EUROPA E COMPETENZE IL DIRITTO ALLO STUDIO E AL LAVORO AI TEMPI DEL PNRR

da | Feb 22, 2022 | Donne e politica

Isa Maggi – Stati generali delle Donne

Europa e Competenze

Roma, Camera dei Deputati

22 febbraio 2022

Sintesi dell' intervento di Isa Maggi

 

Ringrazio gli organizzatori e in particolare Domenico Di Conza per avermi voluta invitare a questa riflessione sulla Giornata internazionale della Giustizia Sociale dove il tema delle competenze, dei diritti delle persone speciali, il loro riconoscimento in Italia, come avviene negli altri Paesi Europei è al centro di questo barcamp.

In particolare, come Stati Generali delle Donne, accogliamo l’invito di contribuire alla riuscita dell’evento presentando una riflessione e una proposta creando innovazione sociale, all’interno della sfida che le donne devono affrontare nonostante i numerosi progressi nell'emancipazione femminile.

Le nostre preoccupazioni riguardano:

– il tema della disoccupazione femminile e quindi il tema del diritto al lavoro,

– le disuguaglianze economiche, in particolare le disparità salariali tra i sessi,

– il regresso dei diritti delle donne compresi i diritti delle persone LGBTIQ,

– la sotto-rappresentazione delle donne nel processo decisionale,in politica e nell’economia,

– la violenza contro le donne e le molestie sui luoghi di lavoro,

– i nostri diritti in materia di salute e di benessere.

L'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche dell'Unione non è sufficiente: vogliamo fare dell'uguaglianza di genere una priorità dell'Unione europea perché parità di genere significa poter legiferare meglio e creare benessere per tutte e per tutti. L’Europa ha superato, fin dal 2016, il target che la Strategia Europea per l’Occupazione aveva originariamente fissato al 60% del tasso di occupazione femminile fra i 15 e i 64 anni.

Il nostro Paese è arretrato al 49% nel 2020.

Ora è la prima volta che l’Europa e in particolare l’Italia puo’ affrontare il tema delle diseguaglianze con un programma di investimento della portata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il PNRR.

Conseguire una maggiore equità di genere è, infatti, uno dei tre obbiettivi trasversali del PNRR accanto all’equità generazionale e a quella territoriale.

Da un lato, il requisito di perseguire l’equità di genere risponde alle linee guida dell’Europa su come investire le risorse del PNRR, dall’altro, la pandemia da Covid ha messo al centro del dibattito politico ed anche mediatico una maggiore assunzione di consapevolezza dell’importanza del lavoro delle donne per il riequilibrio del sistema economico in generale.

Il documento del Piano stima che nel biennio finale dell’intervallo di messa a terra degli investimenti (2024-2026) l’occupazione totale arrivi a superare del 3,2% il livello previsto da un ipotetico ‘scenario base’ in cui l’economia si potrebbe riprendere in assenza del Piano.

Per l’occupazione femminile si prevede un impatto maggiore, pari rispettivamente al 4% in più su tutto il territorio nazionale e al 5,5% in più nel Mezzogiorno, sempre rispetto allo scenario di base.

Ma in termini assoluti non sappiamo quale livello di occupazione femminile complessiva ci si attenda alla scadenza del PNRR, in Italia o nel Mezzogiorno.

Il Piano esce dalla logica delle ‘politiche per le donne’ e adotta un’ottica in cui tutti gli investimenti più rilevanti sono studiati anche in funzione della parità di genere.

Cosi da un un lato, le ‘politiche femminili’ sono state inserite nelle ‘missioni’ o ‘componenti’. Ma nello stesso tempo gli investimenti e progetti messi in campo rimangono ancora una volta nel tradizionale campo del femminile, dove l’interesse da parte degli investitori è di scarso interesse. Come le politiche della cura, le infrastrutture sociali, gli asili nido, la lotta agli stereotipi.

Riusciremo dunque con il PNRR nell’intento di superare la nostra sfida?

Un ambito particolare che potrebbe aiutare a risolvere la sfida è a nostro avviso è quello della imprenditoria femminile.

Sostenere le imprese femminili viene ripreso da quella componente della Missione 5 che si occupa di politiche del lavoro. Il Piano istituisce il ‘Fondo Impresa Donna’ per 400 milioni, come risorse aggiuntive. La legge di bilancio del 2021 aveva già infatti previsto un fondo con finalità analoghe.

Abbiamo sempre sostenuto che una delle criticità per le imprese femminili è l’accesso al credito. Ma gli studi che abbiamo fatto sin dal 2014 e anche in funzione dei lavori del G20 e il side event organizzato sul tema dell’imprenditoria femminile come volano per il rilancio del nostro Paese,il 25 agosto scorso, evidenzia la necessità di innescare un cambio di paradigma, una strategia di intervento su più fronti, dove il ruolo fondamentale venga svolto da istituzioni che oltre a facilitare l’accesso alle risorse finanziarie accompagnino fin dall’inizio il processo di crescita dell’impresa con attività personalizzate di consulenza, mentoring, monitoraggio etc.

Ma chi svolgerà la governance di questo auspicabile processo?

Quale tipo di istituzione potrebbe, cioè, assicurare queste attività di accompagnamento nel nostro Paese? Rispetto ai Fondi che lo hanno preceduto, in cosa differirà il ‘Fondo Impresa Donna’, individuato dal Piano, per porsi come protagonista adeguato di un cambio di paradigma? E’ stato istituito un Comitato impresa donna ma a nostro avviso non contempla ancora al suo interno la dimensione delle MPMI e della territorialità.

Ed infine vorrei fare un’ultima riflessione sul tema delle Certificazioni e validazioni di Competenze. Spesso molte donne, cosi come molti giovani devono far fronte a questa criticità. Cito solo per inciso il grande problema del riconoscimento delle competenze delle giovani donne in fuga da Kabul, da noi accolte all’interno del progetto dei Caschi Rosa dello scorso agosto, per vedere riconosciuti i loro diritti allo studio e al lavoro.

In questo specifico ambito vorrei ricordare che è stato attivato l’Osservatorio Permanente sulle Politiche Educative dell’Eurispes che potrebbe attivarsi con l’obiettivo di porre il tema dell’educazione al centro del dibattito pubblico e culturale del nostro Paese e di mettere a disposizione della Comunità uno strumento di analisi e di ricerca che possa assistere le realtà pubbliche e sensibilizzare la pubblica opinione anche sugli interventi strutturali che il Pnrr prevede nel centrale settore dell’istruzione, assoluta priorità per l’Italia, anche in tema delle certificazioni e validazioni delle competenze.

Dove tutto questo si potrebbe realizzare?

Come Stati generali delle Donne abbiamo lanciato la sfida e stiamo attivando una grande mobilitazione culturale con il Progetto Le Città delle Donne, motore importante per le azioni di rigenerazione urbana, per favorire una migliore qualità della vita, dove realizzare la nuova democrazia urbana.

 

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