Estate di morte a Villa Pamphili

da | Giu 23, 2025 | L'impertinente

Il recente quanto terribile caso di cronaca nera che ha come protagoniste una bambina di soli 8 mesi e la sua giovanissima madre, trovate morte, denudate e nascoste tra il fogliame della villa più grande di Roma,  “Villa Pamphili”, è ancora in attesa di essere chiuso.

Dopo avere inizialmente brancolato nel buio per quanto riguardava la nazionalità delle due vittime, né stabilito il grado di parentela e le dinamiche dell’accaduto, sono trascorsi ormai molti giorni in cui l’apprensione, l’attenzione degli inquirenti e dei media hanno raccontato-immaginato in modo più o meno verosimile le dinamiche della vicenda.

Una giovane fuggita dalla Bielorussa senza documenti, un percorso ancora da accertare, l’approdo all’isola di Malta. Una gravidanza portata a termine ed un parto non risultante in alcun ospedale. La nascita di una bambina senza nome certo, anch’essa priva di documenti.
Sempre a Malta, con loro, un uomo con cui si accompagnano, in un viaggio senza meta né futuro.

L’assassino presunto, anzi certo, è un uomo maturo di 47 anni, che risulta essere  instabile e già conosciuto per atti violenti nel suo paese di origine (a conferma di questa personalità disturbata è uscita oggi un’intervista alla sorella). Approdato il Italia con documenti falsi ma abile, millantatore e furbo quanto basta per ottenere un finanziamento di ben 800.000 euro dal nostro Ministero della Cultura per la realizzazione di un presunto film mai iniziato o realizzato con una produzione non ben identificata. Possibile che sia accaduto? Soldi dei cittadini elargiti da una nostra Istituzione? Quali i controlli messi in atto?

Insomma un pasticcio che lascia troppe porte aperte, molte responsabilità disattese e due morti ingiuste da piangere.
Si saprà, speriamo prima che poi, che cosa lo abbia spinto al doppio omicidio, ad infierire su una donna debole ed ancora di più su una neonata di pochi mesi, forse sua figlia?, colpevole di essere un peso di cui liberarsi dopo avere ucciso la madre.
E cosa abbia indotto la giovane a subire violenza (fisica-psicologica) su di lei e la figlia senza chiedere né accettare aiuto.

La coppia ha girovagato in quartieri della capitale dove sono stati riconosciuti e attenzionati più volte, fermati anche dalle forze dell’ordine. Fino all’ultima volta, lui instabile ed in evidente stato di ebrezza con la piccola in braccio. Eppure è sempre stato lasciato andare senza verifiche approfondite. Una disattenzione, una leggerezza-responsabilità che ha reso possibile che si compisse il tragico finale.

Come hanno dimostrato i molti casi di femminicidio che si sarebbero potuti evitare, non sempre le forze dell’ordine si sono dimostrate formate e capaci di valutare le dinamiche pericolose che s’instaurano in una coppia e la necessità di un intervento fuori da schemi rigidi ma ciononostante necessari.
Come non essere stati in grado di valutare che un essere indifeso come un bambino non può essere lasciato in mano a nessuno-nessuna, previ accertamenti che ne dimostrino la genitorialità, il suo stato di salute.

Le domande sono tante ed inquietati e non bisogna lasciarsi prendere, dopo l’orrore, da sentimenti di vendetta, di sfiducia verso le forze dell’ordine.
Auspicando però che il processo avvenga nella aule del Paese di cui ha abusato in clandestinità per compiere un abietto pluriomicidio. E paghi, con certezza e durezza la pena massima, senza sconti né sottrazioni, che la giustizia saprà infine reclamare per le povere vittime.