Il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo alla direttiva che alza la quota di donne all’interno dei consigli d’amministrazione (Women on Boards): entro la fine di giugno 2026 tutte le grandi società quotate nell’Ue dovranno garantire al genere femminile almeno il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e il 33% dei posti di amministratore.

Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo ha dichiarato a LA il 22 novembre scorso: “Oggi la fine della discriminazione di genere in EU”.

L’osservatorio TuttiMedia incontra la presidente EU per discutere di “Digitale opportunità per l’Europa” #diritti #valori #informazione lunedì 28 novembre (ore 9:30/11:30) presso l’Auditorium Mediaset (viale Europa 48 Cologno Monzese Milano).

Per seguire la tavola rotonda, moderata da Leonardo Panetta (corrispondente Mediaset da Bruxelles), connettersi a questo link Zoom.

Questo nuovo progresso sarà sicuramente oggetto della discussione perché il merito rimarrà il criterio principale durante le procedure di selezione, che, secondo la nuova normativa, dovranno essere trasparenti. Il testo depositato sottolinea anche che le società quotate dovranno fornire annualmente informazioni sulla rappresentanza di genere nei loro C.d.A. alle autorità competenti. Inoltre, nel caso in cui gli obiettivi non dovessero essere raggiunti, le società dovranno spiegare come intendono ottenerli pubblicando in modo accessibile sui loro siti le relative informazioni. Solo le piccole e medie imprese con meno di 250 dipendenti sono escluse dall’ambito di applicazione della direttiva.

Ogni Paese UE dovrà poi stabilire e mettere in atto delle misure sanzionatorie effettive, dissuasive e proporzionate (es. multe) per le aziende che non seguiranno procedure di nomina aperte e trasparenti. Gli organi giudiziari avranno inoltre il potere di scioglierne i consigli di amministrazione in caso di violazione dei principi.

La direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e gli Stati membri avranno tempo due anni per recepirla.

di  Chiara Zampiva, Media Duemila