di Isa Maggi
Il miglior modo per predire il futuro è inventarlo!
Le imprenditrici oggi non hanno bisogno di nuove idee ma di coraggio e di entusiasmo per mettere in pratica le idee che hanno già avuto.
Per superare la crisi, occorre intraprendere un cammino nuovo che porti le imprese a diventare leader, è necessario creare nuove imprese innovative e sostenibili sotto il profilo ecologico ed economico.
Mi occupo di imprese e di start up dal 1997, all'interno di un incubatore di genere a Pavia, presso lo Sportello Donna. Il lavoro in atto deriva anche dalle mie esperienze maturate nella mia veste di Presidente della rete dei Business Innovation Center della rete europea Ebn dal 2010 al 2015.
I risultati delle ricerche sono stati divulgati in numerosi convegni e scritti,per allargare la platea e diffondere la cultura d’impresa.
Le ricerche svolte nell'ambito del nostro Incubatore di genere evidenziano uno stile che, anche se non si definisce ancora come un modello imprenditoriale che ci piace definire “mediterraneo”, presenta delle significative differenze in termini di rapporti con i collaboratori e le collaboratrici: all'interno dell'azienda femminile si delega di più a donne, anche se la delega va ancora prevalentemente ai collaboratori maschi, si offre maggiore lavoro a donne, si tende maggiormente alla partecipazione della gestione e alla collaborazione che alla competitività, si punta sulla conciliazione tra vita privata e attività lavorativa e su valori come la qualità del servizio (61,2%) e la centralità del cliente (33,0%) la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente attraverso la scelta delle materie prime, la gestione dei rifiuti, e il risparmio energetico.
L’identikit dell’imprenditrice è quello di una donna in cui persistono elementi contraddittori che però riescono a coesistere. La donna imprenditrice è ad un tempo convenzionale e statica ma anche innovativa e dinamica, tradizionale e conservatrice ma anche moderna ed esploratrice.
Per le imprenditrici il successo è costituito da un mix di caratteristiche personali, la principale delle quali (per il 44,7% delle intervistate) è capacità di assumersi responsabilità.
Le difficoltà denunciate dalle imprese femminili sono relative proprio al reperimento del capitale (45%), l' “accesso al credito”, oltre che alla complessità della burocrazia (21,5%), alla difficile armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro (16,6%) e, non ultimo, alla mancanza di servizi alle persone e alle famiglie.
Le imprese al femminile non falliscono perché sono piccole, e a volte piccolissime,e soprattutto perché non ne viene valorizzato l’apporto nei confronti del territorio, non viene loro offerto l’adeguato sostegno in termini di finanziamenti, anche attingendo ai fondi strutturali, perché manca una vera cultura d’impresa, che comporta conoscenza del mondo del lavoro, ma anche conoscenza delle risorse del territorio e preparazione al rischio.
Cosa fare?
Occorre promuovere l’imprenditoria tra le donne e fondamentale è lo scambio di buone prassi e della cultura imprenditoriale, oltre che promuovere i servizi di sostegno e gli strumenti di tutela delle realtà imprenditoriali femminili.
Il segreto del successo è la convinzione di potercela fare, il forte desiderio di autonomia, la capacità di ricorrere alle reti familiari,l’attitudine ad andare incontro al cliente e accettare le sfide del mercato.
Diventare imprenditrici è una scelta. Importante e per molte donne, ancora, rischiosa. Sono connessi all’attività femminile e alla conduzione di un’impresa al femminile, problemi vecchi quanto il mondo. Conquistarsi la credibilità nel rapporto con banche e clienti, accrescere e consolidare l’attività, accedere alle informazioni e ai servizi, queste sono le principali difficoltà di accesso e successo nel mondo dell’impresa. La canalizzazione dell’informazione sistematica e mirata consente, invece, un valido sostegno alla nascita e allo sviluppo dell’attività-donna. I casi di successo dell’imprenditoria femminile mostrano con chiarezza come la combinazione degli elementi soggettivi della capacità professionale e della motivazione femminile con i fattori oggettivi di un ambiente idoneo creino una forte propensione al successo dell’iniziativa.
L’erogazione di servizi attraverso l'Incubatore di genere consentono alle donne di lavorare creando un effetto moltiplicatore delle opportunità, consentendo l’utilizzo di un potenziale produttivo che offre e produce qualità per il sistema.Le imprenditrici percepiscono i maggiori ostacoli allo svolgimento dell’attività imprenditoriale, non all’interno, ma all’esterno della propria sfera professionale. Fattori di particolare criticità vengono individuati soprattutto nel raccordo con le fonti di finanziamento, nei rapporti con la burocrazia amministrativa e, più in generale, nell’accreditamento dell’immagine professionale verso l’esterno.In questo contesto, fatto di difficoltà e problemi spesso insormontabili, c’è un aspetto particolare che non può essere sottovalutato. Si tratta delle “imprese finanziate silenti”, imprese che non sono mai state avviate perché non hanno ricevuto i fondi per gli investimenti.
Non c’è dubbio che gli adempimenti burocratici sono un elemento ostativo allo svolgimento della propria attività professionale come il reperimento di finanziamenti.Per quanto attiene, invece, agli ostacoli legati più strettamente all’appartenenza all’universo femminile, le imprenditrici pongono in rilievo soprattutto la difficoltà ad armonizzare l’attività professionale con la vita privata e la necessità di dover spesso gestire in modo non razionale la propria azienda.
A questi due fattori critici si aggiunge anche la credibilità all’esterno. Seguono la mancanza di solidarietà tra imprenditrici e l’assenza di modelli di riferimento. Dall’analisi delle necessità delle neo o aspiranti imprenditrici, emerge il profilo di un’impresa “rosa” che, malgrado l’elevato potenziale di crescita, si trova ancora ad essere scoperta, o comunque ad evidenziare un fabbisogno di competenze esterne su aspetti basilari della gestione dell’attività imprenditoriale: credito e finanziamenti innanzitutto, ma anche aspetti legati alla gestione amministrativa ordinaria.
Isa Maggi coordinatrice Stati generali delle donne
Venezia, Ca' Foscari, 7 febbraio 2020
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Interessante confronto a più voci nell’Aula Baratto di Ca’ Foscari a Venezia per gli Stati Generali delle Donne con una riflessione sul tema “Professioni donna – Imprenditoria Femminile” . Tra gli nterventi di maggiore interesse quello di Dewi Van dev Weerd,vice Ambasciatore del Regno dei Paesi Bassi, che ha posto l’accento in particolare sulla sempre più impellente esigenza di promuovere l’imprenditorialità femminile, tema su cui si è soffermata con particolare approfondimento Isa Maggi, Coordinatrice degli Stati Generali delle Donne, la quale ha ribadito la pressante esigenza
d’infondere nelle donne “coraggio ed entusiasmo per mettere in pratica le idee che hanno già maturato.” L’identikit dell’imprenditrice – secondo la Maggi – è quello di una donna in cui persistono elementi contraddittori che però riescano a coesistere. La donna imprenditrice è ad un tempo convenzionale e statica, ma anche innovativa e dinamica, tradizionale e conservatrice, moderna ed esploratrice. Per le imprenditrici il successo è costituito da un mix di caratteristiche personali, la più importanti delle quali è la capacità di assumersi responsabilità.
Di particolare interesse l’intervento di Maria Cristina Gribaudi che ha raccontato la sua esperienza di manager aziendale abbinata al ruolo di donna, moglie e madre, con tutte le difficoltà a far coesistere i vari aspetti. Una storia interessante, che rispecchia quella di tante altre donne che fondono ruoli di alto impegno professionale con aspetti privati e familiari e che la Gribaudi ha raccontato in suo interessante volume autobiografico “L’altalena rossa.”
Il discorso si è poi allargato al piano dei nuovi linguaggi della comunicazione oggi, tra cultura e apparire, tematica sviluppata da Annella Prisco, che ha lanciato, col suo intervento, un grido d’allarme sulla sempre più evidente crisi d’identità dell’individuo nella società globalizzata in cui viviamo, una società in cui prevale spesso uno stato di dilagante sottocultura, perché molti purtroppo identificano la parola cultura con il proprio apparire, senza alcun approfondimento dei contenuti, con approccio superficiale a tematiche che richiederebbero ben altro studio e preparazione. La Prisco ha sottolineato le forti responsabilità legate al web che alimenta quella sete di apparire stravolgendo una serie di piani ed alimentando il bisogno di auto affermarsi e celebrarsi, scivolando molto spesso in forme di vera e propria sottocultura.
L’incontro di Ca’ Foscari, coordinato da Ivana Padoan, Docente presso il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Ateneo Veneziano, e che ha visto anche la partecipazione di Claudia Segre, ha fornito agli addetti ai lavori e all’attento e numeroso pubblico presente in sala, una chiave di lettura per discutere di tematiche di grande attualità, ma ancora troppo spesso trascurate.
fonte: http://www.pannunziomagazine.it/professioni-donna-imprenditoria-femminile-di-annella-prisco/