luglio, con dieci incontri cadenzati sostenuti da documenti, per arrivare alla ripresa dalla breve pausa agostana con proposte ai referenti politici.

Un confronto, un dibattito, un programma aperto al rimodellarsi del sistema Paese, un progetto di alleanza di donne, tra donne e uomini, per non perdere l’occasione che si offre ad esse per cambiare la loro storia e riformarne la narrazione.

 

https://www.statigeneralidelledonne.com/

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