Fecondazione assistita: l’embrione che muore non è come un figlio, ma va risarcito il diritto al concepimento
Dopo il black out agli incubatori sì al danno morale per il contraccolpo psicologico e l’ansia patita per l’ormai vano iter di terapie. Responsabilità contrattuale all’ospedale
Scatta il risarcimento del danno non patrimoniale per la coppia in terapia per la procreazione assistita dopo che il black out agli incubatori ospedalieri fa degenerare gli embrioni rendendoli non idonei all’impianto. La perdita non si può paragonare alla morte di un figlio, perché l’embrione costituisce una forma di vita embrionale, ma deve essere comunque risarcita la lesione del diritto al concepimento tutelato dalla Costituzione. È quanto emerge dalla sentenza 7085/13, pubblicata il 21 maggio dalla quinta sezione civile del tribunale di Milano.